F/O119 – FuoriOnda/JAPpodcast – day7: Frecce d’argento!

Soshū umezawanoshō
wikipedia CC

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani con la collaborazione di Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro, Andrea Longobardo, la “voce” di Superlife – il podcast sul salvamento e, come sempre, Marco Agosti in redazione.

Ospite Gianni Leoni, allenatore della primatista italiana dei 100 rana Arianna Castiglioni.

E siamo arrivati a sette. Oggi quattro medaglie per l’Italia che sta diventando la nazione di bronzo. Ventiquattro medaglie, tantissime, ma l’oro non arriva neanche oggi. Ci prova l’arciere , ci provano le sciabolatrici, ci prova il pesista ma niente, Ma noi continuiamo a sostenere la nazionale anche con la nostra sigla, che si presenta pure in doppia veste. Continuiamo con Jappdcast, il programma che sfata tutte le sfortune…ma solo se ci seguite ogni giorno!

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.

Sigla “Siamo di fuorionda” KARAOKE a cura della redazione su musica dei Maneskin che ringraziamo.

Puntata registrata il 31 luglio 2021.

credit foto: Wikipedia Creative Commons.

Un grazie particolare a: Blackline – soluzione anticloro

Europei 2021 – Pioggia d’argento!

Me la rido sotto…,la maschera!

di Mauro Romanenghi

Mi scrive un collega di cui non dico il nome e mi snocciola la sua tripletta per le prime tre finali. Vi dico solo che non gli dico no, lui lancia il dado e vince la sua scommessa. Allora mi sfida anche un altro collega, ma io memore del mio insuccesso nell’ultimo Fantanuoto in cui arrivai sonoramente ultimo alle Olimpiadi di Pechino, ho declinato. 
Ma mai avrei scommesso che, dopo le battute d’arresto dei primi due giorni, oggi l’Italia avrebbe raccolto sette medaglie sette.

Non arriva l’oro ma obiettivamente oggi era difficile. Il Tupolev di Mosca però ha dovuto sudare tutta la vodka del corpo per avere ragione del piemontese Miressi, che realizza il suo terzo record italiano qui e la sesta prestazione da 47”. Il Tupolev si arresta poi sulla pista di decollo dei 100 dorso, ma forse i razzi bisogna ricaricarli ogni tanto.

Nella gara dei 100 stile vediamo un’altra stellina brillare, quella del rumeno Popovici: 48”0, mica pizza e fichi. Anno 2004. Segnate.

La scommessa il mio amico la vince sui 1500, dove Paltrinieri si vede che non ha molta benzina: ma quella che ha la mette tutta: non basta per battere Romanchuk. Insomma il fondo…ti sfonda! Dietro arriva Acerenza primo da Potenza. Primo podio per lui nella sua storia, in una gara condotta dalle retrovie. 

Perle di saggezza di Sabbioni in zona mista, ma soprattutto zona di conflitto con la sua mascherina che proprio non gli sta. Oggi ci prova con quella ufficiale, ma la contesa è persa. 

Burdisso all’argento in un arrivo al cardiopalma: poteva esser quarto ma si getta sulla piastra e conserva il secondo posto. Mia moglie esulta e se la fa addosso quando Sacchi descrive la fantasia di virate per cui Burdisso va preso ad esempio. Soprattutto quando i bambini fanno le virate per finta…ebbene sì, sono i nostri bambini: guardatele, le virate di Burdisso.

Ma guardate anche le virate di Milak, eccezionale interprete dei 200 farfalla. Inarrivabile, unico sotto i 30” nella vasca finale. 

A proposito di Ungheria e di misti. Appare tale Kos, anno 2003 e record mondiale Juniores. Insomma l’Ungheria a stare senza un mistista non ce la fa. Però uno straccio di ranista ce lo possono anche tirare fuori.
Nel frattempo, se qualcuno potesse avvertirli che le loro mascherine fanno sembrare gli atleti dei pagliacci, sarebbe gradito. 

L’orso russo zitto zitto intanto domina il medagliere. Oggi in prima di staffetta della 4×200 schiera il vincitore dei 400. Che gira in 1’45” basso. Domani Il buon Martin farà i 200. Lo aspettiamo con ansia.

Sempre sulla 4×200, purtroppo alla premiazione non vanno sul podio, ma ricordiamo che ci sono anche quelli del mattino. Frigo e Megli (che proprio scarso sui 200 non è) ringraziano.

Finalmente ho rivisto quel ritorno che aspettavo da Berlino 2014. Arianna Castiglioni è tornata e infila le avversarie negli ultimi 15 metri. Carraro non ha la faccia delle grandi occasioni, oggi, dietro la mascherina.

Enrico Cattaneo oggi si diverte come un matto, non gli par vero di commentare tutte queste medaglie. Occhio Mecarozzi, che qua ti fanno le scarpe.

Europei 2021 – Very Fast!

Veloci sul podio!
Credit: screenshot RAIPLAY di Mauro Romanenghi

di Mauro Romanenghi

Ricordate come tempo fa la nazionale si presentava alle premiazioni con un look personalissimo: nel senso che non c’era una persona che indossasse le stesse cose di un’altra. Persino in staffetta riuscivano a non salire sul podio tutti vestiti uguali. Ieri invece in occasione della giornata per ricordare le difficoltà delle piscine, tutti con la mascherina hashtag #salviamolepiscine. 
Oggi non solo quella mascherina scompare, ma scompare anche la mascherina! Il miglior siparietto lo offre la Quadarella, che prima si presenta dalla Caporale senza mascherina, poi indossa una mascherina della nazionale, infine al terzo tentativo indossa quella con la scritta taggata (nel frattempo una mascherina è finita sul braccio). Mia moglie sta ancora ridendo, soprattutto dopo la comparsa di Sabbioni con la mascherina chirurgica offerta dall’organizzazione sul bordo vasca a tutti gli atleti alla fine di ogni gara, in mano neanche fosse un ventaglio Tutto bene, ragazzi.

Parliamo di nuoto che è meglio. Intanto Enrico Cattaneo, in prestito dalla Coppa del Mondo, si applica e al secondo giorno lo vediamo più sul pezzo. Mecasacchi sono mecasacchi, ma Enrico si riscatta nella seconda manche e infila una serie di triple da  urlo. Lo attendiamo nello schuss finale degli ultimi giorni. 

Al mattino parte nei 100 rana Emelie Fast. un nome una garanzia: non benissimo nel pomeriggio, la svedese, ma insomma si farà. Ricordiamo che le finniche rispondono schierando Mimosa Jallow, tanto per gradire. Cose nordiche.

Il mattino si consumano duelli fra italiani per entrare in semifinale. Si inizia subito con  il lanciafiamme. Pilato, 1’06”3. Carraro, 1’06”2. Castiglioni, 1’05”9. Insomma volano subito gli stracci come previsto.

Nella velocità, nessun problema per Miressi al mattino, al suo terzo 47” in due giorni, che diventano quattro nel pomeriggio con un record italiano di 47”53. Fast anche per lui, direi.

Burdisso in zona mista ammette candidamente che ha gestito la gara dei 200 farfalla, passando in 53”75. Lui vive in una dimensione tutta sua.

Rivediamo con piacere Jack Carini da Piacenza in questa gara. E con piacere saluto i suoi tecnici Lele Merisi e Gianni Ponzanibbio. Che come ben sanno, bisogna sempre avere pazienza. Un augurio anche a Matteo Giunta, al quale Jack si è affidato dopo gli Assoluti.

Un bel numero di svizzeri in giro nelle finali. Nessuno a medaglia, per ora, comunque ottima Svizzera. Forse ha sbagliato, ha visto Cattaneo e pensava di essere a Kitzbuhel.

Oggi la Ntountounaki abbiamo dovuto imparare a pronunciarla per forza. Vince e convince nei 100 farfalla, e in tempi di COVID deve pure condividere l’angusto podio (non è vero che è angusto, ma facciamo preoccupare il CTS) con la Wattel.

Per complicarci la vita, appare la Kirpichnikova negli 800 stile libero. Non c’è mai pace, fra gli ulivi.

Dopo la Quadarella che porta, a parte la mascherina in zona mista, il primo oro per l’Italia, un po’ di vacche magre. Certo che pensare che Martinenghi al suo terzo 58” in due giorni arriva quinto… chi lo direbbe? Eppure è così.

Oggi sempre più fast, troviamo con la solita appendice Kliment al nuovo record mondiale dei 50 dorso. Io non so quanto margine abbia nei 100 stile, ma se ne ha domani sfida a razzo tra il Tupolev russo e Miressi promette scintille. me lo auguro, almeno.

Sempre più fast anche Ranomi, che ritrova un bel sotto 24” nei 50 stile, e brucia la campionessa olimpica Blume. Siamo tutti Ranomi, oggi. 

Sul podio, raggiante e svettante, sempre lei: miss Freya. Che al termine della staffetta, poiché come è noto non ci vede benissimo, si alza per vedere il suo tempo, e così facendo oscura tutti i suoi compagni, maschi compresi.

In tutto questo, argento per la 4×200 stile libero mixed italiana, con record. Chiusura fast di giornata, aspettando domani.   

Campionati Italiani Assoluti giorno 3 – Chiedo venia.

Godzilla contro Ghidorah

di Mauro Romanenghi

Oggi è giornata difficile, lo so. Potrei dire che ho avuto problemi in settimana, che oggi mio padre ha avuto qualche problema di salute, che mi sento fiacco e la Pasqua che arriva con le sue restrizioni, impedendomi l’ennesima grigliata mi ha demotivato. Così facendo però darei adito a lamentele perché predico bene e razzolo male (che poi come razzolo io non lo fa neanche la padovana dal ciuffo), accampo scuse inutili e tendenziose.
La realtà è che le gare, oggi non le ho viste. Manco di pezza. Zero. Nada.

Cioè.. non è esatto neanche questo. Poiché non sono aduso a mentire, confesso che verso le 17,35 quando i miei Esordienti A si approssimavano al termine della loro serie di 8×75 misti a 1’30” a passo sostenuto (visto che io seguo i dettami FIN e faccio fare i misti) ho mollato il colpo e con il mio smartphone-new-generation mi sono collegato su Raisport.

Perché?

Faccio un passo indietro. 

Al mattino, grossa diatriba nella chat (non enogastronomica) di Acquastampata sul fatto della qualifica olimpica nei 100 rana donne. Alcune notizie indicavano che la qualificazione olimpica poteva essere fatta in qualunque momento degli Assoluti, non solo in finale, quindi anche nella vasca di riscaldamento, sotto la doccia degli spogliatoi (inagibili, fra l’altro), in tribuna stampa, sugli scalini dell’ingresso, addirittura tuffandosi dal trampolino di 3 metri. Insomma, un po’ come la partita di Fantozzi dove segnava Zoff su calcio d’angolo. Io ho indagato e alla fine siamo giunti alla conclusione che no, bisognasse guadagnarsi il diritto in finale.
Per me questa è LA gara dei campionati. Noi (come Acquastampata) abbiamo seguito Castiglioni e Carraro da moltissimo, siamo andati a casa loro (dove si allenano, altrimenti non ci avrebbero mai più invitato perché dovrebbero ancora pagare il mutuo del pranzo) e quindi per noi questo duello (vedi tema del primo giorno è un po’ Godzilla contro King Ghidorah (scegliete voi chi è Godzilla e chi è Ghidorah). 
Insomma, il raggio nucleare contro lo sguardo raggelante. Terzo incomodo, un po’ Gamera un po’ farfalla svolazzante, Benedetta Pilato. Che si lava le mani, come il suo illustre avo, di tutto questo scintillante bailamme, essendo lei già con il biglietto in tasca da dicembre, e avendo fatto la DAD a Budapest, mica in casa sua o a Sesto San Giovanni.

Insomma, arriviamo al dunque. Pilato fa la sua bella gara, parte forte ma non fortissimo, e qui Carraro va a nozze. Prende la scia, apre il DRS e va a prendersi il titolo, il record e il pass olimpico. Triplete di giornata mai visto. Pilato è seconda, personale e record giovanile. Castiglioni argento pure lei, seconda performer all time e a casa. I tempi li sapete, inutile che ve lo dica. Una nazione che fatica a mettere insieme dieci atleti per Tokyo a quattro mesi dall’Olimpiade è costretta a lasciare a casa una potenziale medaglia. Questa la cruda realtà dello sport, ecco tutto.

Del resto delle gare non ho visto nulla. Posso solo essere un po’ deluso dai tempi dei 200 stile dove mi aspettavo qualcosa in più, anche se felice per quello Stefano Ballo il cui allenatore ricorderete abbiamo sentito tempo fa.

Altro in realtà non c’è da dire. Certo, il gran tempo di Martinenghi dei 50 rana, terzo al mondo. Ma non lo scopriamo ora, è una carta olimpica al pari di tutti i qualificati finora che hanno tutti praticamente la possibilità di giocarsi una medaglia (se non mi credete, guardate il loro ranking). 

Chiedo perciò ancora scusa per non aver parlato di un paio di personaggi nuovi. Avevo citato qualche Junior, naturalmente ho scordato la Gaetani. due volte podio a dorso, in progresso anche se ancora manca un quid per esplodere ad alti livelli, ma insomma è lì con le miglior italiane intanto. Per i precisini: è Cadette, ma è ancora giovanile a livello internazionale.

Non avevo citato Mora, l’eterno incompiuto della vasca lunga che finalmente si prende la nazionale estiva.

Non avevo citato la Tarantino, in enorme progresso, che rilancia una 4×100 stile femmine che vede un pochino di luce con l’arrivo anche di Costanza Cocconcelli, passata da 56”5 a 55”0 in un amen. Certo, ne rimane di pasta e fagioli da mangiare: son qua a vedere.

Ma oggi, tutto era per la sfida dei 100 rana… la risposta: una storia infinita. Che è solo all’inizio.

Assoluti invernali 2020: ma che ne sai dei 2000?

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Felice e vincente: Bori nei 50 stile libero!

di Mauro Romanenghi

Rieccoci qua a parlare di competizioni, a partire dagli Assoluti invernali del 2020. Prima però una doverosa premessa. Mentre commentiamo, siamo alle prese con una situazione sanitaria, sociale e economica complessa. Che coinvolge, e lo sappiamo bene, anche il mondo delle piscine che non è solo un mondo sportivo ma anche economico. E la chiusura di moltissimi impianti si riflette comunque, di concerto, sulle prestazioni. Oltre a ciò, molti atleti si possono ammalare, o entrare in quarantena perché sono stati in contatto con malati, o presunti tali e questo più e più volte. Per cui ogni giudizio va espresso al netto della condizione generale che non per tutti è necessariamente uguale. Già non lo era prima: chi nuotava  in un centro federale, di sicuro, non aveva gli stessi spazi né le stesse possibilità di chi non lo faceva. A maggior ragione adesso.
Ma su queste considerazioni potremmo stare giorni e farne mille. Molti ragazzi se ne sono comunque resi conto, e difatti lo hanno espresso nelle loro interviste. Perché capire che si è privilegiati, potendo nuotare mentre c’è chi non può neanche uscire di casa, è già un segno.

Un campionato monco, questo, di molti campioni assenti per vari motivi, legati al COVID ma anche no. All’appello quindi non si presentano Detti, De Tullio, capitan Scozzoli, Quadarella, Megli, Panziera fra i superbig da finale mondiale, e ne dimentico di sicuro altri (tipo Pizzini, ad esempio). Butini stesso assicura per alcuni, grazie alle prestazioni ottenute al Settecolli, la presenza olimpica che va ad aggiungersi a quella che ha confermato per i qualificati di un anno fa. A situazioni eccezionali misure eccezionali: non sta a noi sindacare la decisione, per cui non lo facciamo. Ci auguriamo che i ragazzi, le cui prestazioni oggetto dell’integrazione sono indiscutibili, le confermino sul campo: così ogni polemica e dubbio sarà sgomberata. E mi fermo qui anche su questo punto. Sono stato fin troppo compunto, e anche di questi tempi quindi vado con le mie considerazioni tra il serio ed il faceto.

Intanto un punto iniziale che facevo con alcuni colleghi. Tra le poche note positive del lockdown o come diavolo volete chiamare la semiclausura imposta, c’è la mancanza di distrazioni e una vita morigerata. Non puoi far tardi la sera, non puoi andare in giro con gli amici, non puoi gozzovigliare da McDonald’s. Ciò non farà bene ai datori di gozzoviglie (per McDonald’s sinceramente fatico a dispiacermene) ma moltissimo agli atleti, giovani e meno giovani. E Sacchi, in telecronaca. conferma: non pensa che in hotel molta gente avrà fatto tardi. Lo penso anche io.

Naturalmente non possiamo prescindere dal fatto che i due tempi limite ottenuti qui sono stati realizzati dalla two thousand generation. 

Partiamo da Ceccon. Saputo che Burdisso ha ottenuto la qualificazione, il nuovo gemello diverso Tommasino spara subito la cartuccia da novanta con il primato italiano da 52”8. Il ragazzo ha ormai 19 anni, l’età giusta. Ha preso la patente (parole sue), la maturità (parole sempre sue) quindi è bello tranquillo (di nuovo, parole sue). Si allena, ha fame, non ha vinto nulla. Vince nel dorso, nel delfino, va forte a stile. Grazie a Dio (anzi al suo staff) ci hanno risparmiato un altro 200 misti alla Sette Colli con la vasca finale da 32”. Per il resto, un atleta imprescindibile per le staffette, mista e veloce.

Proseguiamo con la Pilato, la “finta sedicenne”. Intanto non è finta, è quindicenne: compirà gli anni a gennaio, quindi non li ha. Mia moglie asserisce che stare a Budapest due mesi le ha fatto un gran bene. Sono d’accordo, stranamente, con lei. Ma anche Benedetta lo è. Chi non vorrebbe starsene due mesi con i propri idoli, che puoi sfidare tutti i santi giorni, allenandoti con loro mentre fai scuola online. Poi non sono tutte rose e fiori ma mica stava in galera sull’isola Margherita dove gli hotel sono bellissimi, ve lo posso garantire. E tra l’altro la forma fisica è spettacolare, con due bicipiti e due deltoidi che fanno invidia alla migliore Hosszu – non è vero ma è quasi così. E quindi ecco che la “costruzione del 100”, come tanto piace a tutti citare, è divenuta realtà: anche questo non è proprio tutto vero, ma è quasi così. Infatti mancano buoni 15 metri a una ragazza che passa ai 50 come nessuna ragazza azzurra può fare neanche in un 50 secco, ma torna ancora più lenta delle altre: ricordiamo che Castiglioni può tornare anche in 34”, e pure la Carraro è stata in grado. Quindi, pensate a cosa può fare ancora la tarantina che ha il quarto tempo di sempre al mondo nella gara sprint ma non è neanche nelle quindici nella distanza olimpica.

Diciamola tutta: forse la rana femminile è l’unico settore in cui la nazionale in rosa sorride (sorriso a denti stretti, vista la concorrenza casalinga), insieme al mezzofondo. Il resto, purtroppo, con tutto il bene che voglio alle ragazze, non riesce a ottenere standard prestativi a livello internazionale. Che non succede nulla, sopravviviamo lo stesso, però per lo sport bene non fa. Aspettando quindi Panziera e Quadarella al momento niente di nuovo all’orizzonte. Il tutto al netto del COVID: quindi nessuna bocciata, tutto rimandato a tempi migliori. Diamo fiducia!

Fiducia sicuramente la voglio dare a Costanza Cocconcelli. Un nome, una garanzia: due personali nei 50 stile e farfalla, e quattro dico quattro argenti. Dai che ce la facciamo, basta avere…vabbè non la dico, è come sparare sulla Croce Rossa.

Parlando di mezzofondo, note in chiaroscuro. Una Caramignoli che affronta una parte finale di carriera con grandi soddisfazioni, segno che si può sempre migliorare: basta crederci (e averne le qualità). Una Salin che dava grandi segni di progresso questa estate e che invece ha una grossa battuta di arresto. Ma, come abbiamo visto, può avere undici anni di tempo per rifarsi!

Sempre per il tema “non è mai troppo tardi”, ecco Roberta Piano Del Balzo. Un cognome che è un’impresa ricordarselo, ma almeno vincere un campionato nazionale aiuta! E quindi, a 22 anni, la rappresentante del Flegreo rinverdisce i fasti della Giacchetti e riporta un titolo nel club campano. Il tempo, niente di che. Ma l’importante è crederci sempre. Chissà.

Dei twothousand maschili la cui piramide è rappresentata dai nuovi gemelli diversi (che più diversi non si può) Ceccon e Burdisso possiamo dire che ci vuole tempo per vederne la crescita: ma un Cerasuolo (2003) a medaglia nei 50 rana, già dà la dimensione, senza dimenticare il titolo di Lamberti.

Una tripletta onesta quella di Nicolò. Devo dire che ci credevo, vista la sua voglia di gareggiare, ma non sempre nei 200 ci si azzecca. Quinta prestazione alltime, dopo il record nei 50, con un’ultima vasca un filo sofferente (e un 2000 dietro, Fusco da Alessandria, da scoprire dopo una bella carriera Juniores). Martinenghi morde il freno e si vede. Manca a tutti gareggiare, ma se sai che vali un podio internazionale allora l’impazienza cresce. Coraggio, possiamo farcela.

Giovani e meno giovani: e così al titolo torna Ciccarese, la pippa dei 200 dorso. Ti vogliamo bene sempre.Anzi, di più.

Due parole Razzetti le merita sempre. Anche io non ho visto la squalifica, ma a lui la fiducia la diamo a prescindere. Perché c’è sempre, e la sua prestazione la mette lì. In silenzio, lavorando, è l’unico in Italia a scendere sotto i due minuti nei 200 misti dopo anni. Basta lavorare ancora un poco, e chissà. 

Chiudiamo come sempre in ottica staffetta. Secondo me, al momento giusto sia nei 100 che 200 i ragazzi ci saranno. Miressi, Bori, Frigo, Ceccon, Zazzeri, Ciampi, Ballo, Zuin, Di Cola e compagnia bella come ama dire Morini. Sanno che chi andrà si giocherà grandi cose. I nomi ci sono, quindi, e sono parecchi. C’è anche un certo Filippo, un ragazzo di buone speranze. Non è un two thousand, questo no. Ma c’è da lavorarci su, insieme ai giovani. Se poi non ce la fa, pazienza: che ne sa, lui dei 2000: per adesso ne conosce solo i pannolini!

Gwangju 2019/heat 2 – Tre per tre: e i riccioli vanno sul podio

di Mauro Romanenghi

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podio100RA_femmine_Carraro-King-Efimova

In Italia si è scatenato un caldo pazzesco. Più di 38 gradi, sole cocente, il mio fruttivendolo voleva regalarmi tutta la verdura a un euro perché, dice lui, tanto domani la butto. Insomma è roba buona, bisogna anche saper cogliere le occasioni quindi ho preso un sacco di verdura e frutta in sconto. La roba migliore sono le pesche. Un euro una cassetta di pesche. Ma dove lo trovi uno così?
Invece a Gwangju il tempo fa schifo. Da venerdì piove, piove sempre. C’è un tifone. Questo lo dicono gli amici di mia moglie, che sono là per lavoro. Io almeno le gare le vedo con l’aria condizionata.

Anche a Gwangju è tempo di occasioni: e quando ti si presenta un’occasione così, non puoi lasciartela scappare. La campionessa mondiale, olimpica, primatista del mondo ha mal di pancia. Forse le è venuto perché ha perso i 400, forse ha perso perché le è venuto, non si sa. Ma se ha la cagarella è tempo di Quadarella. E Simona il mal di pancia non ce l’ha e si vede dai primi metri. E anche dagli ultimi. E anche da tutti quelli in mezzo.

Oggi magra magra per gli USA. Donald Trump ha già telefonato ai dorsisti dicendo che c’è un posto libero alla frontiera per il Messico per la costruzione del muro o alla peggio in dogana. Contratto di sei anni rinnovabili.

Ieri non volevo parlare di Megli, Carraro e Castiglioni e dei loro record italiani. Perché ne volevo parlare oggi. Grandissime gare, grandissime prestazioni. Anche Castiglioni, ottava ad un mondiale che fino a un mese fa non era tanto sicura di poter disputare, visti i mille travagli. Grande Carraro, che sposta i suoi riccioli finalmente su un podio mondiale. Chissà cosa succederà, ma intanto godiamoci questo bronzo e il secondo record italiano. Risate fra le tre ragazze: e insomma, se Horton non perdona, Lili King forse sì. Finché vince, e salva la giornata degli USA che ricevono la grazia da Trump. Niente muro, oggi. Murphy ringrazia.

La Efimova rispedita a casa dalla ragazza senza collo. Questo l’editoriale di oggi di “cavalli e segugi” sui 100 rana donne. 

Mi scrivono da casa se lo sbuffo di fumo serve a disinfettare gli atleti prima di entrare in vasca, visto che non possono fare la doccia. Non è così, è per adattarli al clima dall’umidità pazzesca della Corea. Siamo nella stagione dei monsoni, in più c’è il grande tifone di Mazinga (battuta che solo gli over40 possono capire).

La Cina protagonista di giornata con l’oro di Sun, quello di Xu nel dorso e il bronzo dei 1500 femminili. Ieri ho anche visto che è risorta la Ye Shiwen: penso non prendesse medaglie da quel Londra 2012, ma la mia memoria è corta, potrei sbagliarmi. Purtroppo la dorsista pazza è uscita in batteria, per me è stata la più grande delusione di questo mondiale.

Delusissima anche la Caporale, oramai non riesce più a far piangere nessuna, per un motivo o per l’altro arrivano già in lacrime. Adesso la sfida più grossa sarà trovare la domanda per farle ridere.

Parliamo di Megli. Un terzo 50 un filo più coraggioso, solo un filo, e forse adesso… ma solo forse… Dai Filippo, l’odore lo hai sentito: adesso manca il sapore.

Comunque il rush finale più veloce di tutti. Ma tanto noi non siamo la stampa specializzata, lo avranno detto già tutti.

Così come tutti avranno già detto che il ritorno di Carraro è stato più veloce di quello di Efimova: solo la King ha retto il confronto. Lo sciamano battezza Rena Aoki. Lode allo sciamano, e alle unghie di Martina.

A proposito di podio dei 200, io lo avevo detto che la FINA non gradisce come tutti i gerontocrati queste scenette sul podio. Anche perché Sun é under investigation. Quindi occhio alle sentenze fino a settembre. Per il resto, ognuno  ripeto può esprimere il suo sdegno come meglio crede. 

La battuta di Sun “io sono un vincente, e tu un perdente” è presa da un film americano degli anni 80. Era tipo Porkis o qualcosa del genere. Purtroppo ora mi sfugge. La memoria se ne va, a una certa. Comunque, non è originale.

Rapsys maledirà questo mondiale. Quarto nei 400, poi primo e squalificato per falsa nei 200. Grande Swimswam che in perfetto stile americano evidenzia in giallo il movimento del lituano sul blocco. Movimento lampante e squalifica ineccepibile.

Tre primati italiani individuali al giorno nei primi tre giorni. Le coincidenze a volte sono incredibili. Della staffetta non ne voglio parlare, ho detto!

Concludiamo la giornata con Burdisso. Riassumiamo la sua espressione con la famosa frase “felicità a momenti, e futuro incerto”. Domani si vedrà: “è un altro giorno”. 

Gwangju 2019/heat 1 – Tradimenti, boicottaggi, tonfi e trionfi

di Mauro Romanenghi

Gwangju 2019

Gwangju 2019

Ci sono nella vita momenti di difficoltà, magari anche nella vita di coppia. Sai, quando le cose non girano per il verso giusto, oppure si è un po’ stanchi. Oppure succede quel che uno magari non si aspetta. Così l’altra sera sento un rumore a notte fonda e vedo mia moglie giocare col cellulare.
Con chi starà mai messaggiando a quest’ora di notte, penso io. Chi sarà il losco figuro che la contatta alle tre, alle quattro, che ore saranno?

La luce del telefonino si illumina sempre più ed ecco la voce inconfondibile che si palesa. Un’introduzione inconfondibile, il solito panegirico infinito e poi il consueto saluto: da Tommaso Mecarozzi… e Luca Sacchi!
Nooooooooo!

Anche alle tre di notte. Ma io devo andare al lavoro! Ebbene niente da fare, ho dovuto seguire le batterie del mattino, con la Carraro che pure rincara la dose: “e quei dormiglioni che non ci seguono…no dai domani è lunedì e si lavora, poveri”. Eh già!

Due giorni di mondiale e l’Italia fa subito vedere di che pasta è fatta. Partiamo dal panino imbottito. Gabriele Detti conquista dopo un anno travagliato la medaglia dei 400 stile. Nell’intervista però si vede che è un po’ seccato, è la seconda volta che Horton lo sega allo sprint ai mondiali. Se la prende pure con la mamma. Povera, pure lei deve svegliarsi presto per vederlo. Ah no, lei è già là. Beh, povera lo stesso.

Che poi la colpa che Gabri è basso è sua, perché quando giocava in cortile arrivava sempre tardi a cena e la mamma gli tirava un tappone sulla testa. Se fosse stato puntuale…

Sempre in questi due giorni abbiamo ammirato Elena Di Liddo. Come abbia fatto a perdere la semifinale mi sembra logico. Se sei alta un metro e sessanta e le altre sono uno e ottanta, all’arrivo lungo chi avrà la meglio? Ma detto ciò tre gare sontuose. Il suo quarto posto è stato sbrigato un po’ troppo frettolosamente. Tanto per dare un’idea della sua gara, visto che la stampa specializzata non lo fa, il suo è stato il ritorno migliore dopo quello spettacolare della Macneil (che ha fatto 29”0, mica pizza e fichi). Meglio della Sjoestroem.
Che poi Elena è più simpatica da quando in perfetto accento pugliese ci spiega le sue gare e non le sue marce forzate.

Ma parliamo, visto che siamo ai 100 farfalla, di tonfi. La Sarah svedese, la sola e l’unica, soccombe all’impeto millennials di questa canadese dagli occhi a mandorla. Svezzata dalla madre a salmone affumicato, allevata dal coach canadese insieme alle altre ragazze terribili contrastando i grizzlies nelle foreste dell’Ontario, la Macneil si sbarazza di Saretta con un secondo 50 imbarazzante e soprattutto con un’apnea in uscita di virata che mangia tutto lo svantaggio che aveva. E non oso pensare alla staffetta mista, vista la Masse di oggi e la Ruck da 52” lanciato. Purtroppo fra tutte queste delicate fanciulle manca la ranista di livello per competere alla pari con gli USA. Ma attenzione, dall’Ottawa potrebbe sbucare.

Tonfo numero due è stato quello della Ledecky. Faccia da funerale mai vista: non che di solito abbia sta grande espressione di giubilo, ma dopo la finale e durante la premiazione aveva quel non so che di voler essere da tutta un’altra parte. Proprio lì invece voleva essere la Titmus, che è dell’anno? Duemila, bravi, indovinato.

La sconfitta della Kationa non mi ha lasciato grossi strascichi sentimentali per cui io abbia bisogno di trovare consolazione; invece la medaglia persa dalla Kesely sì. L’Ungheria per me resta sempre la numero uno, le sue tifose sono impareggiabili e la Jakabos é bella anche in pigiamone di flanella (non ditelo a mia moglie se no guarda le batterie anche in replica alle cinque di mattina).

E parliamo di altri italiani: per la staffetta ho litigato con tutti. Hanno detto che non ci si può lamentare di una squadra che ha fatto il record italiano dopo dieci anni.
E io mi lamento lo stesso.
Primo perché la prima frazione Condorelli l’ha condotta al suicidio, negli ultimi cinque metri non si muoveva più manco avesse gli spiriti di Peaty che lo tiravano per le dita dei piedi.
Secondo perché l’arrivo di Miressi grida vendetta. Comunque il migliore della staffetta Frigo, che ha riportato sotto l’Italia da un distacco imbarazzante. Meglio di lui solo Adrian, Rylov e Chalmers. Hai detto poco.

Mi dicono che devo parlare anche dei record italiani di Carraro, Castiglioni e Megli. Preferivo farlo dopo la finale. Ma l’ho fatto. (“L’hai fatto in maniera sbrigativa”, dice mia moglie “hanno fatto delle prestazioni incredibili!”).

Leggo sulla stampa specializzata (e non) tutta una serie di battute sugli extraterrestri, su dei scesi in Terra a nuotare la rana o la farfalla, oppure di uragani dei 1500. Sinceramente di extraterrestri non ne vedo. Se prendiamo la Ledecky é semplicemente una atleta fuori dal comune con delle masse fuori dal comune. Peaty quelle masse le ha il doppio, e fa i 100 rana. In 56”88. Bravo chi riesce a farglielo fare, e lui che ci riesce. Gli extraterrestri lasciamoli a Spielberg.

Sempre sui siti specializzati leggo della prestazione di De Tullio sui 400. Prima fa il personale. Poi il personale è anche record Cadetti.. In sostanza un ottimo De Tullio.

Sempre sui siti specializzati vedo che la Carraro è allenata a Bologna da Bastelli. Siamo rimasti un po’ indietro.

Lascio alla stampa specializzata i commenti sul boicottaggio di Horton sul podio, ricordando che queste cose ai dirigenti in genere non piacciono per niente (vedi Messico 68). Massima stima a chi manifesta, comunque. (mia moglie invece da allora lo idolatra!)

Nei 200 misti la notizia non è tanto la vittoria di Hosszu ma la squalifica della Ohashi. Vorrei tanto essere lì per vedere il commentatore giapponese in smoking che mima il motivo della squalifica della ragazza nipponica. 

Tonfo numero tre. Siamo ai mondiali. Ai mondiali un meccanismo non deve essere sperimentato, deve funzionare. Deve funzionare bene, anzi alla perfezione. Se non funziona, va buttato. O riparato. O sostituito. Anche se la Omega lo spaccia per un costosissimo attrezzo che costerà una vaccata come le alette sui blocchi.
Parlo del device per il dorso. Perché se no il tonfo poi lo fanno gli atleti. Non è la prima volta. Speriamo sia l’ultima.

 

 

Glasgow2018 – Europei Day7: La caduta del fattore K

di Mauro Romanenghi

staffetta misto-mista Mauro Romanenghi

staffetta misto-mista Mauro Romanenghi

Ora mi dovete spiegare perchè se ci sono venti staffette iscritte, si fanno tre serie, e nella prima le squadre sono alla 3 e alla 5.

Ieri parlavo del settimo giorno. Ecco la Pirozzi a 4’13” nei 400 stile, Turrini a 4’19” nei misti (ieri hanno vinto la categoria Ragazzi a 4’21”), e l’Italia maschile di nuovo fuori dalla finale. L’Italia ha il record del mondo Juniores a 3’35” e ha fatto 3’37”. Sono senza parole.

Ieri per festeggiare l’estate e la riuscita di questa prima edizione international di Acquastampata ho partecipato alla staffetta-pesce-misto-misto: crudo e cotto, fritto e al forno. I quattro componenti erano due grandi campioni e due onesti lavoratori, essendo mista mista ovviamente due maschi e due femmine. La prima portata è illustrata in copertina, poi c’erano anche due enormi branzini. Il resto alla vostra immaginazione.

Ancora mi stupisco di come si possa pronunciare correttamente il cognome Schwingenschloegl. Non ci sta neanche sulla riga.

Io credo che solo chi fa di cognome Jallow possa chiamarsi Mimosa.

Sempre ieri, a cena parlavamo di atleti del passato. E abbiamo cercato notizie di Evgenij Sadovij, dato per morto. Nonostante la foto di Wikipedia, il grande campione russo è vivo e vegeto (fortunatamente).

Altro personaggio che è saltato fuori è un mito della mia giovinezza: Hanna-Maria Seppala, campionessa mondiale dei 100 stile nel 2003. Per la serie la persona giusta al momento giusto, lei era sempre presente al momento giusto. Se avete dei dubbi cercate le sue foto.

Oggi doveva essere il giorno K. Il giorno di Kesely o Koehler nei 400. Il giorno di Kristof Milak che cercava il colpo dei 100. Il giorno di Daria K Ustinova. O del robot Katalin Burian. O di Kolesnikov nella staffetta russa. Niente di tutto ciò. Il fattore K nell’ultimo giorno salta.

Ieri si era visto e oggi lo conferma. Margherita Panziera e la virata dimenticata. Apnee sempre in spinta, 32” di passo, e 2’06”. Stavolta il podio è tutto suo. E d’oro.

Niente la regia non ce la può fare. Ci sono i 400 misti, e parla Butini. Ma le parole si ascoltano, non si vedono. E noi i 400 misti non li abbiamo visti.

All’ultimo giorno troviamo il compagno di Bonnie. E’ Codia. Bonnie e Codia. L’oro dei 100 farfalla.

Lo sguardo della Kesely è fulminante. Ma io lo avevo detto…fateci un giochino sulla tripla. La tripla di Simona Kuadarella.  Con Kusinato, il nuovo fattore K.

Posso dire di essere uno dei big dei 50? Ma sì, Andrea, fratello di mia moglie Laura, puoi dirlo. E diciamolo allora. (“Ma non è quello!”)

Bello vedere da bordo vasca la staffetta mista maschile, con un potenziale da 3’31”00 al via senza lanci e con due campioni d’Europa. I frazionisti del mattino, sui ceci in aereo.

Secondo me Chupkov ha completamente sbagliato l’entrata nel tuffo della mista. Peaty lo ha preso in partenza…

Ci mettono cinque minuti, e glielo suggerisce la Di Liddo, ma alla fine ci arrivano che è stato frantumato il record italiano: in una delle gare più veloci di sempre in Europa con sei squadre sotto i 4 minuti. E così ci può stare anche di perdere. Per la cronaca: con 3.57.00

Si chiama Freya Anderson, ribadisco, non Frida. Ed è un animale di staffetta. Come Pernille Blume, che oggi si mangia la medaglia di staffetta. Secondo me nei 100 avrebbe vinto.  Ma se ti sorride così, per me può provare il tempo anche dei 75.

Glasgow2018 – Europei Day6: Spigolature varie e un mea culpa.

di Mauro Romanenghi

Stadio Celtic Football Club 1888 - Glasgow Laura Vergani

Stadio Celtic Football Club 1888 – Glasgow Laura Vergani

Oggi mi sento in forma come Sacchi e la Caporale. Quindi do il mio contributo alle critiche generali.

Dalle intervista di mia moglie (che potrete sentire nei Podcast dei prossimi giorni) scopro che agli scozzesi piace di più il vino, soprattutto il barolo. Scozzesi sempre più in alto nella classifica.

Non chiamateli inglesi ma londinesi. Come si chiameranno quelli di Manchester?

Vado sui siti di nuoto specializzati. Ed ecco la storia della Zoffa. Un po’ come la storia del film Pretty Princess. Solo che qua non diventa regina ma nuotatrice. E c’è da faticare un po’ di più, non basta salutare con la manina. Anche se sei contessa. Le spalle larghe le ha, la voglia di sicuro. A noi le lacrime non piacciono, preferiamo il duro lavoro, quello che predica il suo coach. E i risultati si vedono, anche se l’apnea continua a mancare. Ma se a Peaty manca la fase subacquea, perchè alla Zoffa no? Forse hanno pensato questo (con i dovuti distinguo). Ora manca solo la nonnina della Zoffa (che non penso sia Julie Andrews).

Non di solo nuoto vive l’uomo. E anche la donna. Così mia moglie ieri si avventurava al velodromo per vedere il keirin. E poi allo stadio per comprare i biglietti della Champions per il Celtic. Perchè non il Ranger, non so. (“Perché i premilimari di Champions prevedevano Celtic – AEK Athens“)

Dopo la vittoria di Peaty, si è scatenata una bagarre con dei conoscenti sulla sua gambata. Io non mi sono avventurato più di tanto, ho solo detto che secondo me va più di braccia. E che l’apnea è migliorata ma continua a non essere il suo punto di forza. Di sicuro una gara a gambe rana con Peaty non la farei (neanche a braccia).

Inizia il nuoto di fondo. Muta obbligatoria per i ragazzi. Non ci sono notizie di esseri preistorici nel lago quindi tutto dovrebbe filare liscio. Certo nuotare in queste acque da una certa inquietudine. Ma la Bruni non si fa spaventare e arriva al bronzo.


Mi domando perché dal pontone delle gare di fondo qualcuno si butta di testa e qualcuno di piedi. Rimarrò con questo dubbio.

Nei duelli fratricidi della mattina, un evento più unico che raro. Le due decime classificate dei 50 farfalla sono le svedesi Hansson e Junevik. Che spareggiano per essere la seconda svedese. A mia memoria, la prima volta che capita.

Questi campionati europei multisport sono veramente molto compressi. Un vero allenamento per un regista che deve passare da una parte all’altra con maestria. Vorrei però fare presente ai commentatori che quando vanno live sui canali internazionali, si sente tutto quello che dicono anche fuorionda. Così, giusto per avvisarli…

La Caporale insiste con i Bip sulle parolacce dei ragazzi. Ma è inutile, oramai cazzo è sdoganato…ops!

Mi avvertiva un ragazzo che la nuotata di Paltrinieri è molto cambiata rispetto allo scorso anno. Oggi ribadisce che si vedeva chiaramente fino a metà gara. Sentiamo cosa ne pensa Sacchi.

Dalla regia mi dicono che la Zofkova ha asfaltato la Hosszu. La quale si sa è un po’ a mezzo servizio, quindi incassa, prende e via pedalare. Ricordiamo invece quando qualcosa non va quello che dicono le nostre atlete, tipo:
Oggi è mattina
Oggi è sera
E’ il settimo giorno” (manco fossero il creatore).
Non mi sento come ieri
Non mi sento come oggi

Mattina che si conclude così…con un 30”30 della Castiglioni che non sembra neanche felice. Del record italiano.

Qualcuno può avvertire il regista di ogni gara internazionale di nuoto che la partenza la devi fare vedere tutta da fuori? Poi dopo fai tutti i replay che vuoi: da sopra, sotto, dietro. altrimenti non si capisce nulla di come uno entra in acqua e dove esce dall’apnea. Mandategli un commentatore tecnico.

Mecasacchi: si chiama Freya Anderson. Freya, non Frida. La nuova emergenza pronuncia della velocità europea.

La Sioestrom continua a mostrare la sua debolezza nelle finali dei 100 spalla a spalla. E la Blume secondo me oggi si mangia il rossetto.

Arrivo perfetto, calcolato a tre bracciate dalla fine. Trent’anni, e stavolta si sentono tutti: la voce dell’esperienza. Fabio Scozzoli.

Con un nome così, una nuotata così, attenzione all’uragano ungherese domani nei 200 dorso. Katalin Burian. Un robot del dorso.

Ho letto sui siti specializzati tanti elogi a tante apnee. Ma quella di Rylov, signori, spazza ogni avversario.

Vediamo se i siti specializzati si accorgono che Proud ha fatto il WR in tessuto (“naturalmente, la notizia è stata fatta circolare!“. Mentre il velocista tascabile Vergani ci fa sognare (i Vergani non sono in generale molto alti, per mia esperienza. “Cosa vorresti dire?!?).

Restivo come Spitz: i baffetti sono utili per le apnee, lo sanno tutti. Quindi ecco il segreto. Spitz lo sapeva già nel 1972. Matteo: ebbene sì avevi ragione, si può fare. Noi lo sappiamo.

Ilaria Kusinato. Da adesso la chiameremo così. K come Katinka, K come Kusinato. E facciamole crescere ‘ste unghie gialle, perdiana.

Cinque volte campione. Lo voleva e lo ha fatto. Perdonami mia Iron Lady per avere dubitato di te. Non lo farò più, lo giuro. 

 

FuoriOnda 21 – EC2018 con i genitori Castiglioni!

di Redazione Podcast

Conduce la blogger Laura Vergani in trasferta nella terra dei kilt. La conduttrice è coadiuvata abilmente da Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse (così dice lui), Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro e in redazione come sempre Marco Agosti.

Ospiti di oggi i genitori della ranista della nazionale Arianna Castiglioni, Silvia e Andrea!

Prosegue la trasferta di Laura Vergani ai Campionati Europei. Oggi in mezzo agli ovini e ai prati (siamo sempre in Scozia) parliamo con i genitori di Casti, al secolo Arianna Castiglioni. La madre ci spiega come si vive la gara in tribuna, come si vive la gara a casa, qual’è il ruolo dei genitori, come si concilia scuola e sport. Il padre è d’accordo con la madre e le pecore anche, come potrete sentire.
Tutto questo solo nello speciale di Glasgow di Fuorionda, l’unico podcast con il gonnellino!

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.

Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.com

Puntata registrata il 4 agosto 2018 presso il Tollcross international Swimming Centre di Glasgow
Credit foto: Laura Vergani