
Se fossimo Oronzo Canà lo chiameremmo schema 5-5-6, oppure visto il congruo numero di medaglie che arriva dalle staffette miste e dai misti (ben cinque) un bell’antipasto misto di Natale. Sedici medaglie ben distribuite, undici primati italiani di cui quattro nelle staffette olimpiche, terzo posto nel medagliere. Soprattutto un cambio di pensiero fra i ragazzi: speriamo sia finita l’epoca del “ho dato tutto ma più di così era impossibile”, “avevo preparato il meeting della Montagna Russa e quindi qui non ero in forma”, “il mio obiettivo erano gli Europei e i Mondiali erano un premio aggiuntivo”. Certo, qui c’erano ragazzi che rispetto a Kazan non erano la brutta copia ma neanche sprizzavano fuochi d’artificio come a Capodanno. Faccio solo un esempio, con il Lamberti di Kazan a qualche tolla in più preziosa si poteva ambire. Ma non bisogna recriminare, altrimenti torniamo allo schema “non capisco cosa sia successo”: semplicemente ci sono tante gare e non sempre si può essere splendidi. Questo vale tanto di più per il prossimo anno con quaranta fantastiche manifestazioni tutte belle e smaglianti ma che bisogna scegliere: non si possono fare Mondiali, Europei, Universiadi, Mediterranei, Mondiali militari, World Games, Giochi della Fratellanza e tutte le altre gare italiane. Mia moglie continua a ripetere che fare la ISL, dove bisogna gareggiare, gareggiare e poi dopo gareggiare (modello americano) ha aiutato. ha sicuramente ragione, come tutte le mogli.
Ieri si aggiungono al club del doppio oro anche la MacNeil (avevo dimenticato Seto!!!) e Nic Fink vincitore ahinoi dei 50 rana su Martinenghi. Il ragazzo varesino sembra farcela, ma poi si vede come Fink si avventi meglio sulla piastra. Avventarsi sulla piastra ieri era lo sport nazionale, che in genere riesce bene agli americani: infatti è la Escobedo a lanciarsi meglio al tocco dei 200 rana e regalare così l’oro numero nove agli USA. Se guardate l’arrivo, la russa era nettamente avanti ma se arrivi sbagliato, in un arrivo con tre in un decimo, cara grazia che sei a medaglia. Un plauso a Francesca Fangio in questa finale: se raccogliamo i centesimi che la separano in ogni gara che fa sui 200 dal record italiano forse per fare un secondo bisogna sommare venti gare.
Se abbiamo imparato qualcosa forse è gettarsi sugli arrivi. Lo fa benissimo Miressi, che così ha raccattato due ori. Quello di ieri vale tantissimo, perché dopo 50 metri nessuno avrebbe scommesso un nichelino (gli americani sì, tanto vale poco) sulla sua vittoria. Il piemontese si emoziona il giusto davanti alle telecamere, diciamo che nella classifica dell’assenza di emozioni dopo Terminator e Robocop sul podio c’è Miressi. Anzi forse Terminator negli ultimi film mostrava qualche empatia.
Arriva il record mondiale anche nell’ultimo giorno sui 1500 stile. Lo aveva detto Paltrinieri, forse sperava di farlo lui: lo fa Wellbrock, ed è giusto così. Ma non è finita qui. E occhio ad Hafnaoui: qui mi fermo.
La mista maschile invece è la compattezza. La compattezza e la resistenza: torniamo al motto “siamo stanchi all’ultimo giorno” come se fosse l’ultimo solo per noi. Certo non si chiede di fare una prestazione monstre all’ultimo giorno, ma mantenendo un onesto standard prestativo (leggi rifare più o meno i propri tempi) qualcosa di buono si ottiene. E difatti continua il trend di Tokyo e stavolta arriva l’oro perché gli USA non sono proprio gli USA di Tokyo. Ma a noi ce ne frega il giusto e quindi i ragazzi vanno a raccattare il giusto. Il record mondiale è a poco, quasi tutto il distacco preso nel dorso. Ma vuoi rimproverare Mora, tre finali individuali e un argento? Ma dai!!! Comunque abbiamo scoperto che è basso al microfono della Caporale. Scenetta epica.
La scenetta epica si ripete con la staffetta mista femminile che scopre di avere fatto il record italiano, e sciorina l’unica serie di lamentele sentite fin qui. Mitica la Di Liddo: “per me è difficile stare tanto fuori di casa”. Mitica!
Kawecky e la sindrome del redivivo: al mattino rischia di brutto dopo una gara da narcolessia. Al pomeriggio sembra continuare la crisi narcolettica ma è tutta una tattica e grazie alle sue sub da 15 metri e alla corsia otto dove nessuno lo caga vince. Mora studia da Kawecky ma non è ancora Kawecky: quarto e record italiano.
Non ho parlato mai dei Mecasacchi, ma non posso non farlo dopo il voto della tartaruga mascotte. Alla richiesta di Mecarozzi, Luca risponde sicuro: “Dieci!”. Neanche Borghese può fare meglio. Grazie Sacchi e grazie Dana la tartaruga.
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