FuoriOnda 68 – Speciale Gwangju 2019: Martina Carraro, una rana di bronzo

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani, in redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Martina Carraro, bronzo mondiale dei 100 rana e neoprimatista italiana di questa distanza.

Sempre dalla Corea arriva l’intervista a Martina Carraro, bronzo mondiale! La sua gara, i suoi timori ma anche le sue certezze, insomma tutto quello che vorreste sapere come se foste sul posto. E noi ve lo diamo con Fuorionda, il podcast mondiale! Restate con noi!

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 26 luglio 2019
Credit foto: Laura Vergani/screenshot RaiSport 

 

 

Gwangju 2019/heat 5 – Mai vendere la pelle dell’orso…soprattutto russo!

di Mauro Romanenghi

4x200 sl stellare / collage screenshot RAI

4×200 sl stellare / collage screenshot RAI

Un bel tacer non fu mai scritto, diceva sempre mio padre. Certo non è che non bisogna dire nulla, ma a volte, di sicuro, si parla così, perchè bisogna fare sensazionalismo a tutti i costi. E così ecco tutti a parlare della crisi statunitense, che certo non ha vinto tutti gli ori che si aspettavano, e qualcuno rischia di sicuro di finire al lavoro a metter su mattoni al confine, ma così male non va. Perché gli USA qualche asso ce l’hanno sempre, a volte nascosto, a volte no. Uno di sicuro non lo nascondono, ed è Caeleb Remel Dressel, che più che un nome sembra uno scioglilingua. Ma il suo vero nome è Kal-el, e chi mastica di comics sa di chi parlo. E d’ora in avanti sarà così, per me.
Poi ci sono quelli seminascosti. Perché Regan Smith, per molti una sorpresa, non lo è proprio. Certo, nessuno si aspettava questo 2’03”55. Ma siamo proprio sicuro di parlare di una ragazzina fenomeno improvviso? Forse non ricorda nessuno quanti anni aveva Missy Franklin (chi?) quando stabilì il record precedente? O quanti anni aveva la Ledecky? E comunque improvviso un ciuffolo: Regan Smith l’ho vista con i miei occhi gareggiare in finale a Budapest e stabilire il record mondiale Junior. E l’anno scorso è arrivata sul podio ai Panpac in 2’06” e spicci. Scusate ma è progredita di più la Panziera che è molto meno giovane. E comunque detiene il record mondiale Junior dei 100 in 58”45, scusate se fa schifo. Peccato che le selezioni gli USA le facciano un anno prima, se no questa chissà che ti combinava. Vediamo se le fanno fare almeno le batterie della mista. Insomma, di ragazze prodigio (Katie Hoff, Amanda Beard, Dara Torres e ne dimentico di sicuro) gli USA ne hanno sfornato a carretti. Per questo, la crisi loro proprio non ce l’hanno.

Fine del discorso serio. L’orso russo ieri parlava di quattro ori. Beh, c’è andato vicino ma ha dovuto vendere cara la pelle. D’altronde, mai vendere la pelle dell’orso prima di avercelo. Soprattutto se è russo.

Continuo a sostenere che Rylov sia l’anello di congiunzione tra l’uomo verde e il resto dell’umanità. Ma oggi non era così devastante. Mi aspetto un record del mondo, prima o poi.

Efimova certo tenta di fare un ritorno veloce, ma Chupkov non ha eguali. Oggi ragionavo che il suo è un vero negative split. Con 1’02”2 e 1’03”9, calcolando il tempo per girarsi ai 100 e il tuffo, la seconda parte è nettamente più veloce della prima. Qualcuno ha asserito che finalmente qualcuno ha capito come si nuotano i 200 rana, ed è russo. Più probabilmente, è solo Chupkov. 

Io lo avevo detto che ne vedevamo delle belle nei 200 rana. Poi non dite che non vi avverto.

Leggo su Internet la battuta di Chupkov e “Amici miei”. Bella, la farei direttamente a Chupkov e Rylov. Voglio vedere se la apprezzano. Ricordiamoci che come gli orsi, anche i russi non hanno un gran senso dell’umorismo.

Leggo anche di Vaskina. Battuta che ho già fatto in anni e anni di suoi Eurojunior. Ora ha preso medaglia anche qui nei 50 dorso. Chiamatela Vaskona (ma senza farglielo sapere, è sempre russa).

Kal-el passa ai 50 in un tempo che se la giocava per la medaglia nei 50 farfalla secchi. Insomma, 49”50, è un tempo che aspettavamo io e il mio amico. E’ arrivato. Adesso vediamo che succede.

E finalmente rivediamo la Panziera, con espressioni a corrente alternata. Certo venire per vincere e vedersi un treno passare di fianco non è mai bello. Ma non tutto il male vien per nuocere. Coraggio Marghe, le medaglie sono tre e nessuno le ha prese. 

Stefano Ballo il giramondo. Da Bolzano a Caserta, uno dei pochi migranti al contrario. Alla faccia di Salvini. Bravo Stefano.

4×200, quattro per un quarto. Di nuovo. Ma senza recriminare ‘sto giro. Qualcuno parla di virate, di cambi lenti. Cazzate. Che dovrebbero dire la Gran Bretagna, o l’Australia allora. Cosa possiamo dire, a persone che facevano 1’47”-1’48” fino allo scorso anno? Stiamo parlando di una staffetta da 1’45”5 di media. La realtà è che con questo tempo alle ultime edizioni di Olimpiadi e Mondiali si andava a podio agili. La realtà è che oggi va così. Ma, speriamo, non sempre.

FuoriOnda 67 – Speciale Gwangju 2019: Filippo Megli, un 200 nella storia

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani in solitaria. In redazione come sempre Marco Agosti.

Ospite Filippo Megli, neoprimatista italiano dei 200 stile.

Intervistiamo direttamente dal campo gara Filippo Megli, che ci descrive il suo avvicinamento alla gara dei 200 nella stagione e quello che succede in campo gara. E dopo la bellissima prestazione, un occhio al domani e alla staffetta 4×200. Solo su Fuorionda, il podcast mondiale, che è come se fosse in Corea!

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 25 luglio 2019.
Credit foto: Laura Vergani/screenshot da RaiSport

FuoriOnda 66 – Speciale Gwangju 2019: Massimo Giuliani

di redazione podcast

Conduce la blogger Laura Vergani insieme a Mauro Romanenghi, tecnico della IN Sport Rane Rosse (così dice lui), in redazione come sempre Marco Agosti. Fabrizio Fogliani, ammaestratore di VapodiCloro risulta rapito dagli alieni.

Ospite Massimo Giuliani, CT dell’Italnuoto di fondo.

Oggi parliamo con Massimo Giuliani, mitico CT dell’Italfondo. Con lui analizziamo in profondità le competizioni, le sedi di gara, il comportamento degli azzurri esordienti e non, i risultati, con un occhio a un appuntamento sempre più vicino: Tokyo 2020.
E un occhio all’ambiente.

Solo su Fuorionda, il podcast mondiale.

Montaggio a cura di Edoardo Macrì di Lifesavinginitaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.

Puntata registrata il 23 luglio 2019
Credit foto: Massimo Giuliani via wa

Gwangju 2019/heat 4 – E il quinto giorno l’Italnuoto si riposò, il Mondiale no.

di Mauro Romanenghi

Rylov_MondialiCorea2019

Rylov_MondialiCorea2019

Oggi parliamo poco di Italia. Ma perché di Italia c’è poco in questa giornata. Matteo Restivo, l’impiegato del nuoto, purtroppo non raggiunge la finale. Manca il secondo cento metri, e le sue apnee non sono state così incisive. La finale ci poteva stare, distava solo mezzo secondo dal tempo del mattino. Ma chissà cosa succede in quei momenti, quando senti che ce la puoi fare.

E quando la giornata dice che devi perdere, tu perdi. Oggi favoriti tutti in gran difficoltà, e sorprese a carrettate. Mai Mondiale ha offerto più spunti di discussione di questo.

Oramai non serve più la Caporale, piangono tutte dal cronista ufficiale della zona mista. Piange Boggie Kapas, la mia Boggie, che infila le americanine piantatissime dopo averle spaventate con un 31” di terza vasca. L’arrivo è quello che è ma il risultato è quello che conta. 

Oggi avevo battezzato il giorno degli americani. La 4×200 con la rinata Ledecky, Dressel, i 200 misti, i 200 farfalla con possibile doppietta. Nei 200 farfalla un bel suicidio assistito ha servito la vittoria all’ungherese. Ma poi arrivano le certezze. Dressel é una di queste, ma non bisogna mai fare i conti senza l’oste Chalmers. Quii Mecasacchi vedono una gara diversa. Nel secondo 50, ma soprattutto negli ultimi 10 metri, Dressel è piantatissimo e paga il suo 22”3. Chalmers arriva di gran carriera, e lo raggiunge. Quasi. Io proprio le raspate finali di Dressel non le ho viste. La bandana ti ha salvato, caro Caeleb.

I 50 dorso non sorridono a Medeiros, la donna dai bicipiti più grossi che io abbia mai visto, forse più ancora di Serena Williams. Si narra che il fratellino di Etiene stia ancora cercando i denti che sono saltati dopo un litigio da giovani. Ringrazia Olivia Smoliga, che mi ricorda tanto una mia atleta di tanti anni fa di origine dell’Est. Come la Smoliga, del resto, il cui cognome è classicamente inglese.

Siccome il tema è quello, ecco che nei 200 misti abdica anche Chase Kalisz, inguardabile nei primi 100 metri. Ne approfitta Daiya Seto. Oh, farsi intervistare da noi porta benissimo, dopo quattro anni di digiuno l’intervista al Settecolli porta l’oro nei 200 misti. Dajeeee Daiya!

Se Chupkov nuota i 200 rana con un’irriverenza spaventosa, il mondiale di Wilson fa spavento. Chupkov fa 1’02”82 nel primo 100 con 1’04”01 nel secondo. Nessuno può tornare come lui. Wilson passa in 1’00”8. Intanto si rivede il campione olimpico Balandin, dato da tutti per disperso. E la foca umana Marco Koch. E il primatista mondiale Watanabe. Tutta da seguire la finale domani.

Allora Rylov sembra scolpito da uno scultore che non ha studiato anatomia umana. Sembra metà Hulk, metà Ivan Drago e metà un adolescente russo. Fanno tre metà, appunto, lo avevo detto che non sapeva l’anatomia lo scultore.

A proposito di russi dichiarazione netta: domani prenderemo quattro ori. Ci sono cinque gare domani. Che 4×200 schiereranno?

Abbiamo tuttavia nostalgia del collanato Kolesnikov, speravamo qui di vedere il megaduello nei 200 dorso. Problemi per Kliment, il millennials russo ci aspetterà a Tokyo.

Notizie certe mi hanno confermato che la prossima sconfitta degli USA in staffetta non sarà tollerata. Il muro del Messico ha molto bisogno di manodopera e la Ledecky non potrà portare certificati medici. Tuttavia il vecchio adagio dice non c’è due senza tre, e il quattro vien da sé.

Canada sempre più sorprendente, nonostante una Ruck così così. La cura del coach Titley funziona: fanno due staffette su due a podio. Ne manca una, l’ho già detto?

Gwangju 2019/heat 3 – Quattro per quattro: non si può che vincere?

di Mauro Romanenghi

200sl ORO di Federica Pellegrini Mondiali Corea 2019 /screenshot RaiSport

200sl ORO di Federica Pellegrini Mondiali Corea 2019 /screenshot RaiSport

Oggi quarto giorno di gare. Quattro record italiani (non tutti individuali, non si può avere tutto dalla cabala: neanche lo sciamano con la sua potenza è onnipotente). Quindi una giornata a trazione integrale. Eppure… eppure… ma andiamo con ordine.

Oggi sono in lab. Partono le finali, e io rientro dalla pausa pranzo. Come non vedere le finali degli 800? E poi i 200? Arrivano i colleghi, parliamo della finale della Pellegrini. Arriva il capo che vede che stiamo vedendo le finali. “Beh! – dice imperturbabile – “questa è la dimostrazione che con le nuove metodologie l’età delle prestazioni si sta spostando sempre più in là”. Ecco perché lui è il capo, e noi no. Anche se di nuoto probabilmente non capisce niente.

Ma oggi la giornata fila via liscia come l’olio. Oro di Paltrinieri. Spettacolo. Poi oro della Pellegrini. Immenso. E allora? Ma insomma, siamo incontentabili. In un campionato così, volevamo la sfida Detti-Paltrinieri, invece Gabriele per sua stessa ammissione non è pronto per gare così vicine. C’è ancora da lavorare, manca una stagione e si sente. 

L’appetito vien mangiando, quindi noi vogliamo tutto. La finale per Miressi, ad esempio. Invece no. Ben tre centesimi lo separano dall’atto conclusivo. E così per la Cusi nei 200 farfalla, nonostante una semifinale buona resta fuori: anche lei nona. E infine gli ultimi bocconi amari. Scozzoli squalificato e poi Burdisso…

Burdisso è l’uomo del treno. Quello che ci sale su quando sta partendo, quando oramai sembrava averlo perso. Quello che arriva in ritardo all’appuntamento ma per fortuna anche la ragazza è in ritardo. Quello che entra in finale quando sembra che non ci sia più speranza e agguanta il bronzo. Non stavolta, però. Ma non per colpa sua. Ce l’ha messa tutta, ma noi tifosi avevamo fame. Anche lui adesso ce ne ha tanta. Si consola con il record dei record. Perché lui è ancora Juniores, tanta strada da fare. 

Per fare strada basta seguire anche la scia di Kristof Milak. Che spazza via Phelps passando pari ai 100 e poi con un bel 29.1 di chiusura. Lo conoscevamo già, adesso lo conoscono tutti. E lo temono.

L’ultimo 50 della Pellegrini miete la consueta vittima. Oggi a farne le spese è la nostra Sarettona Sioestrom, all’arrivo visibilmente prostrata. Ieri il mio amico Fogliani è stato buon profeta: l’ha battezzata sconfitta dopo che ha tentato di resistere in semifinale. Anche mia moglie è stata profetica, ieri, dopo aver visto la semi della Pellegrini: “Saretta è spacciata”. Perché la Pellegrini, quando è in forma, ti uccide di testa. Anche se vali 1’54” netto. Ledecky conferma.

Ricompare Fu, la cinese pazza. E riconferma la sua pazzia. Prima in 27”7 al mattino, fuori in 27”8 al pomeriggio. 

Mai più senza le mascotte dei Mondiali, due bellissime lontre il cui nome al momento mi sfugge. Hashtag #semprepeggio! (ma mia moglie se ne è già infatuata.. le vuole entrambe, sigh sigh!)

Invece no: circola già il video imperdibile in cui la mascotte robotizzata Miraitowa saluta il suo creatore. Cercatelo resterete senza parole. Purtroppo io l’ho fatto.

Ma insomma dedichiamo qualche riga all’impresa di oggi, altrimenti dicono che poi non parlo della Pellegrini. Ci sono quei giorni in cui non puoi perdere. Lo sai che puoi solo vincere. Tutto lo indica, le tue avversarie ti temono, i tuoi tempi scendono ogni giorno, le batti qualsiasi cosa tentino di fare. Questo é il giorno di Federica. Lo ha detto anche lei, lo ha detto Sacchi ieri, lo ha detto il Fogliani che a Modena lo ascoltano sempre quando dice che piove piove. L’ha detto mia moglie. Doveva vincere. E quando deve vincere, lei lo fa. Sempre. 

Gregorio invece nessuno se lo aspettava così: tranne forse lui. E infatti lo hanno lasciato andare a fare l’unica cosa che sa fare. Scappare via. E  dato che lo sa fare molto bene e che stavolta le corsie c’erano, nessuno ha potuto prenderne la scia.

Curioso come tra i finalisti (e medagliati) ci sia il francese Aubry, anche lui reduce dal fondo in particolare dalla 10 chilometri. Non so se avete notato il suo sprint finale, sembrava dover cedere a Detti e invece ti piazza questo 26”5 finale che lo porta sul podio.  #ilfondoportabene.

Naturalmente la perla della FIN non manca neanche oggi: report finale, e Miressi risulta peggiorare in semifinale. Certo non ha fatto la gara della vita, ma il suo 48”36 è meglio del mattino e a soli 3 centesimi dalla finale. Poi il ragazzo vale molto di più, lo sappiamo. Ma non smontiamolo così. E comunque confermiamo il report della FIN: in semifinale, se non passi, ti fermi in semifinale.

Gwangju 2019/heat 2 – Tre per tre: e i riccioli vanno sul podio

di Mauro Romanenghi

podio100RA_femmine_Carraro-King-Efimova

podio100RA_femmine_Carraro-King-Efimova

In Italia si è scatenato un caldo pazzesco. Più di 38 gradi, sole cocente, il mio fruttivendolo voleva regalarmi tutta la verdura a un euro perché, dice lui, tanto domani la butto. Insomma è roba buona, bisogna anche saper cogliere le occasioni quindi ho preso un sacco di verdura e frutta in sconto. La roba migliore sono le pesche. Un euro una cassetta di pesche. Ma dove lo trovi uno così?
Invece a Gwangju il tempo fa schifo. Da venerdì piove, piove sempre. C’è un tifone. Questo lo dicono gli amici di mia moglie, che sono là per lavoro. Io almeno le gare le vedo con l’aria condizionata.

Anche a Gwangju è tempo di occasioni: e quando ti si presenta un’occasione così, non puoi lasciartela scappare. La campionessa mondiale, olimpica, primatista del mondo ha mal di pancia. Forse le è venuto perché ha perso i 400, forse ha perso perché le è venuto, non si sa. Ma se ha la cagarella è tempo di Quadarella. E Simona il mal di pancia non ce l’ha e si vede dai primi metri. E anche dagli ultimi. E anche da tutti quelli in mezzo.

Oggi magra magra per gli USA. Donald Trump ha già telefonato ai dorsisti dicendo che c’è un posto libero alla frontiera per il Messico per la costruzione del muro o alla peggio in dogana. Contratto di sei anni rinnovabili.

Ieri non volevo parlare di Megli, Carraro e Castiglioni e dei loro record italiani. Perché ne volevo parlare oggi. Grandissime gare, grandissime prestazioni. Anche Castiglioni, ottava ad un mondiale che fino a un mese fa non era tanto sicura di poter disputare, visti i mille travagli. Grande Carraro, che sposta i suoi riccioli finalmente su un podio mondiale. Chissà cosa succederà, ma intanto godiamoci questo bronzo e il secondo record italiano. Risate fra le tre ragazze: e insomma, se Horton non perdona, Lili King forse sì. Finché vince, e salva la giornata degli USA che ricevono la grazia da Trump. Niente muro, oggi. Murphy ringrazia.

La Efimova rispedita a casa dalla ragazza senza collo. Questo l’editoriale di oggi di “cavalli e segugi” sui 100 rana donne. 

Mi scrivono da casa se lo sbuffo di fumo serve a disinfettare gli atleti prima di entrare in vasca, visto che non possono fare la doccia. Non è così, è per adattarli al clima dall’umidità pazzesca della Corea. Siamo nella stagione dei monsoni, in più c’è il grande tifone di Mazinga (battuta che solo gli over40 possono capire).

La Cina protagonista di giornata con l’oro di Sun, quello di Xu nel dorso e il bronzo dei 1500 femminili. Ieri ho anche visto che è risorta la Ye Shiwen: penso non prendesse medaglie da quel Londra 2012, ma la mia memoria è corta, potrei sbagliarmi. Purtroppo la dorsista pazza è uscita in batteria, per me è stata la più grande delusione di questo mondiale.

Delusissima anche la Caporale, oramai non riesce più a far piangere nessuna, per un motivo o per l’altro arrivano già in lacrime. Adesso la sfida più grossa sarà trovare la domanda per farle ridere.

Parliamo di Megli. Un terzo 50 un filo più coraggioso, solo un filo, e forse adesso… ma solo forse… Dai Filippo, l’odore lo hai sentito: adesso manca il sapore.

Comunque il rush finale più veloce di tutti. Ma tanto noi non siamo la stampa specializzata, lo avranno detto già tutti.

Così come tutti avranno già detto che il ritorno di Carraro è stato più veloce di quello di Efimova: solo la King ha retto il confronto. Lo sciamano battezza Rena Aoki. Lode allo sciamano, e alle unghie di Martina.

A proposito di podio dei 200, io lo avevo detto che la FINA non gradisce come tutti i gerontocrati queste scenette sul podio. Anche perché Sun é under investigation. Quindi occhio alle sentenze fino a settembre. Per il resto, ognuno  ripeto può esprimere il suo sdegno come meglio crede. 

La battuta di Sun “io sono un vincente, e tu un perdente” è presa da un film americano degli anni 80. Era tipo Porkis o qualcosa del genere. Purtroppo ora mi sfugge. La memoria se ne va, a una certa. Comunque, non è originale.

Rapsys maledirà questo mondiale. Quarto nei 400, poi primo e squalificato per falsa nei 200. Grande Swimswam che in perfetto stile americano evidenzia in giallo il movimento del lituano sul blocco. Movimento lampante e squalifica ineccepibile.

Tre primati italiani individuali al giorno nei primi tre giorni. Le coincidenze a volte sono incredibili. Della staffetta non ne voglio parlare, ho detto!

Concludiamo la giornata con Burdisso. Riassumiamo la sua espressione con la famosa frase “felicità a momenti, e futuro incerto”. Domani si vedrà: “è un altro giorno”. 

Gwangju 2019/heat 1 – Tradimenti, boicottaggi, tonfi e trionfi

di Mauro Romanenghi

Gwangju 2019

Gwangju 2019

Ci sono nella vita momenti di difficoltà, magari anche nella vita di coppia. Sai, quando le cose non girano per il verso giusto, oppure si è un po’ stanchi. Oppure succede quel che uno magari non si aspetta. Così l’altra sera sento un rumore a notte fonda e vedo mia moglie giocare col cellulare.
Con chi starà mai messaggiando a quest’ora di notte, penso io. Chi sarà il losco figuro che la contatta alle tre, alle quattro, che ore saranno?

La luce del telefonino si illumina sempre più ed ecco la voce inconfondibile che si palesa. Un’introduzione inconfondibile, il solito panegirico infinito e poi il consueto saluto: da Tommaso Mecarozzi… e Luca Sacchi!
Nooooooooo!

Anche alle tre di notte. Ma io devo andare al lavoro! Ebbene niente da fare, ho dovuto seguire le batterie del mattino, con la Carraro che pure rincara la dose: “e quei dormiglioni che non ci seguono…no dai domani è lunedì e si lavora, poveri”. Eh già!

Due giorni di mondiale e l’Italia fa subito vedere di che pasta è fatta. Partiamo dal panino imbottito. Gabriele Detti conquista dopo un anno travagliato la medaglia dei 400 stile. Nell’intervista però si vede che è un po’ seccato, è la seconda volta che Horton lo sega allo sprint ai mondiali. Se la prende pure con la mamma. Povera, pure lei deve svegliarsi presto per vederlo. Ah no, lei è già là. Beh, povera lo stesso.

Che poi la colpa che Gabri è basso è sua, perché quando giocava in cortile arrivava sempre tardi a cena e la mamma gli tirava un tappone sulla testa. Se fosse stato puntuale…

Sempre in questi due giorni abbiamo ammirato Elena Di Liddo. Come abbia fatto a perdere la semifinale mi sembra logico. Se sei alta un metro e sessanta e le altre sono uno e ottanta, all’arrivo lungo chi avrà la meglio? Ma detto ciò tre gare sontuose. Il suo quarto posto è stato sbrigato un po’ troppo frettolosamente. Tanto per dare un’idea della sua gara, visto che la stampa specializzata non lo fa, il suo è stato il ritorno migliore dopo quello spettacolare della Macneil (che ha fatto 29”0, mica pizza e fichi). Meglio della Sjoestroem.
Che poi Elena è più simpatica da quando in perfetto accento pugliese ci spiega le sue gare e non le sue marce forzate.

Ma parliamo, visto che siamo ai 100 farfalla, di tonfi. La Sarah svedese, la sola e l’unica, soccombe all’impeto millennials di questa canadese dagli occhi a mandorla. Svezzata dalla madre a salmone affumicato, allevata dal coach canadese insieme alle altre ragazze terribili contrastando i grizzlies nelle foreste dell’Ontario, la Macneil si sbarazza di Saretta con un secondo 50 imbarazzante e soprattutto con un’apnea in uscita di virata che mangia tutto lo svantaggio che aveva. E non oso pensare alla staffetta mista, vista la Masse di oggi e la Ruck da 52” lanciato. Purtroppo fra tutte queste delicate fanciulle manca la ranista di livello per competere alla pari con gli USA. Ma attenzione, dall’Ottawa potrebbe sbucare.

Tonfo numero due è stato quello della Ledecky. Faccia da funerale mai vista: non che di solito abbia sta grande espressione di giubilo, ma dopo la finale e durante la premiazione aveva quel non so che di voler essere da tutta un’altra parte. Proprio lì invece voleva essere la Titmus, che è dell’anno? Duemila, bravi, indovinato.

La sconfitta della Kationa non mi ha lasciato grossi strascichi sentimentali per cui io abbia bisogno di trovare consolazione; invece la medaglia persa dalla Kesely sì. L’Ungheria per me resta sempre la numero uno, le sue tifose sono impareggiabili e la Jakabos é bella anche in pigiamone di flanella (non ditelo a mia moglie se no guarda le batterie anche in replica alle cinque di mattina).

E parliamo di altri italiani: per la staffetta ho litigato con tutti. Hanno detto che non ci si può lamentare di una squadra che ha fatto il record italiano dopo dieci anni.
E io mi lamento lo stesso.
Primo perché la prima frazione Condorelli l’ha condotta al suicidio, negli ultimi cinque metri non si muoveva più manco avesse gli spiriti di Peaty che lo tiravano per le dita dei piedi.
Secondo perché l’arrivo di Miressi grida vendetta. Comunque il migliore della staffetta Frigo, che ha riportato sotto l’Italia da un distacco imbarazzante. Meglio di lui solo Adrian, Rylov e Chalmers. Hai detto poco.

Mi dicono che devo parlare anche dei record italiani di Carraro, Castiglioni e Megli. Preferivo farlo dopo la finale. Ma l’ho fatto. (“L’hai fatto in maniera sbrigativa”, dice mia moglie “hanno fatto delle prestazioni incredibili!”).

Leggo sulla stampa specializzata (e non) tutta una serie di battute sugli extraterrestri, su dei scesi in Terra a nuotare la rana o la farfalla, oppure di uragani dei 1500. Sinceramente di extraterrestri non ne vedo. Se prendiamo la Ledecky é semplicemente una atleta fuori dal comune con delle masse fuori dal comune. Peaty quelle masse le ha il doppio, e fa i 100 rana. In 56”88. Bravo chi riesce a farglielo fare, e lui che ci riesce. Gli extraterrestri lasciamoli a Spielberg.

Sempre sui siti specializzati leggo della prestazione di De Tullio sui 400. Prima fa il personale. Poi il personale è anche record Cadetti.. In sostanza un ottimo De Tullio.

Sempre sui siti specializzati vedo che la Carraro è allenata a Bologna da Bastelli. Siamo rimasti un po’ indietro.

Lascio alla stampa specializzata i commenti sul boicottaggio di Horton sul podio, ricordando che queste cose ai dirigenti in genere non piacciono per niente (vedi Messico 68). Massima stima a chi manifesta, comunque. (mia moglie invece da allora lo idolatra!)

Nei 200 misti la notizia non è tanto la vittoria di Hosszu ma la squalifica della Ohashi. Vorrei tanto essere lì per vedere il commentatore giapponese in smoking che mima il motivo della squalifica della ragazza nipponica. 

Tonfo numero tre. Siamo ai mondiali. Ai mondiali un meccanismo non deve essere sperimentato, deve funzionare. Deve funzionare bene, anzi alla perfezione. Se non funziona, va buttato. O riparato. O sostituito. Anche se la Omega lo spaccia per un costosissimo attrezzo che costerà una vaccata come le alette sui blocchi.
Parlo del device per il dorso. Perché se no il tonfo poi lo fanno gli atleti. Non è la prima volta. Speriamo sia l’ultima.