Akuna matata!!! Senza (cattivi) pensieri – 2

L’Olimpiade non inizia a scuola

di Mauro Romanenghi

Quaranta medaglie. Ora non ci importa più nulla di quello che si diceva all’inizio dei Giochi: noi siamo sportivi, facciamo del nostro meglio e sappiamo che può andare bene o male. Male significa semplicemente, per noi, non vincere. Per lo sportivo, non vincere è una delusione enorme. Anni di sforzi, lavoro, allenamenti, scelte possono concludersi con un nulla di fatto. Anzi, per la maggior parte è così.
Ma arriva anche la vittoria, o la medaglia. E’ rarissimo, ma arriva, ed è la gioia massima. Può essere un podio agli italiani giovanili, agli Assoluti, all’Europeo, o nell’Olimpiade. Lì c’è la massima gioia. Una gioia che penso indescrivibile, io ho visto il viso di tanti ragazzi con quell’espressione. 


Questo è lo sport. Lo sport che in Italia, lo devo dire, subisce delusioni cocenti dai due ambiti che lo dovrebbero supportare e promuovere. Ne subisce continuamente, e inesorabilmente. 
Sono la scuola e la politica, che entrano nello sport e lo influenzano pesantemente, in genere in modo negativo.

La scuola osteggia gli sportivi in ogni sua componente. Gli orari, sempre più pesanti e lunghi. I compiti a casa, che dovrebbero supplire a mancanze nel programma e nell’orario scolastico. Lo studio di decine e decine di pagine per ore e ore. Lavoretti da fare spesso inutili (esiste ancora chi fa fare l’albo delle foglie…). La componente docente, allevata dalla seconda guerra mondiale con l’odio per lo sport considerato la propaganda del regime fascista, viene ancora spesso tenuta all’oscuro della pratica sportiva dai propri allievi. 
Ora se è riuscita a superare questa fase la Germania, possiamo farcela anche noi. Ma la scuola in Italia non è e non sarà mai la promotrice del mondo sportivo. Dovrebbe però essere almeno quella che aiuta e certifica i talenti concedendo loro qualcosa. Perché il talento, quando c’è, va aiutato. Se abbiamo uno dotato in fisica, deve essere spinto a fare fisica. Se ha orecchio musicale, deve fare musica. Se è un ragazzo di due metri che salta due e venti nell’alto a quattordici anni, non sta perdendo il suo tempo. Ma questo, i professori, non lo hanno ancora capito.

La politica ha dimostrato in questo lungo periodo cosa sia fondamentale e cosa no. Sui giornali i dibattiti politici tra come andare in spiaggia d’estate e stare seduti a tavola era imperante. Tenere aperti o no i negozi, le tavole calde, i bar era fondamentale. I luoghi di sport? Ricordo ancora la frase “per tenersi in forma, una corsetta all’aperto ma distanziati dovrà bastare”. Detta dal capo del nostro governo, suona di un’idiozia tale quanto chi mi ha detto che mangia l’ananas perché brucia i grassi.
Non c’è nessun interesse verso un campo che il governo crede poco utile a fare soldi, l’unico problema evidente per tenere aperte le attività. 
Che poi non sia vero che i soldi non si facciano, questo è un discorso che scopriranno o stanno scoprendo. 
Ma naturalmente, nella persona ad esempio della Vezzali, sono i primi a farsi vedere. O a chiamare atleti di cui neanche sapevano l’esistenza perché il politico medio è, come tutti gli italiani anzi forse peggio, completamente ignorante in fatto di sport, tolto forse la conoscenza della formazione della propria squadra di calcio preferita. 
Piscine fatiscenti, velodromi inesistenti,  campi di atletica vecchi quanto mio nonno: il CONI di Roma, se lo andate a vedere, capite benissimo quando lo hanno costruito e non dico altro.

Lo sportivo è deluso da queste due istituzioni e non ne fa mistero. Non siamo amici, né compagni. Ci tolleriamo, come il Vate si sopportava con Mussoli (scusate il paragone storico un po’ forzato), come Zenigata con Lupin III, come la pizza senza mozzarella, il cellulare a tavola o la carbonara vegetariana. E questo, vi fa capire, non aiuta né aiuterà lo sport italiano. 

Oltre il nuoto : “Aperture mentali nell’era COVID”

tabaccheria_milano

L’essenza… di tabacco!

di Mauro Romanenghi

Sinceramente questo tira e molla su chi apre e chi chiude ci ha un po’ stufato, anche perché di sicuro gli esperti sanno perché una cosa è essenziale, altrimenti che ci stanno a fare?

Alcune cose mi lasciano un po’ perplesso, a dire il vero.

Intanto aprire una piscina abbiamo visto non sarà semplice. Ma io dico se apre una piscina dovrà aprire allo stesso modo per dei campioni o per dei corsi no? Forse i campioni sono immuni al virus? Che hanno fatto un corso accelerato di immunizzazione? Quindi perché aprire un impianto (tra l’altro i campioni per definizione essendo campioni sono pochi) quando non ci sono:
A) le condizioni
B) i numeri

Dopodiché certo non gestisco impianti, né federali né tantomeno privati, quindi non mi addentro in questioni burocratiche. 

Ma esulando per un attimo dal nuoto altri quesiti, in tempi come questi, mi vengono in mente. Chissà forse sono giustificati, forse no. Però senza troppo giudicare si possono esprimere.

Parto da una premessa: tra le attività essenziali sono state scelte edicole, tabaccai e rivendite di alcolici.
Se la lettura di un quotidiano credo porti un minimo di informazione (tralascio l’attendibilità di alcuni articoli che non sta a me verificare), fumare e bere a parte far passare il tempo non credo porti un gran vantaggio nei termini di salute pubblica. 

Ma per esempio, se avessimo voluto leggere, perché non potevamo andare in biblioteca? Perché devo comprare un libro su Amazon, quando abbiamo milioni di libri nelle nostre biblioteche pubbliche, tutti a disposizione, e senza neanche fatica e spese aggiuntive (cosa non da poco in questo periodo). Basta sceglierli e ritirarli a rischio zero su appuntamento, come abbiamo sempre fatto, tra l’altro: credo sia sufficiente un addetto dietro uno schermo.

Parliamo di abbigliamento. Perché non avrei potuto comprare un paio di scarpe se mi fosse servito? O della biancheria? Solo su Amazon? Ma i bambini? In due mesi non crescono? Non cambiano vestiti? O scarpe? Capisco che forse fare shopping non è essenziale. Ma andare in giro con delle mutande, forse, lo è.

Tra l’altro chi ci dice che Amazon (o tutto ciò connesso con l’acquisto virtuale) segua le regole? Chi lo controlla? Tralascio le questioni sulle tasse di Amazon eccetera. 

Sono andato, per necessità, un sabato prima di Pasqua in un supermercato vicino casa. Non amo i grandi supermercati. Non amo in generale i supermercati. Entrando vedo chiuso sbarrato il reparto vestiti. Nastrato come fosse infetto e mortale. E a coprire il tutto una parete di venti metri per due di altezza di uova di cioccolato. Le uova sono essenziali, il vestito per i bambini no. Essenziali a chi? 

Gli alunni vanno a scuola in modo virtuale, e potrebbe anche essere sufficiente. Ma i compiti vanno fatti sul quaderno. Alcuni hanno chiuso l’accesso alla cancelleria. Capisco che ci si può arrangiare con quello che hai in casa. Ma neanche una matita? Una gomma da cancellare? Ci vuole un decreto per capire queste cose o basta usare i neuroni? (Ad averceli, aggiunge mia moglie).

Ma perché i parrucchieri hanno dovuto chiudere? Cosa ci voleva ad avere un appuntamento col parrucchiere? Mica ci vai tutti i giorni dal parrucchiere. E bastava avere una mail di appuntamento per girare. Non prendiamoci in giro: se vado dal parrucchiere non infetto nessuno. Non di più che se vado a comprare le sigarette. 

Forse sarà vero. Forse siamo un popolo indisciplinato. Ma trattare come bambini le persone in genere le rende ancora più indisciplinate. Perché sentirsi dire dai nostri governanti che dobbiamo meritarci di andare al parco, o che stiamo andando troppo in giro quando milioni di italiani vanno in giro a lavorare (anche di vigili e polizia ce ne sono troppi in giro: dove erano tutti quando c’erano i furti o quando le auto entravano nella nostra pista ciclabile tutti i giorni?), o vedere che piazzano i convalescenti nelle case di riposo, mi sento di poter dire ai politici: anche voi il rispetto delle persone ve lo dovete meritare. 

Bisogna aprire anche la mente, non solo i locali, nell’epoca COVID.

 Credit FOTO: corriere.it

 

FuoriOnda 84 – Franco Del Campo e la “nuova” comunicazione

di Redazione Podcast

Franco Del Campo

Franco Del Campo

Puntata 84 – Franco Del Campo e la “nuova” comunicazione

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse e a Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Franco Del Campo, filosofo e direttore tecnico del centro federale di Trieste.

Con piacere ritroviamo Franco Del Campo, che ci parla in questa puntata
del “comunicare”. Comunicare è importante a livello pedagogico, sociale, culturale, politico… e sportivo!
E allora ne parliamo con il professor Del Campo, che ci da’ più di qualche spunto di riflessione su questo argomento in ogni ambito trattato, soprattutto in questo periodo un po’ particolare: gli errori, le nuove abitudini, l’affollamento mediatico. Con un occhio sempre allo sport. Una puntata da ascoltare per riflettere, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e gli anziani!
Sempre su FuoriOnda, l’unico podcast italiano sul mondo del nuoto… e non solo.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 24 aprile 2020.
Credit foto: internet

 

FuoriOnda 77 – Paola Contardi: la gestione dell’emergenza!

di Redazione Podcast

Paola  Contardi: psicoterapeuta e psicologa dello sport

Paola Contardi: psicoterapeuta e psicologa dello sport

Puntata 77 – Paola Contardi psicoterapauta e psicologa dello sport

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Paola Contardi, psicoterapeuta e psicologa dello sport.

In questo periodo difficile sentiamo il parere di Paola Contardi, già nostra ospite lo scorso anno in queste frequenze.
Con lei affrontiamo le domande che molti si fanno in questo periodo: come reagire a uno stop forzato, a chi chiedere aiuto, il ruolo della famiglia, il ruolo della società e degli allenatori. E anche come ripartire, con qualche strategia… su come passare le nostre giornate. Il tutto in un’ottica non solo per atleti di alto livello ma per tutti, anche i più giovani. Perché il virus come dice Paola… è democratico: non parteggia per nessuno.
Solo su Fuorionda, l’unico podcast sul nuoto italiano… e non solo.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 3 aprile 2020
Credit foto: Paola Contardi

Mondiali Junior Day 1: le stelle di domani!

di Mauro Romanenghi

Ajna Keselj

Keselj ai World Junior: Campioni di oggi, campioni di domani!

Sono quasi in vacanza oramai. Manca pochissimo. Mi sveglio pensando che mancano pochi giorni, che oramai ci siamo. Vedo le ferie, le tocco con un dito. Basta lab, basta articoli spiritosi sui categoria, basta battute su allenatori, atleti, me stesso. E invece no! Che ti credi? Ci sono ancora i Mondiali JUNIOR! Sei giorni di tecniche, eccelse prestazioni, record mondiali giovanili che cadranno a pioggia e che devono essere commentati. La TV ungherese in forze presenta  l’evento, con tabelle orarie precise come i treni  della metropolitana (ungherese). Interviste puntuali, tutti i ragazzi ungheresi sentiti gara dopo gara, piuttosto anche in lacrime ma devono parlare in TV. Mica come qualcuno che se fa
appena appena un po’ male si lamenta o a volte scappa via. E quindi, finché potrò, anche io scriverò qualcosa.

La foto la merita Anja Keselj, che non so per quale motivo é qui a Budapest. Non ho capito una mazza di quello che ha detto, ma la foto copertina é sua a prescindere.

Nella prima giornata brilla la stella di Zombori Gabor. Zombori é il cognome, credo. Lo avranno detto almeno cento volte, in trasmissione. Segno che ha colpito. Nei 400 stile é stato incredibile. Intanto é partito a 100 all’ora. Poi si é tranquillizzato, poi é ripartito a mille all’ora, e ha seccato tutti chiudendo in un simpatico 27″1.
L’australiano Neill è stato l’unico a capirci qualcosa, gli altri sono abbastanza esplosi.
Ancora adesso tutti stanno urlando Zombori Gabor.

Parliamo un secondo dell’Italia. Oggi protagonista con la Pilato che ha fatto un arrivo terribile nella semi dei 50 rana ma comunque ha il primo tempo e con Ceccon che ha passeggiato la sua dei 100 dorso. Domani si vedrà.
Un plauso alla nostra staffetta veloce: dal mattino si vedeva che la medaglia si poteva fare, ma dar fastidio alla Russia e agli USA non ci pensavo. Beh alla fine un argento non sarebbe stato rubato. Ma Minakov ha staccato quel 47″8 che non fa proprio schifo. Il bronzo nemmeno. Bravi ragazzi.

Stamattina vedevo che quasi un tunisino entrava in finale dei 400 stile. Ma un indiano in finale dei 100 dorso chi se lo aspettava? Il mondo si sta proprio allargando.

A proposito dei 100 dorso, il dorsista inglese si chiama Charlie Brown. Scritto proprio così.

Finale dei 400 misti da barzelletta; ci sono due ungheresi, due americane e due spagnole. La spagnola Vazquez dice alle ungheresi: andate avanti voi, che poi arrivo a rana. A rana fa 1’16”, passa in testa e fa il record mondiale giovanile in 4’38” e spicci.
Ma la cosa straordinaria é che per partecipare a questa finale dovevi avere dei nomi impossibili. Tipo le ungheresi, che di solito si chiamano Szabo o cose del genere: queste si chiamano Szabo-Feltothy e Myhalyvari-Farkas. Persino la Glenister, inglese di bronzo,  si é complicata la vita e si chiama Michaella. Ma un nome normale no?

Mondiali lifesaving Interclub – 2/Il trionfo degli Dei

di Mauro Romanenghi

mondiali salvamento Interclub 2 - Piper on Ice

mondiali salvamento Interclub 2 – Piper on Ice

Incipit.

C’era un tempo in cui il Nulla regnava. Il tempo prima degli Dei, il tempo in cui non c’era la terra, né piatta come il cervello di alcuni uomini moderni né sferica come la scienza ci dice che sia.

In quel tempo, dalle nebbie della montagna sacra, nacque Caligine. Da Caligine nacque Caos, da Caligine e Caos, in un rapporto che non stiamo a descrivere, nacquero Fumo, Freddo e Fastidio. Tutti costoro, sono qui, presenti, in questo giorno, al Mondiale Aussie!!!
Insieme alle Dee del trasporto manichino, che sono scese in terra fra i comuni mortali a dimostrare come un attrezzo arancione di 40 chili possa volare portato dai fili invisibili della divinità. Come la Parche, tessono la trama di una combinazione di forza e velocità.
Da sole, contro il Destino, verso un’aura giallonera che interrompe il circuito del destino. O anche quello della corrente che ferma il tempo a 1’17”63, nuovo record del mondo della staffetta manichino femminile.

In un giorno in cui non ho visto che il filmato della staffetta per almeno tre volte, in cui mi chiedo come una donna possa portare il manichino da ferma in 18 secondi, il mio amico e mentore ilFogliani lascia la sede dei mondiali non prima di aver tentato di far assiderare la moglie, di passare per stalker fotografando anziane signore in carrozzella e forgiando commenti salaci su giudici dal fisico tutt’altro che marmoreo, più giunonico che venereo, intenti a sostenere i pali della gara di surfski.

Gare non ne ho viste, come detto, ma il clima sì. E se in mare non è certo una festa, lo è in piscina. E qui un po’ di cronaca va fatta. Intanto l’intervista per questo record del mondo. Peggio del peggio: nessuna delle quattro vuole parlare. Vabbè. E una è pure inglese… si sa le divinità non si abbassano a parlare con i semplici speakers.

Otto successi su nove gare, insomma non si può non parlare di dominio IN Sport Rane Rosse nel mondiale per club in piscina. Con Zara Williams e Justine Weyders che baciate dai Lari del misto e del torpedo sfiorano i record di specialità. Anvedi.

Ippolito. Francesco Ippolito. E ce lo aveva pure detto Antonello Cano. Qualcuno di forte che non abbiamo portato ma se lo sarebbe meritato. Qui vince il misto davanti a Davis e Wieck. Il secondo e il primo dei mondiali per nazioni. Se non è una Dea vittoria questa, non so cosa altro.

L’armata IN Sport è internazionale, si sa che i team sono eterogenei, ma che un team australiano ingaggiasse un europeo non si era mai visto. E’ toccato a Margot Fabre, straniera del Northcliffe.

Lani Pallister continua a stupire, e stabilisce il nuovo record del mondo di percorso misto Youth in 1’10”21. Mica pizza e fichi.

In cinque delle nove gare odierne si è realizzato un tempo inferiore di quello necessario per vincere i mondiali per nazioni, e in tre gare erano gli stessi vincitori. Sempre per dire che non è una manifestazione così tanto per fare.

Torno sulla spiaggia: intervistatore a una congelata atleta vincitrice di una batteria del frangente: ”Vorresti vincere i Mondiali?” Risposta congelatissima: “YES”.

Prima di abbandonare la triste città di Adelaide, che lui mi dice essere vuota che più vuota non si può, il mio Crocodile Dundee afferma che le gare non sono ad Adelaide. ma a Oakland. E che raggiungere la spiaggia di Glenelg che è il buco del culo della città non è proprio semplicissimo. I trasporti sembrano come in Italia. Tanti ma tanto inaffidabili.

La foto del giorno la vince però la ragazza, tale Piper, vestita da non ho capito bene cosa in spiaggia per stare al caldo. A piedi nudi. Bravissima. E quindi, anche loro hanno freddo. Ma vanno avanti imperterriti. Non si ferma nulla qui.

Mi sono messo a guardare la canoa Youth. Ha vinto il campione del mondo per nazionali Mitch Coombes. Beh direte voi che sforzo. Col cavolo, in venti secondi sono arrivati tutti e sedici. E i primi tre in un secondo.

Swimming in the pack è la definizione della speaker per il frangente. In mezzo al pack gli italiani, finalmente: Maddalena Daraio, della SAFA, Faccinti della SAFA e Lei del Maranello. E diciamolo allora.

Vi lascio con l’immagine finale. Vento freddo, mare gelato: e dentro, nel bagnasciuga, una bimba di tre anni che sguazza e gioca con la sabbia. Trova le differenze.

Mondiali lifesaving 2018 – 4/Scontro fra titani!!!

di Mauro Romanenghi

mondiali salvamento 4 - Corri, ragazzo laggiù

mondiali salvamento 4 – Corri, ragazzo laggiù

Prima di scrivere questo pezzo ci ho messo un po’. Ho dovuto cucinare il bollito, che da me si fa con carota, cipolla, sedano e patata. Poi controllare che la lucertola che ospito sul balcone sia a posto, che se no mia moglie si preoccupa (sta bene, è sotto il terriccio). Poi vedere le gare in streaming e qui c’è da dire, dopo. Poi rispondere ai 264 messaggi di Whattsapp di varie ed eventuali. Poi leggere i messaggi di critiche e ringraziamento dei precedenti post.

Inizio: modalità seria on.
Non sono un giornalista. Scrivo per piacere e perché mi piace. Scrivo di salvamento perché lo seguo, e forse ci capisco qualcosa: ma non lo so, dovrei chiederlo a voi. In questa sede e in questo sito scrivo quello che mi passa per la testa. Non farò mai un resoconto delle manifestazioni preciso, e non lo farò seriamente. Per quello scrivo da altre parti, forse anche più lette. Qui siamo tra amici, possiamo essere più tolleranti. Detto questo complimenti e critiche sono tutte ben accette. Perciò mi ricospargo il capo delle ossa della costata di ieri sera e vi informo che per quanto possa prendere in giro, criticare, riderci su, di nessuno penserò mai male né mi permetterò mai di dire che faccia schifo. Molti lo fanno. Io invece voglio bene a tutti, dal campione del mondo a chi fa 55” nel trasporto manichino maschile. Per questo vi prendo in giro, solo qui. Se non ci credete, fatti vostri.

Modalità seria terminata. Poiché siamo alla fine, ho promesso che parlerò di più gente perché me lo hanno chiesto. E lo faccio. Poi non lamentatevi eh!!!

Vado a ruota libera. Oggi inquadrano la tribuna della piscina: enorme, ed enormemente vuota. C’è più gente a vedere gli Esordienti B in una piscina a Milano, a comprare uno smartphone durante il Black Friday, a leggere un mio articolo,. E poi dicono che è lo sport nazionale in Australia. Boh..

In spiaggia vento e onda, mare formato, si dice per la vela. Forse meglio fare windsurf che canoa e tavola, ma per gli australiani e neozelandesi qua si va a nozze. Poco che ci manca che sulla tavola si mettano in piedi e ci ballino sopra.

La prima gara di giornata è la finale di beach flags. Beh intanto a me la finale a otto non piace. La finale si fa a 16. Voglio le mazzate io. Che comunque ci sono. A un certo punto gelo. Lo svizzero elimina l’australiano. Come quando Alinghi batte Australia nella Coppa America. Come se nel canottaggio a Lucerna l’otto australiano perdesse dal club nautico di Ginevra. Come se nel rugby… vabbé avete capito.

Gran casino oggi in spiaggia e in mare. Intanto interrotta la finale di bandierine per dieci minuti per non si sa quale fallo commesso non si sa da chi. Tutto a tarallucci e vino, si riprende. In mare invece finale Ocean femminile: a un certo punto, metà delle atlete si perdono, un gommone attraversa il campo gara con una delle boe gialle, e via così. Per fortuna che avevo detto organizzazione perfetta.

Siccome le gare di salvamento sono già brevi, da quest’anno la finale di Ocean si fa col sistema M shape a eliminazione. Finale a 18, con tre circuiti tavola, canoa e nuoto a doppia andata e ritorno a forma di M. Tutto chiaro? Prima in 18, poi in 12, poi in 6. Temevo anche ci fosse la finale a 3. Per fortuna no. Mi piacciono le gare in mare ma non le formule alla “Highlander: ne resterà solo uno”. Tranne le bandierine, ovvio. Lì mazzate sempre.

L’intervistatore si è innamorato di una giudice e l’ha eletta a speaker tecnico. Peccato che non ci veda tanto bene contro sole e non distingua sempre gli atleti. Soprattutto, non conosce i nomi: quindi sono tutti Australia, France, Belgium, Italy, Japan (che c’è sempre).

Il mare è veramente duro. Nella M shape grande difficoltà a girare la canoa soprattutto se lo devono fare in tre contemporaneamente. A me sembra un gran macello. Pensate che questa dovrebbe, a detta di un delegato che intervistano lì, essere la formula olimpica: M shape a eliminazione. Paura eh?

Allora diciamola tutta: gli australiani sono sessisti? Gare femminili zero! Maddai! Ai mondiali. Non ho visto una gara femminile tranne gli sprint che facevano tutti assieme. E l’Ocean, che era l’ultima. Male male.

Ma con il po po di sito che hanno messo su uno straccio di classifica a squadre la potevano postare ogni giorno? Sempre ‘ste cavolo di foto dei PDF su Facebook. Ma facciamo lavorare un po’ ‘sti webdesigner!

Piscina: ritorniamo fra gli Junior (o Youth, o come diavolo lo vogliamo chiamare). Parliamo di questa Lina Pallister. Quattro gare, quattro vittorie, due record del mondo strappati alle azzurre (purtroppo). Nel superlife dieci metri di vantaggio su tutti, e 2’24” e spiccioli. Nel misto, 1’11”24. Messaggio recepito.

Come ho detto, quel che la sorte toglie, la sorte da. Nakielsky, oro europeo Youth perso per squalifica a settembre, oro e record polacco qui. E con un inglese impeccabile. Si è capito che ci tengo alle lingue?

Ma era proprio il caso di fare la finale B staffetta trasporto Youth femmine con solo gli USA? Fare una finale A a nove era brutto? Ma cosa pensavano, che gli USA migliorassero venti secondi e andassero a prendere l’oro?

Lucrezia Fabretti: sul trasporto a pinne niente da dire. Sull’apnea, nemmeno. Sulla virata, forse qualcosina. Sull’intervista, bisogna lavorarci su.

E adesso una per tutti, e tutti per uno. I voti non li do, non siamo a scuola.

Gilardi. Freddo come il ghiaccio, o come il mare nella giornata di sabato. Che poi è la stessa cosa. Magari i tempi non sono bellissimi, ma la manina davanti è quella che conta.

Musso. Triplete. Mourinho lo vuole già al Manchester. Ma lui ha giurato fedeltà a Fiamme Oro e Rari Nantes Torino. Ultima vera bandiera del salvamento, come Totti e Maldini.

Piroddi. Fa niente se non la hai fatta tu la staffetta lifesaver. Fa niente se non hai vinto pinne. Il trasporto a delfino è spettacolare. Ma come dice il tuo allenatore, al manichino bisogna arrivarci un filo prima. Lavoriamoci su: io ti aspetto, vincente, la prossima volta!

Paragallo. Gare individuali ho visto di meglio da Marcello, ma la partenza della staffetta manichino vale da sola il prezzo del biglietto. Intanto la maglia la hai messa, adesso vediamo di portarla più in alto.

Sanna. Non un mondiale da mettere in cornice, però neanche da buttare. Certo la vestizione del super ha visto giorni migliori. Ma Daniele da sempre il cento per cento, quando serve. E la staffetta torpedo ne è una dimostrazione. Guerriero sardo.

Lentini. Si vede poco, entra in finale a Ocean e contribuisce nelle staffette. Difficile dire qualcosa e infatti non lo faccio.

Volpini. Inizio da lei. Record del mondo inseguito, voluto e preso. Forma spettacolare, forse quella messa meglio della pattuglia azzurra. Non sbaglia nulla. Chapeau.

Meschiari. La voce dell’esperienza. Sembra 37 anni che è in giro invece ne ha solo 26. Ma nel superlifesaver se vuoi batterla devi avere mille anni di esperienza perché se le lasci un metro non la prendi più.

Ferrari. Bob aggiustatutto. C’e da fare misto? Lo fa Samantha. Torpedo? Samantha. Ocean relay da sola? Samantha. Si è rotto l’asciugacapelli di Musso? Chiamate Samantha. Manco fosse la protagonista di Vita da Strega e avesse il tocco magico. Non gli sono riusciti solo gli ultimi 15 metri a torpedo. Ma io sono sempre qui e la aspetto al varco.  

Leanza. Trasporto super. Il tempo non rende giustizia ma il fondale alto neanche. Un bronzo che pesa. Ma la velocità di base, quella forse un filino ma migliorata. Idee personali, of course.

Nigris. Cosa ci fosse non so. Ma la presenza di Serena è stata impalpabile. Persino nello streaming non è mai apparsa in una inquadratura. A 19 anni, può accadere. Ma anche a 29. Vuol dire che c’è del tempo, in mezzo.

Cicali. Portata per il mare, ha fatto il suo lavoro. Che, purtroppo, non ho visto. Quando la presero dissi a un mio amico: vediamo dove arriva. Quello è il livello che deve raggiungere un lifesaver per esser convocato per il mare. Vediamo se è vero.

Le staffette. Prese tre medaglie, su nove gare in piscina. Una su nove in mare. Non conto la SERC. La staffetta trasporto è quella che mi è piaciuta di più, combattiva fino in fondo con un avversario che era nettamente superiore, con dei cambi più che degni di questo nome: da far vedere a scuola. Ma tanto da fare. Il salvamento internazionale è arrivato, non si fanno sconti.

L’inglese. Imprescindibile. Se ce l’ho fatta io a 32 anni, ci può riuscire chiunque. Da 16 a 40.

Un abbraccio (anche da mia moglie)

Mondiali lifesaving 2018 – 2/Cambi e ricambi, sudore e lacrime

di Mauro Romanenghi

Mondiali salvamento 2 - Vive la France

Mondiali salvamento 2 – Vive la France!

Ieri mi sono arrivate le foto del matriaggio. Il Fogliani sembrava una via di mezzo tra il nonno del telefilm de “I mostri” e un modello di Tom Ford. Elegantissimo. La figlia, ovviamente, il massimo dello splendore. Foto privatissime, già vendute alle migliori riviste del Sud Australia tra le quali Walkabout Creek Magazine.

Ieri ci sono cascato, lo ammetto. Ho scritto per la stampa specializzata che la staffetta lifesaver era Piroddi, Paragallo, Ferrari, Leanza. Ma intanto si vedeva benissimo che l’ultima era la Volpini (si vede entrare anche nel video). Poi sul podio c’è Musso. Ma nè la FIN nè la stampa specializzata nè nessun altro sito se ne è accorto. Non muore nessuno, comunque diamo a Cesare quello che è di Cesare.

Oggi in ben due persone mi hanno spiegato quello che un po’ immaginavo.
Il gesto del triplete è la vittoria europea, mondiale e dei World Games (che sono i Giochi non olimpici: oh, il salvamento ha questi).

Sempre i miei Crocodile Dundee sguinzagliati mi dicono che anche Gilardi ha sbagliato l’ultimo ostacolo dei 200, per quello era più lento. Non me ne sono accorto, cospargo il capo di costine avanzate dal barbecue di Fogliani.

E diciamolo: le gare individuali di Nigris e Paragallo non lasceranno il segno nella storia di questo mondiale. Mi spiace per i due bravi ragazzi: si rifaranno.

Non è purtroppo neanche il mondiale di Daniele Sanna. Ieri così così, oggi c’era il superlife. Che poi è anche il nuovo nome della nostra trasmissione. E la gara più bella. Ma non bisogna sbagliare niente. Soprattutto la vestizione, che questa volta non va. E da lì è tutta in salita. Quarto Daniele, ma noi ti vogliamo bene lo stesso.

Chi non sbaglia sono il Gilardi e Silvietta. Gila se la lega al dito da ieri. Silvia non può finire così. E ricamano due superlife da incorniciare, anche con dei tempi non proprio eccelsi. Ma in una rassegna iridata dove nulla è scontato, dove si vince per pochissimo, nulla si può regalare. E Silvia ci da la sua perla: apnea alla Barbati ai 100 metri dopo la vestizione, prende quei due metri sulla Rousseau e via. Come dice il telecronista, non la prendono più.

Silvia che spiccica almeno due parole in inglese. Ragazzi qua un bel corso di inglese per sportivi bisogna farlo. Ma proprio tutti: i giapponesi non riescono nemmeno a tradurre la parola  “arigatou” (grazie). Male male. Chi non ha bisogno di corsi sono i tedeschi, soprattutto le tedesche e soprattutto non hanno più bisogno di lezioni di cambi di staffetta. Il ricambio per Elena Prelle è arrivato, e anche il successo nella gara più ambita: la staffetta trasporto. Secondo me la più difficile e la più bella delle staffette del salvamento.

Nelle staffette trasporto femminili, festival degli e(o)rrori. Mai viste cose così. Manichini persi (anche il primo cambio italiano non esente da errori), sbagli al muro, lentezza esasperante. Persino la Francia che era in testa perde il manichino nell’ultimo passaggio. E la Germania ringrazia e va.

Quel che la sorte toglie, la sorte dà. Staffetta mista femminile. L’Australia è la squadra più forte. Ma la terza staffettista decide di perdere la bretella. A quel punto rientrano tutte e cambiano in cinque sulla stessa linea. Parte la Weyders come una furia. Si buttano Francia e Australia sulla piastra. Prima Australia, ma io ho visto la Weyders davanti. Il tempo della Francia non c’è. Poi compare: sono tre centesimi di vantaggio per le transalpine. Neanche Wes Craven poteva fare un thriller così. Lacrime finali per tutti.

Magali Rousseau: cinque finali in un pomeriggio. Non è come il magico 2014, ma la classe è quella. Seconda nelle pinne, quarta a super, finale a trasporto, seconda nella staffetta trasporto. Alla fine ce la fa. Oro. A tutti gli atleti che si lamentano che fanno troppe gare, andate a portare fuori il cane: quello è il vostro sport, come dice un mio amico. Lo sport fatelo fare a quelli come Magali.

Da ultimo, menzione alle nostre brave Juniores che si cimentano un po’ in mare. Poco poco, nel frangente e sono nelle dieci, e nella staffetta tavola, e sono seste. Le nazioni presenti sono pochine, una dozzina. Triste, lo so. Ma mai quanto le tribune del centro natatorio di Adelaide, che sono a mio avviso desolatamente vuote.

Glenelg Beach, complice forse il mare mosso e il molto vento, mi sembra una spiaggia sporchina, piena di alghe e il mare è bello marroncino. In questo mare come potete vedere in questo video i francesi vincono in modo spettacolare l’unica gara che non è stata appannaggio di Australia e Nuova Zelanda. Dopo l’intervista i due ragazzi sono stati fatti sparire perché il governo australiano ha messo una taglia sulla loro testa, come nemici del popolo.

BBQ4all!

Glasgow2018 – Europei Day2: Siamo in Scozia

di Mauro Romanenghi

AdamPeaty e il WR! Glasgow2018 Laura Vergani

AdamPeaty e il WR! Glasgow2018 Laura Vergani

Siamo in Scozia. Si vede da molti particolari. La pioggia fine, la birra che scorre a fiumi ovunque. La presenza di negozi di kilt (dove altro potreste trovarli?), le ragazze con la treccia e i capelli rossi. Tutti stereotipi che trovate in Scozia insieme agli hotel vecchi e ai fantasmi.

Alle premiazioni, ragazze in perfetta tenuta scottish tipo studentesse di college. Tipico fisico scozzese, quindi scordiamoci ragazze esili e alte. In compenso uomini in kilt elegante anche di una certa età, appena giunti dal pub. Siamo in Scozia, dopotutto.

Assistevo alla premiazione del nuoto sincronizzato, e alla fine ho capito cosa mancava: il podio. Insomma, o nel nuoto o nel sincro. Siamo in Scozia, alla fine.

Ieri ho un po’ tralasciato di parlare di alcuni ragazzi. Tipo Ceccon, che centra una semifinale nei 50 dorso a 17 anni. O Pinzuti, zero timore reverenziale e al personale nella semifinale dei 100 rana. Portato quasi per caso, arriva al dodicesimo posto in Europa. Crescete bene e ripasseremo.

Oro perso o argento guadagnato? Atroce dilemma. La Cusinato ha perso l’oro nella frazione rana, dove non è stata così incisiva come a Roma, prendendo quasi un secondo. Ma per vincere occorreva il record italiano. Forse era solo il giorno della Lesaffre.
La staffetta paga un Dotto non entusiasmante negli ultimi 15 metri e la mancanza di frazionisti a 47”. Miressi a parte, of course (siamo in Scozia).

Dai 100 della mattina si evince che Vendrame non c’è. A parte l’incidente di Zazzeri, mai nella staffetta veloce riusciamo a beccare i quattro atleti in forma nella singola manifestazione.

Titolo del film: mattina fratricida. Nei 100 stile Morozov viene estirpato dalla semifinale come terzo russo, con 48”75. A questo punto penso che essere arrivati a solo 7 decimi da loro in staffetta sia stato un vero miracolo.

Nei 200 farfalla, quattro ungheresi al via. Vittima eccellente Cseh. Stavolta i siti specializzati non potranno esaltarne le qualità della testa rasata. Onore a Cseh ma Kenderesi e Milak un’altra pasta. Gli ungheresi al primi cinque posti dei 200 farfalla. Facciamoci delle domande.

Secondo titolo di oggi: la notte dei morti viventi. Protagonisti Dotto, Zazzeri e la Pirozzi che si aggiravano spettrali nei corridoi in preda a dolori intestinali sconosciuti e rimanendo l’ombra di se stessi al mattino.

Medaglia europea triangolare. Che come tutti voi sapete ha l’area più piccola del cerchio, essendo inscrivibile in esso (e qui mi beccherò del saccente da mia moglie .. “infatti” N.d.Moglie). Inutile che vi dica che si risparmia metallo. Dove, se non in Scozia?

Ma parliamo di nuoto!

Siamo in vena pronostici al mattino. Io dico Quadarella senza problemi. Non so che gara abbiano visto gli altri, ma non c’è stata storia dai 400 metri. Dietro, la Kesely, una nostra vecchia conoscenza.

Peaty non sembra in grande forma a questi Campionati, dicono. Per fortuna. La sua allenatrice mi dicono che cerca ancora i Calippos ma qui in Scozia non ci sono.

Coraggioso Scozzoli, il miglior partente del mondo. Ma non basta. Trent’anni si sentono, ma noi ti vogliamo bene, Fabio.

La Caporale si impegna e trova nel duo Scalia-Zofkova la via del pianto che si era smarrita da tempo. La Scalia parla a bocca chiusa: non so come facciano a uscire le parole dalla sua bocca. Sembra un robot senza emozioni. Dovrebbe piangere lei e invece la precede la Zofkova. Come in gara. E al RI.

Parlando di tecnica, è ufficiale che la Zofkova, che sarà 1 metro e 85, paga un metro e mezzo da tutte in partenza. Non posso che censurare il commento.

Intervista con Di Liddo, che finalmente riesce quasi a sorridere per la prima volta in vita sua (e ti credo!). Dietro c’è la Bianchi, ignorata perché arriva Peaty. Ubi maior…

La Caporale in forma olimpica: anche la Di Liddo parte in un pianto dirotto dopo la premiazione. Sarà galvanizzata dal premio per le 10 edizioni degli Europei seguite come giornalista?

La collana dagli occhi di ghiaccio. Nuovo record mondiale dei 50 dorso. Il suo nome è Kolesnikov, Kliment Kolesnikov.

Intervista alla Caporale. Far piangere Kolesnikov è ovviamente impossibile, ma anche evitare di ridere. La sua voce è un misto fra Paperino e Qui Quo Qua. Forse sono i tre nipotini nascosti sotto la tuta del russo.

Sioestrom e l’importanza di essere più lunghe! E la Blume sorridente incassa. Aspettiamo i 100 metri.

Debutto 4×200 stile mista: mi chiedono l’ennesimo pronostico e dico Ungheria. Intanto diciamo che la gara è veramente un doppione inutile così come la 4×100 stile mista e solo un modo per far fare tanti più ori agli USA che non credo ne abbiano bisogno.

A domani. Un piccolo saluto. Siamo in Scozia.

FuoriOnda 15 – Sandro Donati (prima parte)

di Redazione Podcast

Conduce la blogger Laura Vergani, con l’aiuto tecnico di Mauro Romanenghi della IN Sport Rane Rosse e naturalmente di IlFogliani artefice di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Sandro Donati.

Ospite d’eccezione per una puntata eccezionale. Oggi abbiamo con noi Sandro Donati, tecnico dell’atletica leggera italiana degli anni 70 e 80, e paladino della lotta al doping. In questa prima parte parliamo con lui degli esordi come allenatore e dell’incontro con il doping, soprattutto l’emotrasfusione praticata a fine anni ‘70 e primi anni ‘80, ma anche della legge italiana contro il doping con le sue falle.
Tutto dalla viva voce di Donati solo su FuoriOnda, oggi in via eccezionale anche fuori dalle corsie della piscina.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT.

Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata ad agosto 2017 a Roma, presso “La terrazza di Stefania“.