Oltre il nuoto : “Aperture mentali nell’era COVID”

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L’essenza… di tabacco!

di Mauro Romanenghi

Sinceramente questo tira e molla su chi apre e chi chiude ci ha un po’ stufato, anche perché di sicuro gli esperti sanno perché una cosa è essenziale, altrimenti che ci stanno a fare?

Alcune cose mi lasciano un po’ perplesso, a dire il vero.

Intanto aprire una piscina abbiamo visto non sarà semplice. Ma io dico se apre una piscina dovrà aprire allo stesso modo per dei campioni o per dei corsi no? Forse i campioni sono immuni al virus? Che hanno fatto un corso accelerato di immunizzazione? Quindi perché aprire un impianto (tra l’altro i campioni per definizione essendo campioni sono pochi) quando non ci sono:
A) le condizioni
B) i numeri

Dopodiché certo non gestisco impianti, né federali né tantomeno privati, quindi non mi addentro in questioni burocratiche. 

Ma esulando per un attimo dal nuoto altri quesiti, in tempi come questi, mi vengono in mente. Chissà forse sono giustificati, forse no. Però senza troppo giudicare si possono esprimere.

Parto da una premessa: tra le attività essenziali sono state scelte edicole, tabaccai e rivendite di alcolici.
Se la lettura di un quotidiano credo porti un minimo di informazione (tralascio l’attendibilità di alcuni articoli che non sta a me verificare), fumare e bere a parte far passare il tempo non credo porti un gran vantaggio nei termini di salute pubblica. 

Ma per esempio, se avessimo voluto leggere, perché non potevamo andare in biblioteca? Perché devo comprare un libro su Amazon, quando abbiamo milioni di libri nelle nostre biblioteche pubbliche, tutti a disposizione, e senza neanche fatica e spese aggiuntive (cosa non da poco in questo periodo). Basta sceglierli e ritirarli a rischio zero su appuntamento, come abbiamo sempre fatto, tra l’altro: credo sia sufficiente un addetto dietro uno schermo.

Parliamo di abbigliamento. Perché non avrei potuto comprare un paio di scarpe se mi fosse servito? O della biancheria? Solo su Amazon? Ma i bambini? In due mesi non crescono? Non cambiano vestiti? O scarpe? Capisco che forse fare shopping non è essenziale. Ma andare in giro con delle mutande, forse, lo è.

Tra l’altro chi ci dice che Amazon (o tutto ciò connesso con l’acquisto virtuale) segua le regole? Chi lo controlla? Tralascio le questioni sulle tasse di Amazon eccetera. 

Sono andato, per necessità, un sabato prima di Pasqua in un supermercato vicino casa. Non amo i grandi supermercati. Non amo in generale i supermercati. Entrando vedo chiuso sbarrato il reparto vestiti. Nastrato come fosse infetto e mortale. E a coprire il tutto una parete di venti metri per due di altezza di uova di cioccolato. Le uova sono essenziali, il vestito per i bambini no. Essenziali a chi? 

Gli alunni vanno a scuola in modo virtuale, e potrebbe anche essere sufficiente. Ma i compiti vanno fatti sul quaderno. Alcuni hanno chiuso l’accesso alla cancelleria. Capisco che ci si può arrangiare con quello che hai in casa. Ma neanche una matita? Una gomma da cancellare? Ci vuole un decreto per capire queste cose o basta usare i neuroni? (Ad averceli, aggiunge mia moglie).

Ma perché i parrucchieri hanno dovuto chiudere? Cosa ci voleva ad avere un appuntamento col parrucchiere? Mica ci vai tutti i giorni dal parrucchiere. E bastava avere una mail di appuntamento per girare. Non prendiamoci in giro: se vado dal parrucchiere non infetto nessuno. Non di più che se vado a comprare le sigarette. 

Forse sarà vero. Forse siamo un popolo indisciplinato. Ma trattare come bambini le persone in genere le rende ancora più indisciplinate. Perché sentirsi dire dai nostri governanti che dobbiamo meritarci di andare al parco, o che stiamo andando troppo in giro quando milioni di italiani vanno in giro a lavorare (anche di vigili e polizia ce ne sono troppi in giro: dove erano tutti quando c’erano i furti o quando le auto entravano nella nostra pista ciclabile tutti i giorni?), o vedere che piazzano i convalescenti nelle case di riposo, mi sento di poter dire ai politici: anche voi il rispetto delle persone ve lo dovete meritare. 

Bisogna aprire anche la mente, non solo i locali, nell’epoca COVID.

 Credit FOTO: corriere.it

 

Il nuoto nell’era COVID – Take your…mask!

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Gareggiare in sicurezza!

di Mauro Romanenghi

Finora, volutamente, non ho parlato di competizioni e dell’alto livello. Ho fatto solo accenno alla normale attività di piscina perché molti leggono sui giornali di quello che sta accadendo. Quindi non mi soffermerò su quando i nostri beniamini torneranno in acqua, poiché leggendo la rassegna stampa federale ci sono almeno 18 articoli giornalieri che ci dicono che torneranno il 4 maggio, anzi forse il 18 maggio, anzi forse non si sa. 

Un’altra breve parentesi che faccio è per precisare che non voglio offendere nessuno  né cercare di far apparire ridicole le misure che si stanno attuando per difenderci in una futura ripresa. Solo che questo è il nostro modo di fare informazione. Ognuno è libero di leggerci o no, come #Zerocalcare insegna. 

Premesso questo, proviamo a disegnare una ipotetica competizione in epoca COVID. Teniamo presente che qualora si capisse che siamo liberi dal virus tutto ciò rimarrà una ipotetica visione, risparmiandoci tutto ciò. Non posso prendere in esame tanti aspetti, altrimenti terrei banco giorni e giorni.

Ma intanto partirei da quelle belle competizioni di provincia, con 400 bambini belli ammassati sulle tribune. Poiché non voglio immaginare l’orrore provocato, immaginiamo che questo bambini siano… “solo” 200. Tutti con mascherina, chiaro, e magari un bel paio di guantini di lattice.
Al momento del riscaldamento, tutti ligi alla regola, si mettono in fila e si preparano ad entrare. Per fare: 100 metri. Già perché se devono entrare in 7 per corsia, magari a corsie alternate, ora che tocca a loro e che devono lasciare il posto ad altri bambini l’ora di riscaldamento è bella che finita.
Però potremmo anche immaginare che i bambini occupino tutta la tribuna destinata al pubblico dei genitori, portando così il numero a quello originario; i genitori invece si accomodano con gentilezza fuori dall’impianto.
Perché tutto si svolge a porte chiuse, in estrema sicurezza. Intanto i gentili accompagnatori possono passare il loro tempo in interminabili file lunghissime davanti all’unico bar esterno della piscina, che serve caffè con la cannuccia in sterili bicchieri usa e getta che alimentano le spazzature di tutto il mondo. Se piove o in inverno, beh non c’è altro da fare. O si torna a casa, sciroppandosi altri 50 Km, oppure si fa un bel trasporto comune con altri genitori (mantenendo le distanze, of course), che a un momento indefinito partiranno per recuperare i pargoli.
Naturalmente lo streaming aiuterà nella definizione dei tempi gara, aumentando tuttavia i costi delle competizioni. Altrimenti, il buon vecchio telefono ci verrà in soccorso.
Ciò però risolverà il problema dei parcheggi, soprattutto dove sono sottodimensionati rispetto all’impianto. E, magari, avremo meno macchine in giro. Chissà.
Immagino intanto le chat dello streaming con una serie infinita di commenti di ogni tipo: “ecco lo sapevo, la solita virata!”…”ma come squalificato ho rivisto lo streaming 74 volte e si vede benissimo che tocca con due mani!”

Una parola sui podi: come fare salire una staffetta restando a due metri uno dall’altro? Mentre gentili vallette sacrificali appoggeranno le medaglie per terra disinfettandole con una soluzione di glicerolo e alcool, gli atleti saliranno sul podio delle dimensioni di un bilocale e si metteranno al collo le agognate effigi di latta.

Non oso pensare alla pre-chiamata. Neanche il salone della reggia di Caserta basterebbe a tenere i 50 bambini partecipanti ai 200 rana. E se un allenatore dovesse avvicinarsi per ventura verrebbe fulminato all’istante dall’addetto al distanziamento, come faceva la mia prof di latino quando mi distraevo: “senza mascherina… fuori!”

Così un lampo mi attraversa la mente: la trasferta. Organizzare un pullman di 50 atleti per andare ovunque. Quanti pullman servirebbero? Due? Tre? Forse meglio prenotare due o tre vagoni ferroviari o un treno merci adattato che porta tutte le squadre insieme, tipo volo charter!

E arriviamo alle manifestazioni importanti. Ecco i Criteria, svolti nella piscina di Riccione, finalmente riadattata per l’emergenza: atleti ammessi solo il giorno della competizione con eventuale pass, misura febbre, tampone preventivo, esame sierologico, guanti, mascherina, tuta della squadra, tuta spaziale, trasformazione tipo Power Rangers… svestizione: avanti. D’altronde “manifestazione di alto livello richiede precauzioni di alto livello” (V. Boskov).
I coach in vasca non si presentano neanche: streaming di alto livello anche qui, dalle camere di hotel, dove giungono urla strazianti in caso di vittoria del proprio atleta che fanno preoccupare gli inservienti, o imprecazioni in venti diversi dialetti regionali in caso di grave errore del proprio pupillo (o pupilla).
La vittoria si potrà celebrare senza abbracci, senza sputacchiare acqua, senza avvicinarsi alla corsia avversa (meno di due metri: achtung!), senza togliersi la cuffia (metti che sbatta contro un altro). Si uscirà rigorosamente in fila, a due metri. Avanti marsc’!
Naturalmente arrivo e partenza dalla piscina, rigorosamente a piedi: a meno di passaggi ottenuti dai familiari o da congiunti, per risparmiarsi ben quindici minuti di cammino dal proprio alloggio.
Già perché a Riccione bisognerà pure arrivarci: salire in 5 in macchina con il proprio coach? O sul pullmino della società? Vie-ta-tis-si-mo dal decreto legge numero quattromilacentoseibarrasettecommaunoter.

Ma ce la faremo anche questa… dopotutto, andrà tutto bene…o no?

FOTO: dottorgadget.it

Il nuoto nell’era COVID – “Scusi, un’informazione?”

mascherina

Prego desidera?

di Mauro Romanenghi

Mi si dice che la piscina non è solo la vasca. Ed è proprio vero.

Quando entriamo in piscina siamo accolti dalla reception, che da piscina a piscina è sempre diversa. Ora che siamo in piena era COVID, la reception ci apparirà come un ufficio delle poste. Non so avete presente lo schermo di plexiglass che vi trovate agli sportelli postali e che ora avete imparato a vedere nei supermercati e vedrete, penso, nei bar, ristoranti e in molti altri posti. Forse  in piscina ci potremo pagare anche le bollette e gli F24, così intanto risparmiamo tempo visto che ne avremo veramente poco. 

Immagino la/il receptionist che tipo hostess/steward vi invita con gesti sicuri ma decisi a seguire il percorso obbligato delle freccine per terra, per non incrociare anche solo distrattamente le mamme in uscita (vietatissimo entrare nello spogliatoio, dove potreste spargere i vostri capsidi virali se per caso la mascherina, che deve essere ben fissata e guai a perderla visto il costo di zero punto cinquanta euro, vi scivolasse via). 

Le stesse freccine vi portano a un altro punto nevralgico: lo spogliatoio. Luogo come detto riservatissimo e pulitissimo, dove addetti della NASA gireranno pulendo ogni superficie in modo maniacale, che neanche vostra suocera può mettere in atto quando passa la cera o toglie la polvere dal mobile del 1870 eredità del nonno. Ogni angolo della piscina sarà disinfettato ogni 5 minuti, tipo i resort egiziani di Sharm el-Sheikh quando andate in bagno. I server in silicio della Microsoft potranno essere conservati negli spogliatoi delle piscine, e attenzione a non permanere troppo nei locali o verrete degermizzati anche voi e i vostri abiti.
Guanti e mascherine saranno la norma, e naturalmente non verrete assolutamente capiti quando chiederete informazioni per cui finirete vestiti nel bagno anziché nei camerini a rotazione, assolutamente necessari: spogliarsi all’esterno, col rischio di uno starnuto che sparga ulteriori capsidi virali mentre voi vi cambiate, potrebbe costarvi l’immediata espulsione e la segnalazione all’ISS, OMS, ONU, NATO e al consiglio di sicurezza della Federazione della Galassia Unita con conseguente inseguimento del capitano Picard.
Mi rimane il dubbio della doccia. Come separare i bravi nuotatori al termine della loro attività? Eliminare questo rito? Anche qui installare delle barriere plasticose a separare i secretori di particelle virali? Vedremo cosa i protocolli ci suggeriranno, la fantasia ai nostri esperti non mancherà.

Di bar neanche se ne parla. Sedersi a parlare con un altro corsista, con un genitore? Abominio! Un caffè veloce da asporto e veloce fuga all’esterno, evitando ogni contatto sociale potenzialmente mortale.

Purtroppo ci saranno dei problemi oggettivi. Niente tribuna (anche perché quante persone potranno stare in un posto dove bisogna collocarsi in 5-7 metri quadrati?
Dove stare ad attendere la prole che sfida la sorte nell’impianto? Si potrebbe attrezzare uno spiazzo antistante, dove i genitori tutti in coda rigorosamente a 2 metri uno dall’altro e in mascherina attendono sotto i rigori del tempo il termine della lezione. Alternativamente ci si colloca al sicuro dell’abitacolo della propria vettura, ove si farà indigestione di Internet o si potrà telefonare alla propria amica distante alcune vetture nel parcheggio vicino.
Diciamo che per alcuni ciò sarà un vantaggio: nessun genitore farà più il suo ingresso trionfale in vasca tutto vestito a chiedere notizie del proprio figlio al responsabile.
Di contro i bambini dovranno darsi da fare. A 3 anni dovranno essere in grado di vestirsi, lavarsi, asciugarsi, senza perdere nulla. Beh, forse qualcosa lo perderanno: ma chi non lo farà, nella nuova era COVID?

Credit foto: Incronaca.unibo.it

FuoriOnda 84 – Franco Del Campo e la “nuova” comunicazione

di Redazione Podcast

Franco Del Campo

Franco Del Campo

Puntata 84 – Franco Del Campo e la “nuova” comunicazione

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse e a Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Franco Del Campo, filosofo e direttore tecnico del centro federale di Trieste.

Con piacere ritroviamo Franco Del Campo, che ci parla in questa puntata
del “comunicare”. Comunicare è importante a livello pedagogico, sociale, culturale, politico… e sportivo!
E allora ne parliamo con il professor Del Campo, che ci da’ più di qualche spunto di riflessione su questo argomento in ogni ambito trattato, soprattutto in questo periodo un po’ particolare: gli errori, le nuove abitudini, l’affollamento mediatico. Con un occhio sempre allo sport. Una puntata da ascoltare per riflettere, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e gli anziani!
Sempre su FuoriOnda, l’unico podcast italiano sul mondo del nuoto… e non solo.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 24 aprile 2020.
Credit foto: internet

 

Lezioni di nuoto nell’era COVID

troppo vicini!!!!

Troppo vicini!!!

di Mauro Romanenghi

In queste settimane di forzata inattività di allenamento, abbiamo avuto modo di attendere la ripartenza mentre si prospettavano mille difficoltà. Tralascio quello che abbiamo approfondito nelle tante interviste fatte ai CT, a dottori, psicologi e che ancora faremo sulle difficoltà incontrate nello stop, sui problemi degli atleti fermi, sui tecnici senza paga, sugli impianti chiusi. Non è che non sono importanti, semplicemente al momento volevo parlare d’altro.

Intanto l’apertura. Leggo su molti giornali e non che si aprirà il 4 maggio per gli atleti elite e il 18 maggio per lo sport di base.
Al di là che non ho mai trovato traccia di questa ultima fantomatica scadenza, come confermato in seguito, mi chiedevo se veramente gli impianti saranno in grado di essere pronti per quella data. Perché? 

Ho visto le proposte di protocollo, tra l’altro pubbliche, che la FIN ha fatto al governo. Proposte che tra l’altro non mi é chiaro se il governo ha recepito, visto che è tutt’altro che scontato che siano confermate.
Se lo saranno, mi domando come alcune di esse verranno messe in pratica.
Non mi addentro nelle problematiche già complesse di entrata, spogliatoio, dispositivi da indossare e sanificazione da effettuare. Passiamo direttamente a quello che ci interessa e ipotizziamo di essere riusciti finalmente ad accedere al piano vasca.

Pensiamo al distanziamento sociale. Immaginate un corso di nuoto, con massimo 6-7 bambini, distribuiti in 25 metri. Come farsi sentire, da questi bambini, tenuti distanti 2 metri l’uno dall’altra? Magari indossando una mascherina, che mi auguro l’istruttore si possa togliere per sgolarsi fino in fondo alla vasca e far sì che la flebile voce, distrutta da due ore di urli, arrivi fin là.
Non parliamo dei corsi di ambientamento, in cui i bambini dovranno stare vicino al bordo, distanziati di 2 metri… ovvero distribuiti per quasi tutta la lunghezza della corsia. Come farà l’eroico istruttore a tenerli tutti sotto controllo senza che nessuno prenda l’iniziativa di lasciarsi sfuggire il bordo e avventurarsi in mezzo alla vasca, più o meno consapevolmente?
Scrivere gli esercizi? Può essere un’idea. Spiegare a uno a uno ai bambini? può darsi. Ma questo significa fare una spiegazione ogni 10 minuti. Tirarli fuori? Per metterli dove? I bordi delle piscine non sono certo una piazza d’armi.
Insomma, sarà veramente complesso anche perché, diciamocelo, un conto è parlare e scrivere un bel protocollo, che va tanto bene per gli esperimenti in laboratorio e tanto mal si adatta a lavorare con i bambini e le persone più in generale: che non sono cellule, né farmaci, né sostanze.
Ma soprattutto non teniamo conto della regola principale: tenere il distanziamento sociale? Credo ci vorrà un corso di nuoto solo per quello. A pagamento, si intende.

Niente è ben chiaro invece il destino dei corsi prescolari, cioè dei bambini di 3-5 anni: che in genere si svolgono in vaschetta. Si specifica che debbono esserci solo persone autosufficienti, perché i genitori non possono entrare in spogliatoio né, ovviamente, assistere alle lezioni (dove poi staranno questi genitori per 45 minuti se piove o tira vento, visto che in piscina non ci sarà posto per loro e devono stare ad almeno 2 metri uno dall’altro). Ma voi li vedete bambini di 3 anni entrare da soli in spogliatoio, cambiarsi, non farsi la doccia e rivestirsi e tornare a casa? Ma soprattutto entrare in vaschetta da soli, con il maestro che li sospinge col bastone didattico e li salva dai continui tentativi di ribaltamento? Dovremo avere sicuramente dei bambini che si evolvano in pochissime settimane in provetti organismi acquatici.
Ovviamente esclusa ogni interazione fisica con gli istruttori, i bambini dovranno vestirsi da soli con il loro accappatoio senza aiuti. Insomma alla Sparta, lanciati in una sorte di rupe Tarpea natatoria della sopravvivenza. Di certo un bel modo di rientrare da uno shock come la pandemia.

Passerei alle attrezzature, da sanificare ad ogni uso. Sanificare decine e decine di pull, tavolette, cerchietti, palline, orsetti, spugnette, tappetini. Ore e ore di sanificazione, con alcool e detergenti (che se non fanno male non è che facciano benissimo). E poi diciamo di Trump che vuole sanificarci con una bella iniezione di candeggina o una bella irradiazione di raggi UV (efficacissimi, tra l’altro, contro il virus: ve lo posso garantire… purtroppo anche contro di noi).

Forse è il caso che ognuno se le compri da sé? 

Non mi esprimo sui corsi neonatali, neanche sfiorati dalla normativa: non credo che sia nemmeno contemplato il loro svolgimento.
Insomma, vedremo un nuovo nuoto nell’era COVID, un’era che non sappiamo per quanto ci accoglierà. Alla prossima.

Credit foto: caffè.tv

FuoriOnda 83 – Cesare Butini: di nuovo la parola al CT

di Redazione Podcast

Cesare Butini DT Italnuoto

Cesare Butini DT Italnuoto

Puntata 83 – Cesare Butini: di nuovo la parola al CT

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Cesare Butini, CT della nazionale di nuoto.

Ed eccoci alla disciplina principe con il suo Commissario tecnico. E torna infatti a Fuorionda Cesare Butini, e con lui affrontiamo di nuovo le tematiche dei problemi di atleti, tecnici, impianti, della preparazione fisica e dei risvolti anche psicologici dello stop prolungato. E di tutto quello che potremo e dovremo fare per superare questo periodo e affrontare, speriamo, le prossime stagioni.
Continuate a seguire i nostri podcast su Fuorionda, la trasmissione che vi porta dentro il vostro sport preferito…e non solo.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 21 aprile 2020.
Credit foto: Cesare Butini

FuoriOnda 82 – Gustavo Savino: l’attività fisica e la salute

di Redazione Podcast

dottor Gus Savino

dottor Gus Savino

Puntata 82 – Gustavo Savino: l’attività fisica e la salute

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Gustavo Savino, farmacologo, medico dello sport e responsabile del servizio di medicina dello sport dell’AUSL di Modena.

Torna una vecchia amicizia, amante del blues, nemico del doping ma in questo caso parliamo dell’attività fisica correlata con questo periodo un po’ strano. E per l’occasione torna la banda di Fuorionda al completo e si vede!
Cerchiamo di capire quali problemi si possono incontrare in queste giornate di inattività forzata, quali soluzioni fantasiose e istituzionali abbiamo escogitato (le maratone casalinghe si sprecano) e cosa ci manca dell’attività all’aperto. Con un occhio alla società ma sempre anche allo sport. E il doping c’entra sempre, in tutto questo?
Scopriamolo oggi su FuoriOnda, l’unico podcast italiano che si occupa anche di sport da balcone.

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 16 aprile 2020
Credit foto: Gus Savino via wa

 

FuoriOnda 80 – Massimo Giuliani: Covid19… a fondo!

di Redazione Podcast

Massimo Giuliani

Puntata 80 – Massimo Giuliani: Covid19… a fondo!

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti

Ospite Massimo Giuliani, direttore tecnico della nazionale azzura di fondo.

Per la cifra tonda delle 80 puntate di Fuorionda ritroviamo Massimo Giuliani, oramai ct veterano della nazionale di fondo. Come nelle ultime puntate cerchiamo di ipotizzare il futuro delle possibili (a questo punto diciamo così) riprese delle competizioni, di come si vive adesso e di alcune ingegnose… soluzioni di allenamento.
E già che ci siamo approfittiamo di lui per capire come dovrà necessariamente cambiare la concezione dello sport, dei lavoratori ad esso collegati, e soprattutto della gestione di impianti.
Fuorionda, andiamo a… fondo anche di questa specialità. Puntata numero 80, da non perdere!

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.
Puntata registrata il 11 aprile 2020
Credit foto: Massimo Giuliani

 

FuoriOnda 79 – Fabio Conti e la pallanuoto rosa

di Redazione Podcast

Fabio Conti Coordinatore squadre nazionali pallanuoto femminile

Fabio Conti Coordinatore squadre nazionali pallanuoto femminile

Puntata 79 – Fabio Conti e la pallanuoto rosa

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Fabio Conti, direttore tecnico delle nazionali femminili di pallanuoto.

Oggi torna con noi un graditissimo ospite e amico di OAsport e Acquastampata, con il quale continuiamo questa carrellata di interviste ai direttori tecnici delle varie discipline. Come sempre uno sguardo agli atleti (in questo caso alle atlete!) e a come affrontano questo periodo di disagio, poi uno sguardo sul futuro e infine un accorato appello affinché si capisca il valore dello sport e di tutto quello che si muove intorno a questo mondo.
Fuorionda lontano da tutti (come sempre) ma vicino al mondo dello sport… per noi non cambia nulla!

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCTSport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 8 aprile 2020
Credit foto: Fabio Conti

FuoriOnda 78 – Oscar Bertone e i tuffi in quarantena

di Redazione Podcast

Oscar Bertone DT Italtuffi

Oscar Bertone DT Italtuffi

Puntata 78 – Oscar Bertone e i tuffi in quarantena

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse, Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Oscar Bertone, direttore tecnico dell’Italtuffi.

Oggi abbiamo con noi nel primo di una serie di incontri con i direttori tecnici delle varie nazionali Oscar Bertone, DT della nazionale italiana tuffi. Con lui iniziamo a capire le conseguenze di questo stop prolungato, dell’incertezza e della inattività. Ma anche studiare una possibile road map di uscita, per quello che è dato pianificare. E anche come si configura il futuro prossimo dell’Italia dei tuffi.
Come sempre con la squadra di Fuorionda, che si … tuffa nella ripresa: o almeno speriamo!

Montaggio a cura di Tommaso Marconi di RCT Sport.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 4 aprile 2020.
Credit foto: Oscar Bertone