Europei di Roma 2022 – Poker d’assi!

Oggi non si può dire “non dire quattro se non l’hai nel sacco”!!!

di Mauro Romanenghi

Sai quelle giornate dove dici che oggi sarà una giornata che tutto fila liscio. Oggi faccio presto e parto per la montagna così vado a prendere il fresco, e mi guardo le gare in poltrona per cambiare. In genere però c’è sempre qualcosa che vuole rovinare quella fantastica sensazione. E allora iniziamo dal giorno prima quando vado a ritirare un referto medico e scopro alle 15,30 che l’ufficio chiude alle 15. Decido quindi di tornare il giorno dopo, tanto è vicino al lavoro e ci metto dieci minuti: cioè oggi. Comunque partirò presto, verso le cinque e un quarto, decido. Bene. Partenza alle ore sei causa mancata sveglia, auto lanciata a media velocità (la prudenza prima di tutto) e si accende la spia della pressione delle gomme. Nel contempo si accende anche la spia della mia pressione arteriosa. Arrivo al lavoro e scopro che devo fare una riunione alle nove. Inizio le faccende e le finisco alle 8.59 e 59 secondi. Faccio la riunione, esco e agguanto un panino al bar lanciato dalla barista che mi mette nel sacchetto anche una Coca (che io non bevo mai, non so perché me la dia) e dispero ormai di poter partire. Da lì tutto è in discesa: ritiro il referto nel tempo record di due minuti (mai fatta una cosa così breve) e felice vado dal gommista che mi annuncia che le gomme sono a posto. Fantastico. Posso partire. Un’ora e quaranta e sono in montagna, e lì devo sorbirmi tre ore di sincro (che come noto, non è proprio il mio sport preferito). Ma niente oggi può fermare la mia buona sensazione: oggi sarà una grande giornata. 

Infatti è così. La Panziera parte che sembra un razzo (anche se non è così ma sembra lo stesso), Ceccon vince i 50 farfalla e stavolta non rallenta fino alla fine. E poi Martinenghi azzera la concorrenza tranne quella di Federico Poggio, che dopo una stagione di tribolazioni trova un guizzo vincente, secondo italiano di sempre. E infine la Quadarella sfianca ogni resistenza e vince la sua settima medaglia d’oro di fila nelle sue distanze dal 2018. A questo punto credevo nella vittoria della 4×100 mista mixed, ma diciamolo che anche le giornate fantastiche devono avere un minimo di realismo e l’Olanda ci riporta con i piedi per terra. Ma va bene così: calcolando le tre medaglie del sincro, sono nove medaglie di giornata, mai visto. E non è finita qui.

La mia previsione di dieci medaglie d’oro nel nuoto è già a metà strada. Il mio collega è rimasto senza parole. Persino il mio capo, oggi, mi ha chiesto se sto seguendo le gare. Ho risposto che sì è appena iniziato. Intanto ci si porta avanti e oggi sulle otto semifinali sei sono i finalisti per domani, più gli ottocentisti e le mististe. E la staffetta veloce femminile, che batte i colpi con Di Pietro, Tarantino e una rediviva Cocconcelli che ritorna dopo il serio infortunio e conquista la semi dei 50 farfalla. Prove di rientro.

Ci sono stati anche i 100 stile donne. Dove Freja Anderson si dimostra all’altezza: infatti dall’ultimo gradino del podio, svetta con il suo sorriso e il suo metro e novanta. 

Chiara Tarantino l’abbiamo già nominata? Ah sì, ma ci tengo a rinominarla. Mi è piaciuto anche lo spirito con il quale si è presentata in zona mista: sembrava in dubbio se essere più soddisfatta per aver conquistato il suo primo quarto posto europeo oppure se essere più infastidita per essere arrivata solo al quarto posto europeo. Così si fa. Mai accontentarsi. 

Diciamo che è abbastanza evidente ormai che la Gran Bretagna ha dato tutto ai Giochi del Commonwealth e qui è venuta perchè è giusto così: a Roma bisogna venirci sempre. Grazie per esserci!!!

Anche Arno Kamminga non è proprio in splendida forma. Ma diciamolo, se gli italiani sono andati forte a Budapest e anche qui (beh magari non proprio tutti ma quasi) allora siamo bravi a farlo, se vogliamo.

Alle gare assiste anche mia madre che mi dice candidamente “però il dorso del vincitore di ieri (Razzetti NDR) non è proprio il massimo, potrebbero migliorarlo. Anche se ieri alla fine non ha perso tanto”. Già.

MI chiedono notizie anche della Turchia, che compare infatti nelle sue gare favorite: il fondo. E infatti è duello per il bronzo fra le due giovani Tuncel (dominatrice degli Eurojunior) e Ertan. Attenzione alla Ertan, dal finale travolgente. 

Allora non lo so se voglio saperlo veramente, ma perché Ceccon si è depilato solo una parte del petto? No, non voglio saperlo. 

Mettiamoci il cuore in pace: il TG2 sta lì e non si smuove, sotto elezioni men che meno. Ma abbiamo tre canali di Raiplay. Potrebbero accorgersene?

E mettiamoci sempre il cuore in pace: c’è il fantanuoto quindi prepariamoci ai saluti a Paolo, alla piccionaia, e all’aumento improvviso dei matrimoni fra gli atleti.
Ma voglio vedere chi ha il coraggio di entrare con i braccioli. 

Campionati Italiani Assoluti giorno 2 – Assolutamente impreparati

Homo scusozoicus

di Mauro Romanenghi

C’era un’età dell’Homo sapiens, in cui molti dei primi esseri umani cercavano per tentativi di trovare delle soluzioni ai fabbisogni primari dell’umanità stessa. 
Chiaramente in tali frangenti di prove ed errori era scusabile il processo di creazione di molti orrori, tipo la ruota quadrata, il triangolo scaleno, la clava da utilizzare per colpire la classica donna delle caverne da rapire e portare nel proprio antro.
Tale era venne definita Età Scusozoica dell’uomo.
L’uomo scusozoico era un po’ come Gallera e Fontana, dotato di un innato senso del rimpallo delle responsabilità. Chiaramente era difficilmente imputabile a individui ignari delle più elementari nozioni scientifiche, tecnologiche, biologiche e culinarie la conoscenza ad esempio del fatto che se mangi l’amanita falloide rischi seriamente la morte per paralisi, o che era meglio non toccare la fiamma viva a mani nude per spegnerla, o che portarsi in casa la madre della futura sposa poteva essere un errore fatale che avrebbe avuto ripercussioni sulla propria psiche negli anni a venire.

Dopo milioni di anni, l’atleta rappresenta un po’ il diretto discendente dell’uomo scusozoico: prestante, atletico, capace di grandi prestazioni ma anche di grandi flop, e soprattutto dotato di un primitivo senso della competizione, un po’ come l’uomo della preistoria con i mammut.
Ma soprattutto ha un repertorio di scuse che l’uomo scusozoico gli ha tramandato ed è entrato nel suo genoma come il carattere rugoso e liscio nei piselli di Mendel.

In questi giorni, abbiamo una serie di scuse belle che servite. La più facile, e purtroppo tristemente reale, è il COVID19. Scusa che per quanto facile può essere usata soltanto una volta. Miressi, ad esempio, è la classica persona che può usarla. Come dice mia moglie, nell’intervista post gara sembrava che stesse per tirare le cuoia da un secondo all’altro: mi stupisco che abbia avuto le energie per gareggiare.

La seconda scusa di questi campionati per giustificare delle prestazioni non gradite (che poi non mi sembra che questo campionato stia deludendo le aspettative, vista la situazione contingente non certo rosea) è l’impreparazione. Questo campionato non lo ha preparato nessuno, a sentire le interviste degli atleti. Che lo posso capire se mi viene detto che non si è riusciti a prepararlo perché le piscine sono chiuse, sono lontane, siamo in difficoltà logistiche. Ci sta tutta. La situazione non è certo facile. Ma dico io, gli Assoluti sono una tappa di passaggio talmente lontana che secondo me la preparazione ci deve essere: magari non finalizzata, ma ci deve essere. Ma l’uomo scusozoico si sa supera anche questo tassello: tornato alla grotta, senza la cena e senza erbe aromatiche, alla domanda “ma la cena?”, risponde: “non mi sono alzato bene questa mattina, il sole non era propizio e la luna era calante. Quindi il mammut non c’è”.
Non fa una piega. Quindi, le gare non le ho preparate, che volete da me?

Alla fine comunque le prestazioni ci sono state lo stesso. Zero tempi per Tokyo, se escludiamo chi i tempi li ha già. Ma abbiamo avuto dei tempi per gli Europei, dove porteremo quindi più di un atleta. 

E’ il caso degli 800 stile maschi e femmine, dove però possiamo dire che il tempo per Tokyo è cosa fatta per Detti e Caramignoli, che accompagneranno Paltrinieri e Quadarella.

Doppietta anche per Burdisso e Razzetti nei 200 farfalla, con il ligure al quinto tempo alltime e il gemello diverso di Ceccon a sfiorare il record italiano dopo il solito passaggio a tuono. 

Doppietta anche per le raniste Fangio ed Angiolini, ex compagne di squadra e ora rivali che si accompagnano spalla a spalla fino all’arrivo. Lisa stacca il personale che è anche il terzo tempo di sempre, proprio dietro alla lombarda, reduce da un infortunio all’adduttore.

E doppietta anche nei 100 stile, dove Miressi sfiora sia la crisi respiratoria sia il tempo per Tokyo, portandosi dietro Ceccon. Quattro sotto i 49”, non male ma io mi aspettavo di meglio. Forse non ero preparato bene.
Soprattutto avevo visto molto bene Zazzeri e Bori, e penso anche loro si fossero visti meglio. 
Mi aspetto ancora ottime cose, dai 200 questa volta, domani.

E ora grandi applausi per un grande 100 rana: Martinenghi si tira dietro Pinzuti e Poggio, che forse ci crede poco. Alla fine, tutti sotto il minuto. Uno per Tokyo c’era già, per Budapest sono due. Ma io farei tre. Chi ce li ha, in Europa, un trio così?

Parlavo ieri nella mia chat di allenatori selezionata – la selezione non è per meriti tecnici: sebbene siano tutti valenti, vorrei precisare che si basa sulle preferenze enogastronomiche come chi ben mi conosce può immaginare – del fatto che questi Assoluti non sono facili per i giovani. Ben pochi hanno la possibilità di affrontare la finale pomeridiana. Per dirla, finora ho visto DeTullio junior e la Vetrano nei 400 stile, Cerasuolo nei 100 rana. Sarà un caso, ma due di questi hanno ottenuto il tempo non solo per gli Eurojunior di Roma, ma anche per i Mondiali: sempre che si facciano…ma se non si faranno, sarà perché non sono riusciti a prepararli in tempo.

Città di Milano 2018 giorno 2 – spaghetti dal Sudafrica

di Mauro Romanenghi

foto Day2

Argh! (credit: Mauro Romaneghi)

La cosa migliore del secondo giorno secondo me sono state le interviste di Walter Bolognani. Questa è la legge del contrappasso: la sua ritrosia nel farsi intervistare ha subito la pena dantesca e così si è trovato (peraltro egregiamente) a farsi dare del bello da Chad Leclos, che così ha dimostrato che l’Italia non è solo spaghetti, pizza e mandolino come Walter ha chiesto. Giganteggiato da Proud (che per fortuna gli ha stretto la mano solo formalmente, altrimenti ci saremmo trovati un selezionatore della giovanile menomato) ha poi ingaggiato un duello verbale con la Bonnet, che ha qui infilato un poker di vittorie peraltro di squisita fattura.

Dopo aver vinto i 50 farfalla si è presentata in quattro-minuti-quattro e ha stampato 55”3 nei 100 stile. Onesta.

Nel mio personalissimo cartellino delle bellezze del trofeo però non trova posto sul podio, dove svetta Simona Baumrtova, ieri vincitrice nei 100 dorso in 1’00”41. I gestori della piscina di Mecenate fanno sapere che manderanno il conto dei danni alla corsia 4 dove la Simoncina ha urtato violentemente dopo aver sbandato agli 85 metri, danneggiando tre dei galleggianti gialli. Coraggio Simona siamo tutti con te.

Al secondo posto una bellezza poco appariscente (nel senso che nelle finali del pomeriggio non è apparsa). Sara Alesci all’argento ma non per distacco. La prossima volta ti vogliamo anche al pomeriggio.
Al terzo Martina Carraro, che però è al primo posto nei 50 rana. Doppia vittoria per lei, oggi non serviva neanche il cartonato.

Anche il sabato fortunatamente nessuna vittima nelle esibizioni da telefono azzurro. I bambini hanno tentato in tutti i modi di schiantarsi sui blocchi Omega o nel cartonato rosso della Nuomil che nascondeva le bruttezze della Daniela Samuele. Non ce l’hanno fatta e questo è già un successo.

Successo che ha arriso a molti dei nostri. Duellone nei 100 rana tra Scozzoli e Poggio, redivivo dall’Inghilterra. Sul filo dell’1’01”, niente di che in un Trofeo che chiedeva solo di vedere a che punto siamo.

Siamo a buon punto per il dorso di Ilaria Cusinato. La frazione ben nuotata, anche più veloce della livornese Sara Franceschi che di solito la recupera, dimostra che la cura tecnica ostiense comincia a dare buoni frutti. Si scende sotto i 4’40”, un tempo che in Italia dice qualcosa, in Europa al momento no. Vedremo, speriamo, la prossima estate. Nei 200 farfalla bene la Bianchi, per ora siamo  a 2’10” per lei e Polieri… insomma niente male. E niente male neanche la Caponi nei 400 stile, la aspettiamo a Riccione: lei vale 4’05” secondo le voci che ho sentito. Bisogna farli.

Per il resto, ieri, a parte la cotoletta alla milanese a pranzo, da segnalare come valore assoluto ci sono le tre vittorie con prestazioni cronometriche ottime di Proud (21”64 nei 50 stile) e di Leclos (nei 100 farfalla 51”36 con Matteo Casper Rivolta a 52”90 a osservare i piedi del ragazzo Energy) e di Desplanches nei 200 misti in 1’59”45. Ricordiamo che fra un mese i due ragazzoni Energy dovranno dare battaglia ai Commonwealth Games, che per i sudditi di sua maestà sono più dei Mondiali!!!

Tre record del meeting che credo siano destinati a durare parecchio, dando lustro a una manifestazione che sia avvia al decennale ma che merita, secondo me, che Milano cominci a pensare a una sede decente. Perché a partire dall’ingresso fino agli spogliatoi, i bagni, il piano vasca e la tribuna, Daniela (e Milano) comincia a meritare di meglio.