
di Mauro Romanenghi
Lo so che vengo dagli anni Ottanta, lo so che sono della generazione vintage, lo so.
Non c’è bisogno di ricordarmelo, che ho una certa età.
Però in quegli anni c’era una bella pubblicità dell’olio Cuore (ma sì diciamolo, mica mi pagano) dove Dino Zoff saltava la sua bella staccionata a 40 anni suonati: per dire che si può andare forte a qualsiasi età, più o meno, senza esagerare.
Non ha bisogno dell’olio Cuore (o forse sì, chi può dirlo) Nicholas Santos, classe 1980, e guarda un po’ in che anni andiamo a finire e poi non dite che l’ho fatto apposta. Primatista mondiale, campione mondiale in vasca corta e argento di vasca lunga più volte nei 50 farfalla. Se esistessero alle Olimpiadi, di sicuro un podio lo avrebbe tirato fuori perché raramente ha fallito un appuntamento. Io di ragazzoni di quaranta anni di un certo livello ne ho visti, anche vincere un oro olimpico: andatevi a rivedere la staffetta del fondo di Lillehammer 1994. Grazie Santos, procediamo e rimettiamo indietro il film di una giornata.
Ieri non sono riuscito a vedere le gare, perché sono andato a produrre i salami fatti in casa. Chi se ne frega, direte voi. Beh, se li aggiaste, non lo direste. Qualcuno dei miei lettori lo ha fatto, e non è rimasto deluso.
Naturalmente so della staffetta azzurra d’oro, che mi sono rivisto in un video. Bravi nell’insieme, ma l’ultimo cambio di Miressi è d’alta scuola, diamo a Cesare quel che di Cesare e a MIre quel che è di Mire. Che poi ce ne vuole di pelo sullo stomaco, a rischiare.
Non ho visto invece la 4×200 e mi dispiace, è tra le gare che preferisco e l’Italia è stata protagonista. Ottimo l’insieme, naturalmente ha pesato l’assenza di qualche specialista (vedi Detti) ma abbiamo scoperto un altro possibile adepto di questa staffetta che potrebbe assurgere al ruolo di protagonista. Razzetti ha espresso una grande ultima frazione, vero é che in vasca corta la storia è diversa. Da rivedere. Comunque l’Italia fa il record della 4×200 che mica è cosa da ridere, soprattutto con una frazione da 1’44” che non è proprio il massimo.
Mora pesca invece il grande jolly. Quando dal mazzo si pesca il jolly, bisogna sempre sfruttarlo. E quindi l’argento è giusto così.
Mancava invece l’oro individuale per il nostro portatore di collane preferito, il russo Kliment Kolesnikov. Rimedia subito vincendo in un’oretta 100 misti e 50 dorso.
La Gorbenko, noto cognome israeliano, vince i 100 misti e si porta anche lei fra i duplici vincitori. Così fa anche la Li, nei 400 stile, con la sua nuotata lunga e sciolta (non è vero, che è sciolta…). Insomma, per ora il detto non c’è due senza tre non si è verificato. Vediamo domani, ultimo giorno, in cui però ben poco potrò vedere, essendo impegnato con i ragazzi. Male male la collocazione di questi Mondiali, gente.
Torniamo a oggi. Nella girandola di staffette da 50, l’Italia torna sul podio nella mista maschile. Oro sfiorato, ma non è sempre domenica: infatti oggi è lunedì, per cui anche un bronzo ci può stare.
Piccolo excursus sulle squalifiche a rana. Oggi a farne le spese il turco Sakci, già squalificato nei 100. Un po’ il gemello della Castiglioni. Mia moglie chiede come mai succede. Ebbene, quando entri in questo loop tecnico spesso non ti accorgi dell’errore. Ma il giudice sì, e diventi l’osservato speciale. In genere, con pessime conseguenze.
E’ il Canada il mattatore di giornata: Macneil vola sott’acqua nei 50 dorso manco fosse una lontra nell’acqua gelata e stabilisce il record del mondo: la Masse si accontenta del terzo argento su tre gare battuta da tre persone diverse. Oggi dicono che si sfogasse della sconfitta battendo a birra e salsicce i suoi colleghi maschi, i quali tanto stanno combinando ben poco a questa rassegna. La Pickrem invece vince i 200 misti, e infine le quattro spaccalegna in camicia di flanella sfiorano il record del mondo della 4×200.
Abbiamo iniziato con Santos, chiudiamo con la Tang che nei suoi 17 anni di emozione della Z-Generation non sa cosa dire e allora ringrazia tutti per la sua vittoria al fotofinish nei 100 rana. Per che cosa non si sa. Ma ti vogliamo bene, Tang, come a Santos.
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