Conduce la blogger Laura Vergani, con il supporto di Mauro Romanenghi tecnico, almeno così si dice, della IN Sport Rane Rosse, con la verve da guastatore di Fabrizio Fogliani di Vaporidicloro e con la consueta collaborazione redazionale di Marco Agosti.
Ospite oggi la nostra amica Cristina Chiuso.
Riparte la #roadtoParis2024 e anzi siamo quasi alla conclusione. Infatti inauguriamo una serie di puntate dove parliamo dei qualificati ai Giochi delle nazioni più significative e iniziamo, guarda un po’ dall’America. Oggi quindi si chiacchiera di Canada, USA e Brasile. Soprattutto USA, la nazione dei ricicloni… o dei grandi talenti… o dei grandi ritorni… o delle grandi sparizioni. Poi le boscaiole canadesi, insieme ai castori, e infine si va al caldo (o al freddo, visto che per loro è inverno) con la nazionale brasiliana, in cerca di rinverdire i fasti del passato. Tutto questo solo su FuoriOnda, il podcast sul nuoto…e non solo, in rotta di collisione con Parigi!
Montaggio a cura di Edoardo Macrì di LifeSavingInItaly.
Sigla “I Like Peanuts” disponibile in Licenza Creative Commons su Audionautix.
Ieri, durante il nostro podcast, mi si fa notare come l’Europa è praticamente assente nella prima giornata. USA, Australia, Giappone, persino la Tunisia. Anche oggi, seconda giornata, il vecchio continente non sembra essere all’altezza. Ecco che allora ci vuole la rana per la riscossa: il ruggito del leone inglese scuote i girini d’Europa per una tripletta che dice Peaty, Kamminga e Martinenghi. Ma la giornata numero due parte come al solito, con una differenza: la cinese Zhang alla corsia quattro dei 100 farfalla, grande favorita, non è la cinese che vince. Dalla corsia sette esce infatti la “cinese” del Canada McNeil che batte nella gara più veloce della storia Zhang e McKeon. Con 55”73 si resta fuori dal podio, e la nostra cara Sarah aveva visto giusto ma ci ha provato lo stesso. Nicolò invece sembra il gemello di Kamminga, girano insieme per la vasca tutti felici come se avessero vinto loro. In effetti, dopo re Adam, sono i primi terrestri a mettere i piedi sul podio giapponese dal vecchio continente.
Non sembra la mattinata giusta per gli USA, che prendono il quarto posto anche nei 100 rana con Andrews, che molti ricorderanno per le sue bizzarre preparazioni della stagione. Non lo sembra neanche alla Ledecky, che prova a scappare nei 400 ma la Titmus conosce la musica e la danza a memoria. Sembra il copione già visto del 2019, anche se qui l’uragano americano non ha nessun virus, nè il COVID nè nessun altro, come due anni fa. E allora Ariarne, l’australiana dal nome scioglilingua, si prende di nuovo la vittoria. E ora, chi la ferma più?
Nella semifinale dei 100 rana femminili si ritrovano insieme la Yefimova e la Efimova. Era destino, prima o poi. Sempre nella semifinale dei 100 rana, la piccola americana Jacoby (piccola si fa per dire) avanza con la sua rana stile anni 80. Avanza ancora di più la Schoenmaker, cognome teutonico che ricorda l’assistente di Lex Luthor in “Superman” ma che in realtà è molto efficiente. L’eredità di Penny Heyns è dunque giunta? Lo scopriremo domani.
Semifinali dei 200 che non sorridono a Stefano Ballo, troppo lento nella prima parte. Sorride invece la 4×200, Ballo c’è e Di Cola lo accompagna. Non disperate, tifosi di poca fede.
Ieri un po’ in ombra, oggi il Robocop del dorso statunitense batte un colpo. Chi sei? “Sono Ryan Murphy, signore”. Vivo o morto, tu verrai con me sul podio!
Non se le mandano a dire neanche nei 100 dorso femmine. Dopo lo smacco di ieri, oggi le americane rispondono con la Smith e la canadese Masse (un nome che è tutto un programma) le ribatte di nuovo da par suo. La Kaylee McKeown, cognome utilizzato per confondersi con la delfinista McKeon, le va dietro.
Della serie la tocco piano: Titmus 1’58”1 al passaggio, 1’58”5 al ritorno.
La serie continua con Chalmers, 46”4 in frazione di staffetta.
Sempre della serie la tocco piano, hanno visto un po’ di sofferenza in Dressel, che ha aperto la staffetta USA in 47”26. Proprio proprio sofferente non direi.
Non solo Peaty, ma anche altri vecchi leoni ruggiscono: Brent Hayden, classe 1983, apre la staffetta del Canada in 47”99. Non basta per la squadra, però aiuta!!!
Come dice Cristina Chiuso, composta l’esultazione (o esultanza, più corretto) dell’allenatore della Titmus in tribuna che sembra Tarzan il re della jungla e diciamo ne ha tutto il diritto: il fisico glielo consente, come direbbe mia moglie.
Se l’Italia contende (quasi) fino all’ultimo l’oro della staffetta veloce agli Stati Uniti e vince un fantastico argento, chi scompare come una noce di burro nel soffritto? Esatto, la Russia. Vabbé.
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