di Mauro Romanenghi

Stadio Celtic Football Club 1888 – Glasgow Laura Vergani
Oggi mi sento in forma come Sacchi e la Caporale. Quindi do il mio contributo alle critiche generali.
Dalle intervista di mia moglie (che potrete sentire nei Podcast dei prossimi giorni) scopro che agli scozzesi piace di più il vino, soprattutto il barolo. Scozzesi sempre più in alto nella classifica.
Non chiamateli inglesi ma londinesi. Come si chiameranno quelli di Manchester?
Vado sui siti di nuoto specializzati. Ed ecco la storia della Zoffa. Un po’ come la storia del film Pretty Princess. Solo che qua non diventa regina ma nuotatrice. E c’è da faticare un po’ di più, non basta salutare con la manina. Anche se sei contessa. Le spalle larghe le ha, la voglia di sicuro. A noi le lacrime non piacciono, preferiamo il duro lavoro, quello che predica il suo coach. E i risultati si vedono, anche se l’apnea continua a mancare. Ma se a Peaty manca la fase subacquea, perchè alla Zoffa no? Forse hanno pensato questo (con i dovuti distinguo). Ora manca solo la nonnina della Zoffa (che non penso sia Julie Andrews).
Non di solo nuoto vive l’uomo. E anche la donna. Così mia moglie ieri si avventurava al velodromo per vedere il keirin. E poi allo stadio per comprare i biglietti della Champions per il Celtic. Perchè non il Ranger, non so. (“Perché i premilimari di Champions prevedevano Celtic – AEK Athens“)
Dopo la vittoria di Peaty, si è scatenata una bagarre con dei conoscenti sulla sua gambata. Io non mi sono avventurato più di tanto, ho solo detto che secondo me va più di braccia. E che l’apnea è migliorata ma continua a non essere il suo punto di forza. Di sicuro una gara a gambe rana con Peaty non la farei (neanche a braccia).
Inizia il nuoto di fondo. Muta obbligatoria per i ragazzi. Non ci sono notizie di esseri preistorici nel lago quindi tutto dovrebbe filare liscio. Certo nuotare in queste acque da una certa inquietudine. Ma la Bruni non si fa spaventare e arriva al bronzo.
Mi domando perché dal pontone delle gare di fondo qualcuno si butta di testa e qualcuno di piedi. Rimarrò con questo dubbio.
Nei duelli fratricidi della mattina, un evento più unico che raro. Le due decime classificate dei 50 farfalla sono le svedesi Hansson e Junevik. Che spareggiano per essere la seconda svedese. A mia memoria, la prima volta che capita.
Questi campionati europei multisport sono veramente molto compressi. Un vero allenamento per un regista che deve passare da una parte all’altra con maestria. Vorrei però fare presente ai commentatori che quando vanno live sui canali internazionali, si sente tutto quello che dicono anche fuorionda. Così, giusto per avvisarli…
La Caporale insiste con i Bip sulle parolacce dei ragazzi. Ma è inutile, oramai cazzo è sdoganato…ops!
Mi avvertiva un ragazzo che la nuotata di Paltrinieri è molto cambiata rispetto allo scorso anno. Oggi ribadisce che si vedeva chiaramente fino a metà gara. Sentiamo cosa ne pensa Sacchi.
Dalla regia mi dicono che la Zofkova ha asfaltato la Hosszu. La quale si sa è un po’ a mezzo servizio, quindi incassa, prende e via pedalare. Ricordiamo invece quando qualcosa non va quello che dicono le nostre atlete, tipo:
“Oggi è mattina”
“Oggi è sera”
“E’ il settimo giorno” (manco fossero il creatore).
“Non mi sento come ieri”
“Non mi sento come oggi“
Mattina che si conclude così…con un 30”30 della Castiglioni che non sembra neanche felice. Del record italiano.
Qualcuno può avvertire il regista di ogni gara internazionale di nuoto che la partenza la devi fare vedere tutta da fuori? Poi dopo fai tutti i replay che vuoi: da sopra, sotto, dietro. altrimenti non si capisce nulla di come uno entra in acqua e dove esce dall’apnea. Mandategli un commentatore tecnico.
Mecasacchi: si chiama Freya Anderson. Freya, non Frida. La nuova emergenza pronuncia della velocità europea.
La Sioestrom continua a mostrare la sua debolezza nelle finali dei 100 spalla a spalla. E la Blume secondo me oggi si mangia il rossetto.
Arrivo perfetto, calcolato a tre bracciate dalla fine. Trent’anni, e stavolta si sentono tutti: la voce dell’esperienza. Fabio Scozzoli.
Con un nome così, una nuotata così, attenzione all’uragano ungherese domani nei 200 dorso. Katalin Burian. Un robot del dorso.
Ho letto sui siti specializzati tanti elogi a tante apnee. Ma quella di Rylov, signori, spazza ogni avversario.
Vediamo se i siti specializzati si accorgono che Proud ha fatto il WR in tessuto (“naturalmente, la notizia è stata fatta circolare!“. Mentre il velocista tascabile Vergani ci fa sognare (i Vergani non sono in generale molto alti, per mia esperienza. “Cosa vorresti dire?!?).
Restivo come Spitz: i baffetti sono utili per le apnee, lo sanno tutti. Quindi ecco il segreto. Spitz lo sapeva già nel 1972. Matteo: ebbene sì avevi ragione, si può fare. Noi lo sappiamo.
Ilaria Kusinato. Da adesso la chiameremo così. K come Katinka, K come Kusinato. E facciamole crescere ‘ste unghie gialle, perdiana.
Cinque volte campione. Lo voleva e lo ha fatto. Perdonami mia Iron Lady per avere dubitato di te. Non lo farò più, lo giuro.
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