Europei di Roma 2022 – Viktor Viktoria!

Viktor o Viktoria ma sempre vincente!

di Mauro Romanenghi

Oggi voglio parlare di Viktor, Viktoria o Viktoraia Mihalyvari-Farkas, che solo a pronunciare il suo cognome la sua gara è finita. E sì che è una gara lunga, sono i 400 misti: che dopo una partenza accorta la magiara domina grazie a una stupenda progressione a rana. Ma chi è questa ragazza dal nome profetico? E quale è il suo vero nome? Le liste di arrivo non aiutano, prima è Viktor (e così la citano), poi diventa Viktoria e alla fine nelle liste di finale è Viktoraia.
Allora ho deciso e sono andato sul sito della federazione ungherese.
Questa è Viktoria. Il futuro è tutto suo.

Ieri ho colpevolmente e consapevolmente ignorato il record europeo del conte rumeno David “Vlad” Popovici. L’ho fatto perché con i miei amici ho detto: “o domani soffre lo spalla a spalla o se ne va e fa il record”. Oggi se n’è andato, come e più di ieri, ma già dalla prima vasca: un volo da pipistrello col suo mantello da conte lo porta a dominare. Certo abbiamo avuto un campione olimpico diciottenne a Rio, ma qui abbiamo un talento che se continua così ha solo margini di miglioramento inesplorati, fosse solo per una partenza che forse per la giovane età e la potenza non certo da adulto è ancora acerba (in semifinale è partito dietro a Zazzeri). Fluente il suo inglese con cui ringrazia i suoi concittadini presenti (le bandiere della Romania erano seconde solo a quelle del tricolore azzurro) e veramente sembra senza emozioni. Insomma, aguzziamo i canini e attenti all’ombra del conte Popovici: il suo regno è probabilmente appena iniziato.

Conte Popovici oramai imperatore dei 100

Ma dobbiamo parlare della nuova splendida giornata azzurra. Le raniste sembra lo facciano apposta a fare come i maschi, e così è doppietta per Benny e la sua barboncina (fantanuoto rules) e per Lisa Angiolini. Diciamo che visti i tempi di ieri e il clima oramai di trance agonistica si poteva sperare nell’impresa. E così è stato. Intanto Ruta sta cominciando a odiare le azzurre e sul podio il suo sguardo è fiammeggiante.
Lisa la apprezzo particolarmente perché gareggia anche nel salvamento e ha pure vinto ai categoria i 200 ostacoli. Brava Lisa!

Raniste e vincenti

Il tricolore sventola ovunque, e così Paltrinieri fa quello che vuole nel suo ottocento. Stavolta sceglie la tattica progressione in negative split e lo fa anche Galossi. E così abbiamo l’ennesima doppietta, con un altro gemello diverso dopo Gab & Greg e Dome & Greg, ora c’è Gallo & Greg. La foto ricorda qualcosa?
E attenzione perché il ragazzo, se continua così, non ha finito di stupire qui a Roma.

Meglio tanti gemelli diversi che due soli!

Siamo a sette ori. L’obiettivo si avvicina, il mio collega trema: domani, a metà strada, vedrete che ci avvicineremo ancora di più.

Oggi altri due quarti posti per le nostre ragazze, che in questa edizione da record lasciano un po’ di amaro in bocca intanto perché ci siamo abituati troppo bene e soprattutto perché è il secondo quarto posto di staffetta dopo la 4×200. Ma diciamolo, viste le ultime uscite dei quartetti femminili dello stile libero, questi risultati sono uno stimolo a ripartire. Come diceva la Ferraioli è ora di farsi avanti perché il podio è a un passo e servono gente e risultati.

Cadono come mosche i campioni nei 400 misti: fuori la mia Katinka, fuori la Belmonte. Resiste Susi Jakabos: grazie di tutto Susi, soprattutto dello sguardo assassino. 

Continuano le sentenze definitive di mia madre. Le cito in ordine di emissione.
Duecento stile, parte la islandese Jorunnasdottir: “ora che dicono il suo nome, ha già finito la gara”.
Duecento stile, ai 125 giudizio sulle azzurre: “fuori tutte e due”.
Dopo la terza finale di giornata: “giornata magra, oggi”.
Prima degli 800 stile libero: “adesso arriva il ragazzo giovane, Gabelli”.
Potete immaginare il mio sguardo di disapprovazione. Ma la madre, si sa, non si contraddice per definizione soprattutto se ha fatto la parmigiana a pranzo.

Burdisso in zona mista è impagabile. Lo so, non c’è niente da ridere, la sua gara è andata male (parole sue), ma i suoi commenti hanno disorientato il cronista fino al definitivo “a questa domanda non saprei neanche come rispondere”. Mitico. 

E solo una cosa che non c’entra niente col nuoto…Piero, grazie di tutto!

Budapest 2022 day 8 – Un uomo solo al comando

di Mauro Romanenghi

Io proprio io Gregorio Paltrinieri

Ci sono giornate che si sente quando tutto va per il verso giusto- Ti svegli al mattino, e l’aria è fresca. Poi fai colazione, una bella brioche fresca. Fai la spesa, prepari da mangiare, ti riposi. Insomma, tutto fila liscio. Persino la moglie che ti manda a prendere il prosciutto per la suocera a cinque minuti dall’inizio delle finali dell’ultima giornata non ti disturba. Quindi tutto deve andare bene per forza.

Le gare dell’ultima giornata iniziano con il record di medaglie già in tasca, grazie ai successi del nuoto artistico. Sono già cinque gli ori degli azzurri, che devono ancora affrontare le discipline di fondo, tuffi e pallanuoto. Quindi parte Ceccon e arriva quarto. Tutto preventivato. Invece no, il campione del mondo è squalificato, ed ecco apparire un bronzo dal nulla. Ceccon sale sul podio insieme all’americano dalle orecchie importanti e dal nome che è tutto un programma: Hunter. Ma dico io, come fai a chiamare tuo figlio Hunter? Ti sta bene se poi cresce e da fuoco alla casa!

Naturalmente gli americani non ci stanno e guarda caso vincono l’unico caso di revoca di squalifica di tutto il mondiale. Così Hunter diventa cornuto e mazziato in casa propria: il primo atleta ad essere estromesso da un titolo mondiale dai propri allenatori. Veramente geniale.

In mattinata la frase ancora più geniale di tutte le interviste. La Di Pietro a un mondiale definisce l’appuntamento più importante gli Europei di Roma. Detto al Mondiale più vincente di sempre, stona proprio. Ora andremo a Roma: ma chi cerca rivincite, farebbe bene a preparare gli appuntamenti che contano. Perché una medaglia nella mista mista ci stava, e se invece di pensare a Roma si pensasse a Budapest, forse ora Panziera, Di Liddo  e Di Pietro avrebbero al collo quella medaglia mondiale che, forse, non vinceranno mai.

Quotato a 26 dai bookmaker un uomo solo al comando ci porta in cima al mondo con lui. Già ai 500 metri si capisce che Gregorio non scherza. Ai 1000 ovviamente si capisce che ha vinto, e io mi aspetto il record del mondo. Ricordo male l’ultimo 100 di Sun Yang, e Gregorio non ne ha proprio più. E’ di nuovo record europeo, l’americano sprinta per l’argento perché come ho sempre detto, puoi avere anche l’ultimo 50 da 25” ma se sei a mezza vasca, resti a mezza vasca. Gregorio lo scorso anno è stato sfortunato, perché senza la mononucleosi non ci sarebbe stata storia e Finkè avrà vita Bobby dovrà ringraziare il virus di Epstein Barr.

Cara Benny, il tuo sorriso ci piace un sacco: meglio della musona lituana, la cui felicità è pari a quella di una gallina che sta per essere lessata. Però diciamolo che questa doppietta un po’ sul gozzo (per restare in tema) ci sta.

Sul podio dei 50 dorso prima della pantomima abbiamo il sosia di Battiato,  le orecchie importanti di Armstrong e i baffetti di Ceccon. Una bella tripletta.

Nei 400 misti scoppola della canadese a tutti quanti. A quindici anni due ori e un argento mondiale. Non dite che non l’avevo detto. La ragazzina che mangia mele d’estate (questa battuta la capiamo solo io e mia moglie) detta legge dall’inizio. Forse un passaggio più accorto, la prossima volta, cara Summer.

Quarta la Hosszu! Finisce la carriera con un legno. Grazie mia Katinka, e tanti auguri! 

Allenatori USA non proprio felici dopo la 4×100 mista maschile

La faccia degli allenatori USA alla fine della mista maschile dice tutto. Nell’edizione dove hanno vinto più medaglie perdono la gara impossibile da perdere. Dentro però c’era Andrew, noto perdente cronico. L’avvisaglia c’era tutta. Poi i ragazzi azzurri ci hanno messo del loro, diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Martinenghi esprime con parole forbite la sua soddisfazione per la vittoria. Un bel minchia, quando ci vuole, ci vuole.

E così, mentre anche sotto il mio balcone sfuma la Monza Resegone, nota gara podistica, finisce questo mondiale in vasca. Ma c’è Roma, ragazzi, non preoccupatevi.

F/O116 – FuoriOnda/JAPpodcast – day5: Argento ottocento

Tōkaidō Shinagawa Goten’yama no Fuji
wikipedia in CC

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani con la collaborazione di Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro, Andrea Longobardo, la “voce” di Superlife – il podcast sul salvamento e, come sempre, Marco Agosti in redazione.

Ospiti di oggi saranno nello speciale Jappodcast 117, i tecnici Verniani e Palchetti della Rari Nantes Florentia .

Oggi quinta puntata speciale. L’argento di Paltrinieri, il ritorno all’oro dell’Italia con il canottaggio in zona…Cesarini, due bronzi di cui uno con un po’ di rammarico. E poi la pallanuoto, la BMX, la vela…incomma…continuate a seguirci, perché Jappodcast porta sempre l’argento vivo addosso!!! Che a Tokyo sta benissimo!

Montaggio a cura di Edoardo Macrì e Margherita Manni di Lifesavinginitaly.

Sigla “Safe and Warm in Hunter’s Arms” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 29 luglio 2021

credit foto: Wikipedia Creative Commons

Un grazie particolare a: Blackline – soluzione anticloro

Tokyo2020 – day5: Santi, capitani e navigatori!

Virus de che? (screenshot Eurosport)

di Mauro Romanenghi

Ricorderete la grande vittoria del capitano baffo agli Europei di Budapest.
Beh il baffo non c’è più, come non c’era per Frigo, nella staffetta veloce. Ve lo dico per informazione comunque che sulla barba e i baffi si possono annidare delle particelle virali, ma oramai è inutile: quindi meglio non avere barba e baffi, per gli sportivi!
A parte gli scherzi, al nostro capitano (perché oramai lo è ufficialmente) neanche il virus lo ferma. 
Che poi con queste mascherine abbiamo fermato tutti i virus, ma la mononucleosi no.
Ma mentre la Quadarella è un po’ più delicatina, Paltrinieri non lo ferma nessuno. E così si deve arrendere solo al motoscafo americano Finke che spara un 50 da 26” alto e vince, seppure di pochi decimi. Bravo Finke ma immenso Gregorio: non avrei giocato neanche la ruota di scorta (che non ho) della mia macchina. A lui il virus gli fa un baffo!

Grandi sorprese oggi. Infatti subito dopo si arrende Anton Chupkov che non riesce a fare la tripletta Europeo Mondiale Olimpiade. La sua tattica stavolta non funziona, o è lui che non funziona benissimo. In ogni caso vince l’australiano il cui nome sembra quello dei romanzi di Stevenson, Stubblety-Cook. Precede Kamminga, che ancora una volta si deve arrendere, e soprattutto il finlandese Matti Mattson (che sarebbe come se noi chiamiamo uno Mauro Mauri), grande sorpresa, che porta il suon bel cranio pelato e gli occhiali sul podio. Nuoto ignorante senza cuffia , il ragazzo sembra in foto André the Giant, il wrestler degli anni 80: in realtà è meglio di quello che sembra e noi lo vogliamo così, nordico e selvaggio.

Dopo il chupa chupa russo succhiato dagli avversari, arriva la cinesona (non si può dire cinesina di certo) Zhang, una delle 113 Zhang della nazionale cinese. D’altronde quando infili le avversarie fai Zhang!, non di certo Chen o Ling. Record mondiale in tessuto (e chi se ne frega), saltella qui e là e manda cuori a tutti. Occhio a non esagerare, sei sempre cinese.

Infine la gara dei califfi (ormai li chiamano tutti così). Beh si vede che non basta essere giovani e voglioso per vincere. Dressel fa sua la finale più veloce della storia, ma deve sudare tutte le sciarpe e le bandane che ha per battere Chalmers, che non aveva nessuna intenzione di abdicare.

E infine il solito suicidio australiano che ama perdere la 4×200. Stavolta lo fa contro la Cina, con una Ledecky che passa in 55”00 ai 100 per rientrare, e non ce la fa per poco a vincere. Quattro record in una finale non li avevo credo mai visti: record del mondo della Cina e continentale per le prime tre squadre. La Cina la più compatta come sempre, schiera la Zhang data un po’ stanca dopo i 200 farfalla che infatti spara una mega frazione. Uguale alle nostre atlete che non riescono a fare due gare di fila. L’Australia paga le due frazioni di apertura, non bene anzi male. Ma è così…le avessimo noi, due frazioni fatte male così.

Parliamo di Emma McKeon, la donna il cui collo rappresenta il 15% della sua altezza di più di 180 cm???

Rylov qualifica la sua mascherina leopardata e soprattutto la sua mascella volitiva per un 200 che può solo perdere. Ma hanno perso in tanti questo giro.

Qualificarsi quasi tutte sotto il 53” nei 100 stile? Fatto!

E andiamo per D..!!!!! (screenshot Eurosport)

Faccio un piccolo excursus sul canottaggio, che sfata la maledizione del secondo oro con le due ragazze dei pesi leggeri (beh a vederle sono proprio leggere). Ieri record mondiale, oggi oro allo sprint. Brave Cesarini e Rodini: a fianco c’era pure la Gran Bretagna ma niente abbordaggio questa volta.

L’Italia si sa è un popolo di santi, poeti e navigatori. Qua alle Olimpiadi il concorso di poesia non c’è, e di navigatori come visto ne abbiamo: canottieri ma anche velisti che stanno andando molto bene e alcuni si giocano anche dei posti importanti. Anche qui ho visto un paio di abbordaggi mica male, uno nella classe 49er con due barche una sull’altra: spettacolo.

Santi invece ce ne sono parecchi, invocati un po’ da tutti. Due giorni fa la madre del Signore fa la sua comparsa sul campo di pallavolo, e oggi viene chiamato direttamente in causa Gesù Cristo nel commento del canottaggio. Bene che ne abbiamo bisogno, ma senza esagerare!!! Comunque, i microfoni direzionali sono troppo ben direzionati, e di commenti se ne sentono anche peggio.

Parlavo della faccia di Ceccon: vogliamo parlare della faccia sul podio di Romanchuk, che sembrava davanti al plotone d’esecuzione? O di quella della Flickinger che guardava la Smith come a dirle perché non sei rimasta a fare dorso a casa tua?

Ora è giusto commentare che Finke poteva partire prima e ha rischiato. Ma ha vinto, e chi vince ha sempre ragione: finché vince, ovvio.

Ora mi deve spiegare Murphy perchè ha così freddo mentre tutti gli altri arrivano in maglietta… anche Dressel non scherza, comunque. 

La raniste russe si chiamano Eugeniia e Mariia. Ma una sola I non bastava?

Mi ero dimenticato delle Crocs rosa della Lili King. Sono fatti suoi ma sinceramente preferivo averle scordate. Tra l’altro, mi sono sempre chiesto come faccia a fare rana con quella gambata. Evidentemente lei non lo sa e va forte lo stesso.

Certo Razzetti deve recriminare sul suo dorso carente che lo porta fuori dalla finale olimpica e ci lavorerà, ma vedere lo stile di Andrews è veramente peggio delle Crocs di KIng.

Chiudo con una riflessione.
Solo in Italia siamo stanchi, non riusciamo a fare due gare in un pomeriggio, non riusciamo a tenere gli otto giorni, non riusciamo a provare a fare gare diverse. Cito esempi.
Flickering fa i 400 misti e i 200 farfalla.
Regan Smith si spara 200 dorso e 200 farfalla perché vede che non ci sono tante avversarie e comunque fa fatica a dorso nei 200.
La Zhang fa i 200 farfalla e dopo un’ora fa 1’55” nei 200 stile.
Voi direte che sono campioni. Beh, se vuoi esser campione devi fare anche questo: prendere esempio.

Europei 2021 – i tuffi e il trionfo della normalità

Normali aiuti nel nuoto di fondo
credit: Andrea Staccioli Insidefoto/Deepbluemedia

di Mauro Romanenghi

Chi può definire chi è normale e chi non lo è?
Quando si dice a qualcuno che non è normale perché si butta in acqua e percorre almeno 25 Km in circa 5 ore, beh ci sono persone che passano 12 ore in laboratorio a cercare di scoprire qualcosa che magari non vedranno mai. Oppure c’è a chi piace camminare al Polo Sud. Oppure scalare montagne a mani nude senza assicurarsi alle corde.
Oppure stare ore e ore a meditare in silenzio. Oppure passare un pomeriggio all’IKEA.
Essere normali invece è portare i figli a scuola (o alla gara di nuoto) e lasciarli a un metro dalla porta di ingresso con il vostro simpatico SUV, strombazzando poi se non vi fanno andare via quattro secondi dopo che il figlio adorato ha fatto il suo ingresso? 

Gli atleti (parlo dei nuotatori) in genere non vengono visti come persone normali. L’addominale scolpito, le spalle larghe e possenti, le gambe tornite, l’altezza spesso (non sempre) non indifferente non lascia indifferenti neanche gli spettatori “normali”. Soprattutto le spettatrici, dice mia moglie.
I pallanuotisti, queste montagne umane, svettano scendendo dal pullman come novelli Hulk della Marvel.
Le sincronette (o nuotatrici artistiche, se vogliamo) truccatissime, altissime e lunghissime.
Poi vai nella vasca posteriore della Duna Arena. Arrivano questi ragazzi e ragazze, altezze quasi normali, a volte un po’ morbidi, addominali diversamente scolpiti, fianchi torniti, insomma: una persona come me e mia moglie. 
Io non amo gli sport con i voti, si sa. Lasciano troppo spazio al nome, alla simpatia. Gli scandali non si contano fra gli sport con i voti, con giudici che vanno in vacanza grazie alle gare elargite con dovizia e agli scambi di favori.
Ma i tuffatori ci portano alla realtà. Li vedo e sono persone come noi: quelli che li incontri al lavoro, il tuo amico che sì bravo però la sua pancetta se la porta onorevolmente e gareggia con la tua, senza esagerare. Certo non sono tutti così, ma una bella percentuale sì. E con tutto questo fanno il tre e mezzo avanti raggruppato con due avvitamenti e un quarto partendo dalla verticale a 10 metri di altezza.
Quindi poi tanto normali non sono: ma chi può dire chi è normale e chi non lo è?

E quindi vediamoli questi tuffatori. Come Chiara Pellacani, di cui parlammo con il nostro CT Bertone qualche tempo fa. Che si porta a casa una bella collezione di medaglie, tra cui il titolo continentale del misto sincro dal trampolino con Matteo Santoro, quattordici anni di simpatia. Abbracci e saltelli di gioia, per due ragazzi venuti certo a competere e che non sono tanto male, se hanno vinto il loro primo titolo europeo. Per Chiara alla fine cinque gare con cinque podi: altri tre argenti e un bronzo per lei!

Dai tuffi sono arrivate quindi tante tante medaglie, più di quelle che ricordassi in ogni altra competizione precedente. Oro della Bertone dal metro, argento nel team event, bronzo per Tocci dal metro. Credo che il nostro CT sarà soddisfatto. Sentiremo presto che ne pensa.

Tocci potremmo definirlo il tuffatore triste. La sua espressione malinconica, mai felice anche quando sta per vincere il bronzo, nemmeno dopo averlo vinto. Un vero eroe solitario.

Ma io mi domando: ma se ci sono sette giudici, perché devono eliminare tutti ‘sti voti alla fine di ogni giudizio? Povero giudice, che si vede sempre scartare il proprio operato. Come se ogni esperimento lo facessimo in cinque in laboratorio, e ne scartassero tre. Insomma, se fossi un giudice sarei sconfortato. Chi glielo fa fare a questi giudici? Secondo me non sono normali, ma chi può dirlo? Non certo io.

Passiamo al fondo, direi che fare le gare nel laghetto divertimenti di Budapest non era male come idea. Peccato che non possa andarci nessuno, penso causa pandemia – o forse perché è ancora presto e la stagione non è ancora iniziata? 
Fantastico anche il galeone dei pirati, che compare spesso sullo sfondo. Peccato che nuotando per 3-4 ore nel freddo del bacino Lupa queste cose non si apprezzino di certo.

Freddo che aumenta la solidarietà. E così la Bruni aiuta la vincitrice Van Rouwendaal, mostro sacro del fondo, a rialzarsi dopo la 10 Km.

La 25 Km di 24 Km non è male. Ma d’altronde creare un circuito in un laghetto dei divertimenti non sarà stato facile.

La 25 Km che mia moglie, mentre indossa lo scialle per il freddo, definisce inutile. Una gara per criceti, dove girano girano in tondo per ore. Certo una gara così, dove non ci sono rotte da seguire, dove non ci sono imprevisti, correnti, squali, meduse, polpi giganti o Godzilla che esce dal mare si definisce l’ultima mezz’ora. Bisogna trovare una soluzione.

Naturalmente per l’Italia re assoluto Gregorio, con tre successi.
E naturalmente viene eletto ambasciatore delle piscine in difficoltà: i poveri bambini senza piscina ringraziano, ma ci vuole ben altro che dichiarazioni di solidarietà per aprire impianti che non vedono la luce con continuità dal febbraio del 2020. Febbraio 2020: significa quindici mesi. Altro che ristoranti, altro che parrucchieri, altro che centri benessere e le terme. In piscina ci vogliono anni per creare dei nuotatori, perché bisogna insegnare a nuotare. Da quindici mesi non si fa. Buoni Europei a tutti. 

Campionati Italiani Assoluti giorno 2 – Assolutamente impreparati

Homo scusozoicus

di Mauro Romanenghi

C’era un’età dell’Homo sapiens, in cui molti dei primi esseri umani cercavano per tentativi di trovare delle soluzioni ai fabbisogni primari dell’umanità stessa. 
Chiaramente in tali frangenti di prove ed errori era scusabile il processo di creazione di molti orrori, tipo la ruota quadrata, il triangolo scaleno, la clava da utilizzare per colpire la classica donna delle caverne da rapire e portare nel proprio antro.
Tale era venne definita Età Scusozoica dell’uomo.
L’uomo scusozoico era un po’ come Gallera e Fontana, dotato di un innato senso del rimpallo delle responsabilità. Chiaramente era difficilmente imputabile a individui ignari delle più elementari nozioni scientifiche, tecnologiche, biologiche e culinarie la conoscenza ad esempio del fatto che se mangi l’amanita falloide rischi seriamente la morte per paralisi, o che era meglio non toccare la fiamma viva a mani nude per spegnerla, o che portarsi in casa la madre della futura sposa poteva essere un errore fatale che avrebbe avuto ripercussioni sulla propria psiche negli anni a venire.

Dopo milioni di anni, l’atleta rappresenta un po’ il diretto discendente dell’uomo scusozoico: prestante, atletico, capace di grandi prestazioni ma anche di grandi flop, e soprattutto dotato di un primitivo senso della competizione, un po’ come l’uomo della preistoria con i mammut.
Ma soprattutto ha un repertorio di scuse che l’uomo scusozoico gli ha tramandato ed è entrato nel suo genoma come il carattere rugoso e liscio nei piselli di Mendel.

In questi giorni, abbiamo una serie di scuse belle che servite. La più facile, e purtroppo tristemente reale, è il COVID19. Scusa che per quanto facile può essere usata soltanto una volta. Miressi, ad esempio, è la classica persona che può usarla. Come dice mia moglie, nell’intervista post gara sembrava che stesse per tirare le cuoia da un secondo all’altro: mi stupisco che abbia avuto le energie per gareggiare.

La seconda scusa di questi campionati per giustificare delle prestazioni non gradite (che poi non mi sembra che questo campionato stia deludendo le aspettative, vista la situazione contingente non certo rosea) è l’impreparazione. Questo campionato non lo ha preparato nessuno, a sentire le interviste degli atleti. Che lo posso capire se mi viene detto che non si è riusciti a prepararlo perché le piscine sono chiuse, sono lontane, siamo in difficoltà logistiche. Ci sta tutta. La situazione non è certo facile. Ma dico io, gli Assoluti sono una tappa di passaggio talmente lontana che secondo me la preparazione ci deve essere: magari non finalizzata, ma ci deve essere. Ma l’uomo scusozoico si sa supera anche questo tassello: tornato alla grotta, senza la cena e senza erbe aromatiche, alla domanda “ma la cena?”, risponde: “non mi sono alzato bene questa mattina, il sole non era propizio e la luna era calante. Quindi il mammut non c’è”.
Non fa una piega. Quindi, le gare non le ho preparate, che volete da me?

Alla fine comunque le prestazioni ci sono state lo stesso. Zero tempi per Tokyo, se escludiamo chi i tempi li ha già. Ma abbiamo avuto dei tempi per gli Europei, dove porteremo quindi più di un atleta. 

E’ il caso degli 800 stile maschi e femmine, dove però possiamo dire che il tempo per Tokyo è cosa fatta per Detti e Caramignoli, che accompagneranno Paltrinieri e Quadarella.

Doppietta anche per Burdisso e Razzetti nei 200 farfalla, con il ligure al quinto tempo alltime e il gemello diverso di Ceccon a sfiorare il record italiano dopo il solito passaggio a tuono. 

Doppietta anche per le raniste Fangio ed Angiolini, ex compagne di squadra e ora rivali che si accompagnano spalla a spalla fino all’arrivo. Lisa stacca il personale che è anche il terzo tempo di sempre, proprio dietro alla lombarda, reduce da un infortunio all’adduttore.

E doppietta anche nei 100 stile, dove Miressi sfiora sia la crisi respiratoria sia il tempo per Tokyo, portandosi dietro Ceccon. Quattro sotto i 49”, non male ma io mi aspettavo di meglio. Forse non ero preparato bene.
Soprattutto avevo visto molto bene Zazzeri e Bori, e penso anche loro si fossero visti meglio. 
Mi aspetto ancora ottime cose, dai 200 questa volta, domani.

E ora grandi applausi per un grande 100 rana: Martinenghi si tira dietro Pinzuti e Poggio, che forse ci crede poco. Alla fine, tutti sotto il minuto. Uno per Tokyo c’era già, per Budapest sono due. Ma io farei tre. Chi ce li ha, in Europa, un trio così?

Parlavo ieri nella mia chat di allenatori selezionata – la selezione non è per meriti tecnici: sebbene siano tutti valenti, vorrei precisare che si basa sulle preferenze enogastronomiche come chi ben mi conosce può immaginare – del fatto che questi Assoluti non sono facili per i giovani. Ben pochi hanno la possibilità di affrontare la finale pomeridiana. Per dirla, finora ho visto DeTullio junior e la Vetrano nei 400 stile, Cerasuolo nei 100 rana. Sarà un caso, ma due di questi hanno ottenuto il tempo non solo per gli Eurojunior di Roma, ma anche per i Mondiali: sempre che si facciano…ma se non si faranno, sarà perché non sono riusciti a prepararli in tempo.

Assoluti invernali 2020: ma che ne sai dei 2000?

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Felice e vincente: Bori nei 50 stile libero!

di Mauro Romanenghi

Rieccoci qua a parlare di competizioni, a partire dagli Assoluti invernali del 2020. Prima però una doverosa premessa. Mentre commentiamo, siamo alle prese con una situazione sanitaria, sociale e economica complessa. Che coinvolge, e lo sappiamo bene, anche il mondo delle piscine che non è solo un mondo sportivo ma anche economico. E la chiusura di moltissimi impianti si riflette comunque, di concerto, sulle prestazioni. Oltre a ciò, molti atleti si possono ammalare, o entrare in quarantena perché sono stati in contatto con malati, o presunti tali e questo più e più volte. Per cui ogni giudizio va espresso al netto della condizione generale che non per tutti è necessariamente uguale. Già non lo era prima: chi nuotava  in un centro federale, di sicuro, non aveva gli stessi spazi né le stesse possibilità di chi non lo faceva. A maggior ragione adesso.
Ma su queste considerazioni potremmo stare giorni e farne mille. Molti ragazzi se ne sono comunque resi conto, e difatti lo hanno espresso nelle loro interviste. Perché capire che si è privilegiati, potendo nuotare mentre c’è chi non può neanche uscire di casa, è già un segno.

Un campionato monco, questo, di molti campioni assenti per vari motivi, legati al COVID ma anche no. All’appello quindi non si presentano Detti, De Tullio, capitan Scozzoli, Quadarella, Megli, Panziera fra i superbig da finale mondiale, e ne dimentico di sicuro altri (tipo Pizzini, ad esempio). Butini stesso assicura per alcuni, grazie alle prestazioni ottenute al Settecolli, la presenza olimpica che va ad aggiungersi a quella che ha confermato per i qualificati di un anno fa. A situazioni eccezionali misure eccezionali: non sta a noi sindacare la decisione, per cui non lo facciamo. Ci auguriamo che i ragazzi, le cui prestazioni oggetto dell’integrazione sono indiscutibili, le confermino sul campo: così ogni polemica e dubbio sarà sgomberata. E mi fermo qui anche su questo punto. Sono stato fin troppo compunto, e anche di questi tempi quindi vado con le mie considerazioni tra il serio ed il faceto.

Intanto un punto iniziale che facevo con alcuni colleghi. Tra le poche note positive del lockdown o come diavolo volete chiamare la semiclausura imposta, c’è la mancanza di distrazioni e una vita morigerata. Non puoi far tardi la sera, non puoi andare in giro con gli amici, non puoi gozzovigliare da McDonald’s. Ciò non farà bene ai datori di gozzoviglie (per McDonald’s sinceramente fatico a dispiacermene) ma moltissimo agli atleti, giovani e meno giovani. E Sacchi, in telecronaca. conferma: non pensa che in hotel molta gente avrà fatto tardi. Lo penso anche io.

Naturalmente non possiamo prescindere dal fatto che i due tempi limite ottenuti qui sono stati realizzati dalla two thousand generation. 

Partiamo da Ceccon. Saputo che Burdisso ha ottenuto la qualificazione, il nuovo gemello diverso Tommasino spara subito la cartuccia da novanta con il primato italiano da 52”8. Il ragazzo ha ormai 19 anni, l’età giusta. Ha preso la patente (parole sue), la maturità (parole sempre sue) quindi è bello tranquillo (di nuovo, parole sue). Si allena, ha fame, non ha vinto nulla. Vince nel dorso, nel delfino, va forte a stile. Grazie a Dio (anzi al suo staff) ci hanno risparmiato un altro 200 misti alla Sette Colli con la vasca finale da 32”. Per il resto, un atleta imprescindibile per le staffette, mista e veloce.

Proseguiamo con la Pilato, la “finta sedicenne”. Intanto non è finta, è quindicenne: compirà gli anni a gennaio, quindi non li ha. Mia moglie asserisce che stare a Budapest due mesi le ha fatto un gran bene. Sono d’accordo, stranamente, con lei. Ma anche Benedetta lo è. Chi non vorrebbe starsene due mesi con i propri idoli, che puoi sfidare tutti i santi giorni, allenandoti con loro mentre fai scuola online. Poi non sono tutte rose e fiori ma mica stava in galera sull’isola Margherita dove gli hotel sono bellissimi, ve lo posso garantire. E tra l’altro la forma fisica è spettacolare, con due bicipiti e due deltoidi che fanno invidia alla migliore Hosszu – non è vero ma è quasi così. E quindi ecco che la “costruzione del 100”, come tanto piace a tutti citare, è divenuta realtà: anche questo non è proprio tutto vero, ma è quasi così. Infatti mancano buoni 15 metri a una ragazza che passa ai 50 come nessuna ragazza azzurra può fare neanche in un 50 secco, ma torna ancora più lenta delle altre: ricordiamo che Castiglioni può tornare anche in 34”, e pure la Carraro è stata in grado. Quindi, pensate a cosa può fare ancora la tarantina che ha il quarto tempo di sempre al mondo nella gara sprint ma non è neanche nelle quindici nella distanza olimpica.

Diciamola tutta: forse la rana femminile è l’unico settore in cui la nazionale in rosa sorride (sorriso a denti stretti, vista la concorrenza casalinga), insieme al mezzofondo. Il resto, purtroppo, con tutto il bene che voglio alle ragazze, non riesce a ottenere standard prestativi a livello internazionale. Che non succede nulla, sopravviviamo lo stesso, però per lo sport bene non fa. Aspettando quindi Panziera e Quadarella al momento niente di nuovo all’orizzonte. Il tutto al netto del COVID: quindi nessuna bocciata, tutto rimandato a tempi migliori. Diamo fiducia!

Fiducia sicuramente la voglio dare a Costanza Cocconcelli. Un nome, una garanzia: due personali nei 50 stile e farfalla, e quattro dico quattro argenti. Dai che ce la facciamo, basta avere…vabbè non la dico, è come sparare sulla Croce Rossa.

Parlando di mezzofondo, note in chiaroscuro. Una Caramignoli che affronta una parte finale di carriera con grandi soddisfazioni, segno che si può sempre migliorare: basta crederci (e averne le qualità). Una Salin che dava grandi segni di progresso questa estate e che invece ha una grossa battuta di arresto. Ma, come abbiamo visto, può avere undici anni di tempo per rifarsi!

Sempre per il tema “non è mai troppo tardi”, ecco Roberta Piano Del Balzo. Un cognome che è un’impresa ricordarselo, ma almeno vincere un campionato nazionale aiuta! E quindi, a 22 anni, la rappresentante del Flegreo rinverdisce i fasti della Giacchetti e riporta un titolo nel club campano. Il tempo, niente di che. Ma l’importante è crederci sempre. Chissà.

Dei twothousand maschili la cui piramide è rappresentata dai nuovi gemelli diversi (che più diversi non si può) Ceccon e Burdisso possiamo dire che ci vuole tempo per vederne la crescita: ma un Cerasuolo (2003) a medaglia nei 50 rana, già dà la dimensione, senza dimenticare il titolo di Lamberti.

Una tripletta onesta quella di Nicolò. Devo dire che ci credevo, vista la sua voglia di gareggiare, ma non sempre nei 200 ci si azzecca. Quinta prestazione alltime, dopo il record nei 50, con un’ultima vasca un filo sofferente (e un 2000 dietro, Fusco da Alessandria, da scoprire dopo una bella carriera Juniores). Martinenghi morde il freno e si vede. Manca a tutti gareggiare, ma se sai che vali un podio internazionale allora l’impazienza cresce. Coraggio, possiamo farcela.

Giovani e meno giovani: e così al titolo torna Ciccarese, la pippa dei 200 dorso. Ti vogliamo bene sempre.Anzi, di più.

Due parole Razzetti le merita sempre. Anche io non ho visto la squalifica, ma a lui la fiducia la diamo a prescindere. Perché c’è sempre, e la sua prestazione la mette lì. In silenzio, lavorando, è l’unico in Italia a scendere sotto i due minuti nei 200 misti dopo anni. Basta lavorare ancora un poco, e chissà. 

Chiudiamo come sempre in ottica staffetta. Secondo me, al momento giusto sia nei 100 che 200 i ragazzi ci saranno. Miressi, Bori, Frigo, Ceccon, Zazzeri, Ciampi, Ballo, Zuin, Di Cola e compagnia bella come ama dire Morini. Sanno che chi andrà si giocherà grandi cose. I nomi ci sono, quindi, e sono parecchi. C’è anche un certo Filippo, un ragazzo di buone speranze. Non è un two thousand, questo no. Ma c’è da lavorarci su, insieme ai giovani. Se poi non ce la fa, pazienza: che ne sa, lui dei 2000: per adesso ne conosce solo i pannolini!

Settecolli 2020 – Brindo alla salute del capitano Baffo

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Alla salute!

di Mauro Romanenghi

Quando ero giovane – ma penso si faccia ancora adesso – si brindava alla salute del Capitano Baffo, un gioco alcolico alquanto pericoloso soprattutto se poi bisognava mettersi alla guida.  Se volete vedere una short version (molto short, il gioco è ben più difficile) potete vedere qui.

Noi invece, dopo la performance di ieri, brindiamo al capitano Baffo della nazionale italiana. Non è ancora capitano, è vero. Però diciamo che oramai almeno maggiore possiamo definirlo. Di sicuro la sua prestazione di ieri è magistrale. Un quasi negative split da 7’46”-7’47”, passaggi in 29”2 costanti e un bel 25 metri inflitto al secondo, Acerenza, che comunque realizza il nuovo personale e la quarta prestazione alltime italiana (che tra l’altro era già sua). Insomma Gregorio non l’ha mandata a dire negli 800 e nei 1500 ha detto che il vecchio re è tornato e vuole di nuovo il suo regno,un po’ come Conan sul trono di Aquilonia insomma.

 

La terza giornata fa vedere un po’ di stanchezza rispetto alle prime due eppure le gare che mi interessavano non mi hanno deluso. O meglio solo in parte. Se i 200 stile femminili continuano il loro deserto dietro la Pellegrini – in un Settecolli con pochi stranieri la prima italiana dopo di lei è sesta – il 200 maschile è invece sempre più scoppiettante. E difatti dopo Ballo, ecco che compare fra i vari pretendenti Marco De Tullio, come era ovvio ma non scontato. Il suo 1’46”, quinto tempo di sempre, permette a re Tullio di vincere il trofei davanti a Detti, che continua a dire che i 200 non sono il suo obiettivo ma se avessimo 6 persone da 1’45” lanciato voglio proprio vedere se non gli interesserebbe una bella finale da medaglia per la 4×200. Perché detto per inciso ad oggi è la staffetta più competitiva per qualsiasi medaglia se i quattro in acqua si ingarellano come in Corea senza smarronarsi in pippe tonanti (non siamo in forma, siamo stanchi, la cuffia è stretta, l’acqua è fredda, eccetera eccetera).

Altro leit motif che oramai imperversa è la prestazione che ci si aspettava.
“mi aspettavo 1’48”00 e ho fatto 1’47”99 quindi ok”.
“mi aspettavo di fare sotto 50” quindi 49”97 ok”.
No perchè se faceva 50”01 faceva cagare…

Grande gara di Razzetti nei misti. Il ligure che aspettiamo al varco da un po’, spodesta i grandi della specialità, Boggiatto e Rosolino, e si issa in cima alla classifica. Deve ringraziare un Ceccon in versione sparatutto, tipo lepre degli 800 nel meeting di atletica di Helsinki quando gli chiedono di passare in 48” ai 400 e passa in 46”.
Infatti dopo la rana il veneto si accascia sulla corsia nello stile, finendo tipo Bottas nel gran premio di Silverstone a ruote bucate. Alberto invece con la sua onesta frazione a rana in 33” e uno stile onorevole straccia tutti. Bravo Alberto.

Due paroline per la Mamié che si scrive con l’accento: lo ho letto sulla cuffia. Tre gare, tre record svizzeri. E sticazzi a tutti, con buona pace delle litiganti italiane si adagia in prima posizione dopo i 50, allunga e saluta ai 150 e poi fa ciao ciao con la manina.
Nell’arrivo di casa si vede tutta la stronzaggine agonistica della Carraro, che si allunga e batte per la seconda volta in due anni agli Assoluti e per la terza in gare importanti (ricordiamo gli Europei invernali) la Fangio. Franci, unghie un po’ più lunghe e più stronzaggine, la prossima volta.

Nel citare gli stranieri ho dimenticato Marco Koch: la foca teutonica me la giura e vince i 200 rana. Tempi da dimenticare, comunque.

Insomma come si gareggia in tempi così lo abbiamo visto: si può fare, anche se un po’ di tristezza c’è. Ma ci siamo, e ritorneremo.

Gwangju 2019/heat 3 – Quattro per quattro: non si può che vincere?

di Mauro Romanenghi

200sl ORO di Federica Pellegrini Mondiali Corea 2019 /screenshot RaiSport

200sl ORO di Federica Pellegrini Mondiali Corea 2019 /screenshot RaiSport

Oggi quarto giorno di gare. Quattro record italiani (non tutti individuali, non si può avere tutto dalla cabala: neanche lo sciamano con la sua potenza è onnipotente). Quindi una giornata a trazione integrale. Eppure… eppure… ma andiamo con ordine.

Oggi sono in lab. Partono le finali, e io rientro dalla pausa pranzo. Come non vedere le finali degli 800? E poi i 200? Arrivano i colleghi, parliamo della finale della Pellegrini. Arriva il capo che vede che stiamo vedendo le finali. “Beh! – dice imperturbabile – “questa è la dimostrazione che con le nuove metodologie l’età delle prestazioni si sta spostando sempre più in là”. Ecco perché lui è il capo, e noi no. Anche se di nuoto probabilmente non capisce niente.

Ma oggi la giornata fila via liscia come l’olio. Oro di Paltrinieri. Spettacolo. Poi oro della Pellegrini. Immenso. E allora? Ma insomma, siamo incontentabili. In un campionato così, volevamo la sfida Detti-Paltrinieri, invece Gabriele per sua stessa ammissione non è pronto per gare così vicine. C’è ancora da lavorare, manca una stagione e si sente. 

L’appetito vien mangiando, quindi noi vogliamo tutto. La finale per Miressi, ad esempio. Invece no. Ben tre centesimi lo separano dall’atto conclusivo. E così per la Cusi nei 200 farfalla, nonostante una semifinale buona resta fuori: anche lei nona. E infine gli ultimi bocconi amari. Scozzoli squalificato e poi Burdisso…

Burdisso è l’uomo del treno. Quello che ci sale su quando sta partendo, quando oramai sembrava averlo perso. Quello che arriva in ritardo all’appuntamento ma per fortuna anche la ragazza è in ritardo. Quello che entra in finale quando sembra che non ci sia più speranza e agguanta il bronzo. Non stavolta, però. Ma non per colpa sua. Ce l’ha messa tutta, ma noi tifosi avevamo fame. Anche lui adesso ce ne ha tanta. Si consola con il record dei record. Perché lui è ancora Juniores, tanta strada da fare. 

Per fare strada basta seguire anche la scia di Kristof Milak. Che spazza via Phelps passando pari ai 100 e poi con un bel 29.1 di chiusura. Lo conoscevamo già, adesso lo conoscono tutti. E lo temono.

L’ultimo 50 della Pellegrini miete la consueta vittima. Oggi a farne le spese è la nostra Sarettona Sioestrom, all’arrivo visibilmente prostrata. Ieri il mio amico Fogliani è stato buon profeta: l’ha battezzata sconfitta dopo che ha tentato di resistere in semifinale. Anche mia moglie è stata profetica, ieri, dopo aver visto la semi della Pellegrini: “Saretta è spacciata”. Perché la Pellegrini, quando è in forma, ti uccide di testa. Anche se vali 1’54” netto. Ledecky conferma.

Ricompare Fu, la cinese pazza. E riconferma la sua pazzia. Prima in 27”7 al mattino, fuori in 27”8 al pomeriggio. 

Mai più senza le mascotte dei Mondiali, due bellissime lontre il cui nome al momento mi sfugge. Hashtag #semprepeggio! (ma mia moglie se ne è già infatuata.. le vuole entrambe, sigh sigh!)

Invece no: circola già il video imperdibile in cui la mascotte robotizzata Miraitowa saluta il suo creatore. Cercatelo resterete senza parole. Purtroppo io l’ho fatto.

Ma insomma dedichiamo qualche riga all’impresa di oggi, altrimenti dicono che poi non parlo della Pellegrini. Ci sono quei giorni in cui non puoi perdere. Lo sai che puoi solo vincere. Tutto lo indica, le tue avversarie ti temono, i tuoi tempi scendono ogni giorno, le batti qualsiasi cosa tentino di fare. Questo é il giorno di Federica. Lo ha detto anche lei, lo ha detto Sacchi ieri, lo ha detto il Fogliani che a Modena lo ascoltano sempre quando dice che piove piove. L’ha detto mia moglie. Doveva vincere. E quando deve vincere, lei lo fa. Sempre. 

Gregorio invece nessuno se lo aspettava così: tranne forse lui. E infatti lo hanno lasciato andare a fare l’unica cosa che sa fare. Scappare via. E  dato che lo sa fare molto bene e che stavolta le corsie c’erano, nessuno ha potuto prenderne la scia.

Curioso come tra i finalisti (e medagliati) ci sia il francese Aubry, anche lui reduce dal fondo in particolare dalla 10 chilometri. Non so se avete notato il suo sprint finale, sembrava dover cedere a Detti e invece ti piazza questo 26”5 finale che lo porta sul podio.  #ilfondoportabene.

Naturalmente la perla della FIN non manca neanche oggi: report finale, e Miressi risulta peggiorare in semifinale. Certo non ha fatto la gara della vita, ma il suo 48”36 è meglio del mattino e a soli 3 centesimi dalla finale. Poi il ragazzo vale molto di più, lo sappiamo. Ma non smontiamolo così. E comunque confermiamo il report della FIN: in semifinale, se non passi, ti fermi in semifinale.

FuoriOnda 19 – Morini al centro… federale!

di Redazione Podcast

Conduce la blogger Laura Vergani. Si ricompatta di nuovo la squadra di FuoriOnda come la Croazia ai Mondiali. La conduttrice è coadiuvata abilmente da Mauro Romanenghi, ex portiere e ora tecnico della IN Sport Rane Rosse (così dice lui), Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro all’ala sinistra anche se più a suo agio in bici e in redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Stefano Morini, che non ha bisogno di presentazioni ma noi le facciamo lo stesso: tecnico federale responsabile del polo di Ostia, nonché allenatore di Paltrinieri, Detti, Cusinato, Glessi, Acerenza e Zuin.

Ronaldo o Detti? Paltrinieri o Romanchuk? Ma che c’entrano questi accostamenti? E cosa c’entra la Blume con il due pezzi? E la maturità da 100 con la Cusinato? Tutto questo e molto altro in mezz’oretta di chiacchiere sui ragazzi di Stefano Morini, in vista degli Europei di Glasgow. E forza Inter!
Tutto su Fuorionda, il podcast sul nuoto italiano migliore che c’è.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT.

Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 9 luglio 2018

credit foto: Assoluti2018 – Laura Vergani