Budapest 2022 day 7 – Orchestrine e filmatini

di Mauro Romanenghi

In questi ultimi anni è oramai in voga la presentazione uno per uno dei protagonisti delle semifinali e finali pomeridiane. Che non sarebbe neanche male, come idea. Poi però si esagera e si fa questo mini video abbastanza ridicolo. Anzi, per alcuni diventa proprio ridicolo, visto che si esibiscono in ameni balletti. Direi un’esperienza minivideo fallimentare, ma purtroppo conoscendo i personaggi, toccherà sorbircela per sempre. Come non bastasse, abbiamo pure la musica dal vivo. Probabilmente questo quartetto sarà famosissimo in tutta l’Ungheria, ma suona una patetica lagna per accompagnare gli atleti alla premiazione. Lo salva solo la bellezza della violinista, che ovviamente sta in primo piano. Insomma, dal mio personale cartellino, stroncatura su tutta la linea.

Oggi musica di lagnanza, nel parterre azzurro.
Iniziamo dalla Panziera che ci racconta con un mezzo giro di parole che sta preparando Roma. Ora, ci siamo capiti che questo mondiale l’hanno piazzato qui tra il lusco e il brusco. Però c’è e visto che c’è ed è un mondiale si deve onorare preparandolo al meglio. Perché un Mondiale è più importante di un Europeo, anche se lo fanno nel tuo condominio. Soprattutto se, svegliandoti prima senza lagne, vai prenderti un bronzo che ieri dicevi fuori portata: se non ci credi tu, chi altri? Male, molto molto male.  
E arriva anche la Pilato ci conferma che non è al top. Va beh, facciamocene una ragione. Basta che domani metta la mano davanti.
Quadarella…non è in forma pure lei. Però ci mette la grinta, e sfiora l’argento. Almeno una che ci crede, oggi, la troviamo.

Dopo tutti gli spareggi persi, oggi è il giorno delle squalifiche. Si vede che ai ragazzi piace fare gruppo.

Ceccon sei record italiani, più il mondiale dei 100, un oro e un bronzo, e domani la finale dei 50 dorso e una staffetta che ha il dovere di fare bene. Anche solo perché l’ha detto Burdisso.

Oggi guardiamo le gare io e mia moglie, e subito parte la stoccata in flèche. Premiazione dei 200 dorso: “ma queste si chiamano Bacon e White, ma dove le trovano con questi cognomi”?

Mamma Mc Keown e la guardia del corpo

Sempre alla premiazione, sempre mia moglie: “ma questa che ha vinto è la regine delle nerd, con questi occhiali. Tipo la secchiona che se li toglie e diventa figa.” Al che inquadrano una signora che imbraccia il canguro mascotte e lei fa “questa è sua madre, sono uguali”. Io rispondo: “ma no è la madre della McKeown”. Ovvio, infatti la vincitrice dei 200 dorso è la nerd Kaylee McKeown. Mai discutere con la moglie.

“E niente, comunque anche questa Bacon è una bella manzetta eh!”

Milak visibilmente infastidito dalla prestazione cronometrica dopo l’arrivo si volta verso il suo pubblico: e come mostrarsi infastidito se ti adorano in diecimila? E allora, cambia faccia, saluta e sorride come fosse il papa. E bravo il nostro cioccolato Milak.

Tutto chiaro no?

Gli USA cominciano a prendere il vizietto di perdere le staffette contro gli australiani. Male, anzi malissimo, finendo pure dietro i taglialegna canadesi. 

Due parole sulla Ledecky, le prendo pari pari da mia moglie: “questa si è rotta di sentir dire che è in crisi, e guarda che gara ti fa”. Esatto.

Lani Pallister finisce qua il suo mondiale in panchina per il COVID. Chissà se tornerà ai Mondiali di salvamento a Riccione. Probabilmente no, ma sarebbe stato bellissimo!

Budapest 2022 day 4 – Alla morra cinese!

Bim bum…

Una volta si giocava in cortile, la sera, dopo aver mangiato. Non tanto, magari finchè faceva un po’ buio. Fino alle nove e mezza, però, ci stava. Magari a nascondino (nel buio delle ombre, difficile essere scoperti). 
Per stare sotto, si faceva la conta. Bim Bum Bom, la morra cinese, le filastrocche, e via si partiva con lo sfigato che doveva farsi tutti gli androni delle scale. 

Oggi gli italiani ci hanno preso gusto e anche loro si fanno la morra cinese per decidere la finale. Una morra cinese che premia gli avversari di Zazzeri e Scalia. Si vede che i nostri, da piccoli, a nascondino non ci hanno mai giocato

Diciamocelo: c’eravamo fatti la bocca buona, e quindi pregustavamo il successo di Martinenghi nei 50. Niente da fare, stavolta Fink fa il colpo vincente. Oggi è il giorno di Fink.
Infatti un altro Fink, stavolta con una E in più, si fa riportare in carrozza fino ai 50 finali degli 800…Finké non li frega tutti. Questa me la ero segnata da Tokyo dello scorso anno. Scusatemi. Non lo farò più.

Mica male Milak. L’ungherese che mi fa venire in mente la marca delle tavolette di cioccolato dalla mucca viola, vola invece in vasca senza avversari. Manco la scia riescono a prendere. Record mondiale stracciato e la soglia del 1’50” che si avvicina pericolosamente. Tutti a incartare le tavolette di cioccolato, adesso!

Anche la soglia dei 47” si avvicina per il conte David (che la FIN ha già chiamato con tre nomi diversi: si chiama Popovici e credo, anche, con l’accento sulla I finale, ma non ci giurerei). Dressel intanto, per non saper leggere né scrivere, quatto quatto da forfait. Problemi per l’asso USA? Vedremo nei prossimi giorni.

Oggi fra i miei favoriti c’era Marchand, nei 200 farfalla. Domani sicuro oro nei 200 misti. Sicuro. 

I francesi continuano nel loro percorso di rinascita, con i 100 di Grousset on 47”54.

E qui mi butto e do per sicuro l’oro della McIntosh, che ha bisogno del Macbookpro. O qui, o con i 400 misti, lo zio glielo regala se vince. Ma secondo me, già qui.

Staffetta mista mista stregata per gli azzurri. Diciamo che il lancio poteva essere migliore, diciamo anche che Ceccon è alla sua nona uscita in quattro giorni. Va bene così, però brucia. 

Esistono anche le cinesi alte. Che vincono i 200 stile libero. Dove non c’è più la Pellegrini, così l’ho detto pure io e non ci penso più. 

Mondiali v25 2021 day 5 – Quarant’anni e non sentirli!

Campioni senza tempo in questa rassegna!

di Mauro Romanenghi

Lo so che vengo dagli anni Ottanta, lo so che sono della generazione vintage, lo so. 
Non c’è bisogno di ricordarmelo, che ho una certa età.
Però in quegli anni c’era una bella pubblicità dell’olio Cuore (ma sì diciamolo, mica mi pagano) dove Dino Zoff saltava la sua bella staccionata a 40 anni suonati: per dire che si può andare forte a qualsiasi età, più o meno, senza esagerare.
Non ha bisogno dell’olio Cuore (o forse sì, chi può dirlo) Nicholas Santos, classe 1980, e guarda un po’ in che anni andiamo a finire e poi non dite che l’ho fatto apposta. Primatista mondiale, campione mondiale in vasca corta e argento di vasca lunga più volte nei 50 farfalla. Se esistessero alle Olimpiadi, di sicuro un podio lo avrebbe tirato fuori perché raramente ha fallito un appuntamento. Io di ragazzoni di quaranta anni di un certo livello ne ho visti, anche vincere un oro olimpico: andatevi a rivedere la staffetta del fondo di Lillehammer 1994. Grazie Santos, procediamo e rimettiamo indietro il film di una giornata. 

Ieri non sono riuscito a vedere le gare, perché sono andato a produrre i salami fatti in casa. Chi se ne frega, direte voi. Beh, se li aggiaste, non lo direste. Qualcuno dei miei lettori lo ha fatto, e non è rimasto deluso.
Naturalmente so della staffetta azzurra d’oro, che mi sono rivisto in un video. Bravi nell’insieme, ma l’ultimo cambio di Miressi è d’alta scuola, diamo a Cesare quel che di Cesare e a MIre quel che è di Mire. Che poi ce ne vuole di pelo sullo stomaco, a rischiare.

Non ho visto invece la 4×200 e mi dispiace, è tra le gare che preferisco e l’Italia è stata protagonista. Ottimo l’insieme, naturalmente ha pesato l’assenza di qualche specialista (vedi Detti) ma abbiamo scoperto un altro possibile adepto di questa staffetta che potrebbe assurgere al ruolo di protagonista. Razzetti ha espresso una grande ultima frazione, vero é che in vasca corta la storia è diversa. Da rivedere. Comunque l’Italia fa il record della 4×200 che mica è cosa da ridere, soprattutto con una frazione da 1’44” che non è proprio il massimo.

Mora pesca invece il grande jolly. Quando dal mazzo si pesca il jolly, bisogna sempre sfruttarlo. E quindi l’argento è giusto così.

Mancava invece l’oro individuale per il nostro portatore di collane preferito, il russo Kliment Kolesnikov. Rimedia subito vincendo in un’oretta 100 misti e 50 dorso. 

La Gorbenko, noto cognome israeliano, vince i 100 misti e si porta anche lei fra i duplici vincitori. Così fa anche la Li, nei 400 stile, con la sua nuotata lunga e sciolta (non è vero, che è sciolta…). Insomma, per ora il detto non c’è due senza tre non si è verificato. Vediamo domani, ultimo giorno, in cui però ben poco potrò vedere, essendo impegnato con i ragazzi. Male male la collocazione di questi Mondiali, gente.

Torniamo a oggi. Nella girandola di staffette da 50, l’Italia torna sul podio nella mista maschile. Oro sfiorato, ma non è sempre domenica: infatti oggi è lunedì, per cui anche un bronzo ci può stare.

Piccolo excursus sulle squalifiche a rana. Oggi a farne le spese il turco Sakci, già squalificato nei 100. Un po’ il gemello della Castiglioni. Mia moglie chiede come mai succede. Ebbene, quando entri in questo loop tecnico spesso non ti accorgi dell’errore. Ma il giudice sì, e diventi l’osservato speciale. In genere, con pessime conseguenze.

E’ il Canada il mattatore di giornata: Macneil vola sott’acqua nei 50 dorso manco fosse una lontra nell’acqua gelata e stabilisce il record del mondo: la Masse si accontenta del terzo argento su tre gare battuta da tre persone diverse. Oggi dicono che si sfogasse della sconfitta battendo a birra e salsicce i suoi colleghi maschi, i quali tanto stanno combinando ben poco a questa rassegna. La Pickrem invece vince i 200 misti, e infine le quattro spaccalegna in camicia di flanella sfiorano il record del mondo della 4×200.

Abbiamo iniziato con Santos, chiudiamo con la Tang che nei suoi 17 anni di emozione della Z-Generation non sa cosa dire e allora ringrazia tutti per la sua vittoria al fotofinish nei 100 rana. Per che cosa non si sa. Ma ti vogliamo bene, Tang, come a Santos.

Mondiali v25 2021 day 3 – Non bisogna pensarci troppo!

Uhm… (credit foto: Wikipedia)

di Mauro Romanenghi

Un mio amico mi raccontava una volta di un suo collega che conobbe una ragazza. I due si innamorarono e poi si sposarono. Il collega, durante il periodo di fidanzamento, ebbe modo di esprimere – a modo suo – l’apprezzamento per questa ragazza. Di lei disse appunto a questo mio amico: “chista è pericolosa, amico mio: chista, legge!!!”.
Ognuno naturalmente tragga le sue conclusioni, ma questo aneddoto lo traslo alla storia di oggi. Perché ad esempio anche pensare troppo, a volte, è pericoloso.
Abbiamo parlato tante volte di Matteo Rivolta, un ragazzo che si è rivelato nei primi anni del decennio ma poi non è mai riuscito a esplodere veramente. Ha peregrinato qui e là, e ora è approdato da Pedoja. Potremmo definirlo il delfinista pensatore, per la sua troppa serietà. Ma nel nuoto forse non bisogna stare troppo a filosofeggiare. Ecco, prendo come spunto la storiella iniziale per dire che forse Matteo, pensa. Troppo. E questo non lo dico io, ma i suoi allenatori. 
Ecco forse oggi non ci ha pensato tanto e ha solo buttato il cuore oltre l’ostacolo, conscio del suo valore e di un 48”64 realizzato nella ISL. Perché non è che ha battuto proprio degli scarsi, con due dei primi cinque della topten assoluta (tre, contando lui).
Spiace non aver potuto vedere qui, così come non abbiamo visto Cerasuolo, Stefanì, causa tempo limite realizzato troppo tardi. Chissà, magari avremo avuto un altro atleta in finale a giocarsela. Inutile pensarci troppo.

Lampi d’azzurro oggi ovunque, con semifinali superate praticamente da tutti. Tre medaglie conquistate, la nazione forse più in vista dopo gli USA che naturalmente dopo due giorni così così infilano due podi oro bronzo e una staffetta in chiusura. Tanto per chiarire che Dressel o non Dressel, Ledecky o non Ledecky, le stelle e le strisce ci sono sempre. 

Anche Nic Fink c’è sempre, oggi. L’ho notato un po’ per caso. Prima si fa i 100 misti e i 200 rana in batteria, poi si spara la staffetta mista mista, poi eccolo in finale nei 200 rana vincerli d’autorità in 2’02”28, poi una bella semifinale dei 100 misti per sciogliersi e infine argento nella mista mista finale. Di certo non è uno che ci sta troppo a pensare su, se c’è da gareggiare.

La Masse secondo argento in due giorni. Dicono che si sfoghi spezzando le pietre del deserto a mani nude, non essendoci qui le querce.

Torniamo a bomba sugli azzurri. Intanto argento e primato personale per Simona Quadarella, che agli Europei aveva preso una sonora scoppola dalla Kirpichnikova, l’unica russa di cui è più facile scrivere il nome che pronunciarlo. Qui viene battuta di nuovo ma per poco. E’ la cinese Li che però mette d’accordo tutte con un bel 8’02”90. Tra l’altro, senza pensarci, partono tutte alla garibaldina con un bel passaggio a 57” nel primo 100. Alla faccia della gara tattica.
In chiusura, l’Italia conquista anche un bronzo insperato nella mista mista. La Di Pietro è molto felice di questa medaglia, e saltella qui e là dietro Martinenghi. Alla fine, una medaglia mondiale non è mica da tutti i giorni. Certo con il tempo degli Europei era argento, ma pensarci non serve.

Guardando la finale dei 200 rana, il fatto che non ci fossero italiani (ma nemmeno in batteria) è stato un po’ sorvolato. Certo non si mette un bell’accento come se fossero i 200 stile della Pellegrini. Eppure non è che nel recente passato non avessimo avuto discreti rappresentanti. Così a caso vengono in mente Fioravanti, Rummolo, Bossini, Giorgetti, Facci. Medaglie olimpiche o mondiali non di cento anni fa. Come per i 200 stile e la velocità donne, i ranisti ci facciano un pensierino. Ma non troppo.

Mondiali v25 2021 day 2 – Miracoli nel deserto

Non è la stessa Siobhan Bernadette, ma di miracoli ne ha fatti lo stesso.

di Mauro Romanenghi

Ieri ero preso dalla bellezza dell’impianto e dal pensiero del caldo, contrapposto a qui dove addirittura c’è freddo pure nelle piscine (sarà la crisi del metano…), ma del record del mondo della Haughey non me ne sono occupato. Non che poi sia una sorpresona, questo record, inseguito per tutta la ISL dalla medaglia d’argento olimpica. Il nome mi pareva strano per un’asiatica, infatti sono andato a vedere ed è di origine irlandesi: che poi tanto strano non è visto che è di Hong Kong, ex colonia britannica. Solo una che si chiama Siobhan Bernadette comunque poteva fare il miracolo di portare a Hong Kong il successo mondiale (NDR: il suo nome significa Grazia di Dio, su Bernadette fatevi le ricerche del caso).
Ma in acqua di miracoli se ne fanno pochi e il talento asiatico guidato da Michael Fasching (almeno così pare) sa il fatto suo con una gara regolare che porta a distanziare la canadese Smith di due secondi circa: sarà di grande ispirazione per gli altri nuotatori della nazione (che immagino non siano molti, comunque), dice il suo allenatore.

Parlando di canadesi, ieri successo nei 400 misti abbastanza a sorpresa della impronunciabile (per noi) Cieplucha. Con le due staffette di ieri e oggi il Canada si porta a tre ori, merito soprattutto delle taglialegna a foglia d’acero orfane però qui della Penny nazionale, che si è fatta un po’ male alla schiena – si sa portare tronchi di castagno da sola non fa benissimo. 
Tra le altre canadesi, qui in dieci (poche ma buone, come dice il loro coach Ben Titley che avrà il suo bel daffare a tenerle a bada) oggi alla Masse sfugge il titolo dei 100 dorso per soli due centesimi dalla Hansson.

Super Hansson oggi alla Ethiad

La svedese è la protagonista di giornata, come ieri lo è stato Razzetti. Prima apre la staffetta mista svedese con un 25”91 di tutto rispetto, asfaltando la concorrenza e poi si prende il lusso di vincere i 100 dorso, appunto. La staffetta 4×50 mista a un certo punto sembrava da sola in vasca, anche perché la Saretta nazionale, reduce dai festeggiamenti per il ritiro della Pellegrini, sfoggia questo bel 23”9 a farfalla e per la Coleman basta salire sulla carrozza a stile per arrivare fino al traguardo. E poi se fosse arrivata un po’ meglio senza fermarsi all’ultima bracciata, secondo me il record mondiale non lo eguagliavano soltanto. In ogni caso, per dirla alla Mortal Kombat, vittoria sfolgorante.

E l’Italia? L’Italia è rana, oggi. Non solo, intendiamoci. Sto infatti tacendo tutta una serie di ottime prestazioni. Quella di De Tullio ieri, nei 400 con un bel rush finale. Ma anche oggi c’erano diversi finalisti, la giovane anziana Cusinato che torna nei 200 farfalla, i 200 stile di Ciampi in 1’42” nella finale vinta dalla sorpresa di giornata, il coreano 2003 che ha il fisico così stretto in vita che potrebbe passare dalle sbarre di una prigione di massima sicurezza.
C’era pure Mora, che forse con un passaggio più convinto avrebbe detto la sua in una finale dei 100 dorso in cui in 7 decimi sono arrivati tutti.
Ma c’erano soprattutto Pilato e Martinenghi. Corsia due per entrambi, entrambi non al top. Ma se c’è la classe e tutto funziona, allora qualcosa viene fuori. Agli Europei di Kazan gli Azzurri ci hanno abituato a vincere tanti argenti, e allora raccattiamo due argenti anche qui. Certo Benny sembrava potercela fare, ma viste le premesse poteva andare peggio: si sa che gli italiani amano piangersi addosso, non è il caso di questa nazionale. A lei, le lacrime non si addicono.

Mondiali Junior Day 2: che abbuffata!

                       di Mauro Romanenghi

Benedetta Pilato

Sfoggio di inglese per Benedetta!!!

Non so quanti altri giorni potrò commentare di questi Mondiali. Le ferie si avvicinano, e io partirò per la Puglia, dove sicuramente seguirò una morigeratissima dieta a base di bombette, burrate, pastasciutte, melanzane alla parmigiana e carne alla griglia. Tutto leggerissimamente fritto nel fantastico olio pugliese. Mi aspettano quindi delle grandi mangiate, e sto allenando l’appetito. 

Un po’ come fanno i protagonisti di questi mondiali, che sto seguendo insieme a dei veri appassionati (anche di cibo, credo).

Abbuffata anche di titoli oggi: otto titoli individuali assegnati e una staffetta. Qualcuno tenta già di fare il passo più lungo della gamba, ma la gamba é quella del tavolo quindi rimane indigesta. 

E’ il caso, ad esempio, del vincitore dei 200 stile, Urlando. Urlando di felicità dopo aver bruciato lo svedese di sei centesimi (svedese favoritissimo che al mattino aveva rischiato la beffa). Urlando di rabbia dopo quindici minuti per aver malamente bucato la finale dei 100 farfalla, morendo letteralmente. Però, ragazzo, 15 minuti fra una gara e l’altra forse sono ancora troppo pochi. Ripassa fra qualche anno.

Parliamo sempre di 200 stile. Sette atleti in sette decimi di secondo. Come ai mondiali assoluti una gara, quella dei 200 stile, apertissima. 

USA sugli scudi oggi e vincitori di quattro ori con il record mondiale giovanile della mista mista (e fanno due con la stile veloce di ieri). Si issano in testa al medagliere e vanno in fuga. 

E’ ufficiale che in ungherese il cognome si dice prima del nome: é stranissimo, ma é così.

La regia ungherese é precisissima: anche nel non far vedere una premiazione. Pubblicità, commenti tecnici, telegiornale flash, ma le medaglie, comprese quelle azzurre, nisba. 

Eh sì perchè all’abbuffata di titoli contribuisce anche l’Italia. Prima Ceccon fa suoi i 100 dorso con il primato italiano Juniores, seconda prestazione ogni epoca, in 53”46. Poi Benedetta vince i 50 rana. Entrambi con un po’ di patemi, nel finale. Ma é giusto così, ogni pranzo va meritato e così anche ogni successo. 

La Pilato é anche l’unica ragazza non ungherese che abbiano fermato per un’intervista. Beh dai non se la cava male. Brava!

Osservavo l’entrata di molte ragazze. Alcune sono spavalde come se andassero a fare shopping: con stivaloni, cuffione, manca solo la borsetta o lo zainetto. Altre sembrano lì per caso, si guardano intorno e si mangiano le unghie. Fa specie pensare che la campionessa mondiale dei 100 dorso, Regan Smith, ha la loro età (beh, anche la Pilato…)

Nella gara degli 800, dove la Giulia Salin conquista il bronzo con un ottimo duello spalla a spalla, vince Lani Pallister. E chi se ne frega, direte voi. Giusto.
Solo per dire che l’australiana è la campionessa mondiale in cinque specialità individuali del salvamento nel 2018, ultima edizione dei mondiali Juniores, nonchè primatista mondiale di categoria in due di esse. Questo quindi é un successo storico, non credo sia mai avvenuto prima. Insomma, anche il salvamento voleva partecipare al banchetto.

Per fare un po’ di gossip, un mio conoscente mi fa sapere che Lani spodesta la madre dalle top50 degli 800 inserendosi al trentesimo posto. Insomma, buon sangue non mente!

FuoriOnda 70 – Speciale Gwangju 2019: gran finale!

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro e in redazione come sempre Marco Agosti.

Ospiti Cristina Chiuso commentatrice TV per Eurosport e collaboratrice di OAsport con Enrico Spada, direttore di OAsport.

Eccoci con la squadra al completo a commentare questi Mondiali. Con il disturbo del Fogliani e la parte tecnica (si dice così) a cura di Mauro Romanenghi, grazie alle statisiche di Marco Agosti, ascoltiamo le opinioni di Enrico Spada e Cristina Chiuso, nostri gentili ospiti e amici di Acquastampata. Le sorprese, le grandi prestazioni, le delusioni di questa rassegna iridata in tutte le salse, azzurre e non. Senza dimenticare l’occhiio lungo verso Tokyo. Solo su Fuorionda, che saluta Gwangju e si proietta verso un altra meta: 2020, arriviamo.

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 29 luglio 2019
Credit foto: Laura Vergani/screenshot RAISport

FuoriOnda 69 – Speciale Gwangju 2019: Fabio Scozzoli: il Capitano

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani, in redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Fabio Scozzoli, primatista italiano dei 50 rana e Capitano della nazionale.

Uno è il capitano sempre il capitano. Un vecchio adagio che si adatta a Fabio Scozzoli, il più esperto (non si dice anziano): un “motivatore”, un “responsabile”, una piccola “guida” per i meno esperti. Insomma non deve fare nulla ma può fare molto. Per i compagni, gli amici, o la fidanzata. Ci racconta il suo ruolo ma anche le sue gare e le sue sensazioni solo qui su Fuorionda, il podcast mondiale che vi accompagna come se foste in Corea.

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 27 luglio 2019
Credit foto: pagina instagram di Jaked.

Gwangju 2019/heat 7 – La concentrazione è donna!

di Mauro Romanenghi

4x100 medley relay_roadtotokio/collage screenshot RAI

4×100 medley relay_roadtotokio/collage screenshot RAI

Oggi giorno delle scuse. Per fortuna non le ho sentite, quelle della staffetta maschile. Né voglio sentirle. Tredicesimi fuori dalla finale e dai qualificati di diritto per Tokyo. Sempre dalla parte dei ragazzi, però 3’35”8 non ci sta. Come dice la Pellegrini: “le donne sono più resistenti e riescono a tenere la concentrazione più degli uomini”. Ha detto tutto lei. Io aggiungo: italiane.

Capitolo Vergani. Difficile rientrare così. Però la colpa è solo, soltanto e solamente sua. A ventidue anni bisogna crescere e diventare responsabili. Ha perso un mondiale, e speriamo che non ci sia altro: i Carabinieri non saranno tanto teneri, secondo me. E ora sta a lui ricostruirsi. Seguiremo gli sviluppi. 

Capitolo Dotto. Lo so, è caduto. Lo so, non è colpa sua se è caduto. Ma bisogna riconcentrarsi. Ce n’erano altri sette con lui. 

Capitolo Cusinato. Quando si fanno delle scelte, bisogna accettare le conseguenze,. Buone o cattive. Lei lo sa e lo sa ammettere. La scelta non si discute, e nemmeno le conseguenze. Qua di sicuro non bene, con la sua progressione poteva giocarsi due tranquille finali e magari qualcosina di più.
Ora vedremo anche per lei. 

Capitolo Martinenghi. Una stagione di rientro a metà. Una stagione, per tornare al top, non basta. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Perché il vertice è lì, a mezzo secondo. A vent’anni è presto per pensare che sia tardi. Soprattutto con questo talento.

Capitolo Sabbioni: come sopra, con tre anni in più. 

Capitolo Codia. Sfortuna(?), rimandiamo alla prossima stagione. 

Capitolo Bianchi. Arriva troppo tardi questa qualificazione. Forse, dico forse, fosse arrivata ad aprile oggi avremmo avuto dei bei duelli in più. 

E finalmente parliamo dell’ultimo giorno.

Ho scommesso con gli amici forte delle mie 5 vittorie di ieri. Ebbene, mazzuolato. Ho azzeccato solo due gare. La forma se ne è andata. Mia moglie in compenso ha centrato tutte le previsioni sulle staffette miste. Touché.

Si può sempre sbagliare in partenza. In genere, nei 50, chi parte male perde. Oggi la lezione l’hanno appresa in tre. Kolesnikov, nei 50 dorso. Pilato, nei 50 rana. Sioestroem e soprattutto Campbell nei 50 stile.

Esageriamo? Ma sì. Esageriamo. Benedetta Pilato poteva vincere. La progressione si è fermata a 10 metri dall’arrivo, ma non è così facile battere la King, soprattutto se ti guarda storto ogni bracciata (anche dall’altra parte). Alla fine ha dovuto farsi venire la vena grossa sul collo che le manca!

Ma che avranno da ridere sempre le raniste sul podio che si odiano a morte…

Nei 400 misti maschili Seto si presenta con più di tre secondi all’ultimo 100. Litherland, che sente il fiato di Trump sul collo, si lancia all’attacco. E quasi ce la fa. A onor del vero. Seto muore nell’ultimo 50, finendo in 29”66. Paura vera.

Parlando di podio, a 4’12” c’era un medaglia nei 400 misti uomini. Insomma, un tempo raggiungibile.

Si rivede di nuovo Ye Shiwen, due medaglie qui. Simpatia.

Ieri sera ragionavo con amici che forse era il caso di mettere la Smith in finale per gli USA. Che non sono stupidi infatti l’hanno fatto. Regan Smith non li ha delusi, si sa le donne restano concentrate più a lungo degli uomini, anche le statunitensi.
La staffetta statunitense femminile quindi demolisce il vecchio record di un secondo e un decimo. Un secondo è merito di Regan Smith, che fa 57”57. Passando in 27”74 ai piedi, che valeva la finale dei 50 senza problemi.

Se volete trovare i componenti delle staffette maschili USA, potete andare alla frontiera con il Messico. Hanno organizzato un Campus estivo di scuola di muratore. Kal-el Dressel sposterà i mattoni a duecento per volta, poi gli altri frazionisti li disporranno fino a 15 metri di altezza, senza farsi aiutare da lui. La malta la porterà Trump in persona, aiutato da Salvini che si sa è un grande esperto di murature. Trump conta in questo modo di risparmiare molto sui lavori di effettuazione. 

La Gran Bretagna vince una medaglia storica con il nuovo record europeo. Diamo però a Cesare quello che è di Duncan Scott: 46”14 nella frazione a stile significa che ha guadagnato un secondo e mezzo a Adrian. Terza la Russia, che perde il primato, ma se Rylov avesse trovato una buona apertura, forse forse…

Certo i cambi della Russia sono da invidia: 32 centesimi persi in totale. Il cambio Rylov Prigoda da applausi.

Penso che non imparerò mai che Manuel  è il cognome di Simone Manuel e We è il cognome di Shiwen.

Importante informazione che ora Dari darà il cambio a Suri, per i mondiali master. Dopo questa nota fondamentale, possiamo riposare tranquilli. 

Parliamo di Greg? Ma sì, parliamone. La Caporale inscena tipo un funerale: hai perso… beh ma ha vinto l’oro negli 800, un bronzo nei 1500, un argento nella staffetta in mare e qualificato nella dieci per Tokyo. Wellbrock è più forte, ma Greg ha avuto anche tanto da fare e un infortunio a maggio. Certo ci sono gli avversari, adesso, non li nascondiamo sotto il tappeto come la polvere. Ma vedremo. L’Italia c’è. Greg con lei.

Più che Crudelia Demon, con quei capelli la Pilato sembra Double Face di Batman. Gli manca solo la monetina da far saltellare… chi batto oggi?

Fino allo scorso anno nelle topten mondiali alltime c’era solo lei, Pellegrini. Oggi ci sono quattro azzurre. Pellegrini, appunto, poi Quadarella, Panziera, e Pilato. Crescete e moltiplicatevi. Per la gioia degli appassionati.

Chiudiamo con la collezione dei boschetti, mai lieti ma che l’Italia ha, essendo una nazione verde, sempre con sé: primato non invidiabile, spesso con il record italiano: tre staffette tre, tutte con record italiano. Burdisso, con record italiano. Di Liddo, con record italiano in batteria e semi e quasi in finale. E per ultima Panziera. Ricordando che le statue di bronzo sono meglio dei boschetti, ci aggiorniamo alla prossima.

Gwangju 2019/heat 6 – Se questa è crisi USA…quella del Settebello che è?

di Mauro Romanenghi

7bello_campionedelmondo_Corea2019/screenshot instagram andrea staccioli

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Allora devo chiedere scusa. Perché le parolacce non si devono dire. Lo sanno anche i miei atleti, dai quali non le voglio sentire e se mi scappano (capita) me lo fanno subito notare. L’ultima è stata al Foro Italico, pochi giorni fa, quando ho sentito “c…o” in bocca a una ragazza. Subito ripresa, una sua compagna mi ha detto: “tu lo dici sempre”. A parte che non lo dico sempre, non é una buona ragione per imitarmi, ho risposto. Insomma, cazzate non si dice. Ma rimango sulle mie posizioni. D’altronde, non sbaglia le virate pure Dressel? Eppure fa 49”6 a delfino. Non faranno così schifo. La Sioestroem ha preso un metro dalla Mcneil nei 100 farfalla in virata. Farà così schifo a virare? Bene, chiudo qui la faccenda. 

Visto che ho parlato di Foro, consentitemi una digressione a 25 anni fa. Io c’ero. Con altri 15000. Una calda serata, nella tribuna sopraelevata del Foro a Montemario, e la Spagna di Estiarte si arrese 10 a 5. Ricordo un goal da 10 metri, spettacolare:

https://www.youtube.com/watch?v=VYTvHNDrwIQ

Una bolgia. La Spagna annichilita. Era il goal del 7-2 , che ho rivisto, una bomba da lontano. Come oggi, quel 7 a 3 di Dolce, la palla che schizza sotto l’ascella di uno spagnolo. E lì capisci che tutto gira giusto. Con le prime quattro superiorità che entrano tutte, con la Spagna che sbaglia il rigore del vantaggio, che ne fa 4 su 13 in superiorità, non segna neanche sola davanti al portiere. Insomma anche oggi, 10 a 5. Giorni così, che si ripetono ogni 25 anni. 

La nazionale di nuoto che c’entra? C’entra, era lì a tifare. Scatenate Casti e Di Liddo, che quasi si scaraventa giù dalle tribune. Il telecronista impazzito che cita il 1975 e il porompompero, il famoso coro del 2006 in Germania (????). Ma oggi vale tutto. 

Ebbene festeggiata la vittoria del Settebello, che io seguo da Los Angeles 1984 (anche se di pallanuoto non capisco nulla, infatti ho fatto prendere 50.000 lire di multa a una squadra quando mi sono seduto in panchina come viceallenatore), torniamo in piscina. 

Prima però un doveroso ricordo alle vittime della sciagura nel locale notturno. Le feste non dovrebbero mai finire così.

Siparietti oggi dopo le batterie dei 50 rana dove una certa Pilato infila un 29”98 che è il nuovo primato italiano assoluto e di ogni categoria. Penso una cosa mai successa finora.
La Carraro la dipinge in tutta la sua gioventù, ma sappiamo che la Carraro vive con il cartonato della Casti da battere in camera. Dopo la semifinale e gli sguardi assassini del pomeriggio, cambierà la sagoma del cartonato. Domani prevedo scintille. 

Per inciso, la Pilato è la settima performer di ogni epoca nei 50 rana. Solo in otto sono scese sotto i 30 secondi.

Dichiaro ufficialmente chiusa la crisi USA dopo i cinque ori cinque di oggi. Anche se con il sudore della fronte, come diceva qualcuno, che impregna le bandana. Tragedia evitata anche per Ledecky, che aveva la lettera per la frontiera con il Messico già sulla scrivania di Trump. Sprint finale e lettera nel cestino. 

La Quadarella però ha sentito odore della medaglia, parole sue. A Tokyo propongo di vestire la Kationa con delle orecchie di coniglio, così Simoncina può fiutarla e andare in caccia. 

Per buona creanza, dopo la quarta prestazione alltime nei 1500, la Quadarella fa anche la quarta negli 800. Par condicio.

Il responsabile del sito FIN lancia la moda del bum bum. Ben due post nell’ultima settimana. Deve avere fra i suoi amici degli appassionati di pugilato.

Sempre dalla Caporale una paio di scenette da manuale. La Sioestroem che chiosa: “sono molto felice perché questa è la mia prima medaglia a questi campionati”. Ma come, e l’argento dei 100 farfalla e il bronzo dei 100 e 200 stile? Quelle non contano? Mi immagino la Sioestroem che arriva a casa e butta le medaglie che non sono d’oro…questa sì, questa no.

Arriva la Efimova, alla domanda cosa ne pensa di questo mondiale: “il peggior mondiale a cui abbia partecipato”. Poche parole, ma efficaci.

Arriva Miressi, ed ecco il solito discorso della stanchezza. Siamo tutti stanchi, sono gli ultimi giorni… mancherebbe ancora una mista. Bene, siamo a posto.

Arriva la Panziera, faccia da funerale. E come darle torto, arrivi con il primo tempo e perdi in cinque giorni tutte le tue certezze. E la medaglia. Una sonora e severa lezione. Ma io sono sicuro che ce la farà. Ci piaci di più senza broncio, Margherita.

Spariti dai radar Ceccon e Codia. Il primo evanescente. Mentre qua i millennials fanno furore, anche il suo alter ego Burdisso, il ragazzo dell’ultimo treno, lui è evaporato. Codia dopo un bellissimo 50 lo aspettavo nei 100. La schiena pare averlo tradito. Altro brutto allarme per la staffetta domani. Amen.

Parliamo un po’ di tecnica. Vincitrice dei 200 dorso, sbarella un po’ in giro con la testa la Smith. Forse passare in 59”45 ai piedi non le ha fatto benissimo. Infatti torna in 1’04”… l’incoscienza della gioventù.

Rylov sbarella più di lei. Ma la forza in acqua è senza pari. 

Le raniste hanno preso questo vizio di muovere la testa o inclinarla di qua e di là. La migliore è la King, che si girava ogni bracciata dei 50 rana a guardare la Atkinson. Ma che ti giri, nuota!