Copenaghen 2017/1 – vasca corta vista lunga

di Mauro Romanenghi

European Short Course Swimming Championships

SCOZZOLI Fabio ITA Gold Medal 50m Men Breaststroke Final Copenhagen 13-12-2017 Royal Arena LEN European Short Course Swimming Championships – Campionati Europei nuoto vasca corta Foto © Giorgio Scala / Deepbluemedia

Libero finalmente da obblighi di report e valutazioni statistiche posso guardare le gare come sempre ho fatto. Da appassionato e fan, senza scrivermi tempi, statistiche, record, podi, corse contro il tempo e contro la mia salute fisica e mentale.

Quello che mi appare in Danimarca è un bel palazzetto freddino, dove gli atleti ma anche il pubblico indossano dei simpatici parka. Persino la Bianchi, la quale ci ha raccontato che lei in pre-chiamata indossa le ciabatte, è arrivata con dei begli stivali in pelicciotto – hanno pure un nome ma al momento mi sfugge. E io mi domando come si possa progettare un’entrata impervia come quella dello stadio del nuoto di questi Europei. Come dice Sacchi, “una pippata di antiasmatico Froome se la sarebbe fatta su questa salita”. Tra l’altro diversi atleti salgono con uno stile tutto loro, ciondolando come ubriachi. Ma sarà pure scivoloso, questo scivolo?

Primo personaggio di questi campionati è la sorpresa non sorpresa. Kliment Kolesnikov, che abbiamo avuto modo di ammirare in tutta la scorsa stagione come uno dei terribili Millennials.

Non vedo cosa ci sia di sorprendente nel quarto classificato ai Mondiali, detentore di un 1’55”14, che ha un dorso fantastico. Subito ho visto il vezzo della collanina, peraltro istantaneamente  beccata dai miei ispiratori Sacchi e Mecarozzi. La partenza lascia ancora molto a desiderare, ma la forza di un diciassettenne non può certo competere con quella dei più forti specialisti. Tuttavia chiudere a 27”3, unico del lotto, denota una freschezza che altri non hanno: primo fra tutti Kawecki, che ha pagato le lunghe apnee dei primi 100.
Già due ori per lui il primo giorno, pure il compito di aprire la 4×50 stile in un onesto 21”24 che guarda un po’ è record mondiale juniores. Tutti ‘sti botti di record Juniores che come dice Sacchi “non contano un c…o ma la dicono lunga se un ragazzo è promettente o no”.

La Russia si presenta qui carica di voglie di rivalsa e carica di maschi. Donne ben poco si è visto nei primi due giorni. Strano, visto il carico da novanta mostrato agli ultimi Europei e Mondiali Juniores. Ma per loro c’è ancora tempo?

Nei 400 calano l’asso Krasnykh, dall’andatura saltellante. Vederlo nelle inquadrature da vicino mi fa venire il mal di mare ma sull’efficacia niente da dire. Un passo da 27”1-27”2 sul ritmo da record della manifestazione. Comunque si presentava con quel tempo: in assenza dei più titolati, la botta gliela da su e si aggiudica questa gara.

La 4×50 come detto aperta dal collanato Kliment passa per Morozov e Fesikov, e poi l’impronunciabile Vekovishchev – secondo solo a Schwingenschloegl,  il tedesco ranista – respinge al mittente le credenziali azzurre aperte da un Dotto dalla partenza spettacolare. Dice che ci ha lavorato su, vediamo nella gara individuale.

Ricompaiono i francesi, anzi le francesi. Niente di spettacolare, però Grangeon e Lesaffre non sono certo la gioventù che avanza nei 400 misti. Anche qui, aspettiamo a parlare di nuovelle vague transalpina quindi. Però abbiamo anche una velocista di onesta fattura, la Wattel, 1997 e 52” basso con la Bonnet a 51” alto. Se son rose, fioriranno, se son bleu, allez!

Infine dobbiamo per forza parlare dei 50 rana. Dobbiamo? Ma sì che dobbiamo. In una finale dove i particolari contano, l’arrivo di Scozzoli è da manuale. La gara non l’ha certo vinta lì, ma lì non l’ha persa. In tre sotto il suo vecchio record europeo, Peaty che dimostra come il goblin della subacquea dorma sempre con lui, Prigoda che non si arrende fino all’ultimo e un quasi trentenne che dimostra come la tecnica, il lavoro, la tenacia e la serenità siano fondamentali. Perché come lui stesso mi ha detto, bisogna sempre essere contenti, la vita va vissuta con serenità. Certo, dopo una gara andata male essere molto contenti è difficile, ma poi si prosegue: e arrivano momenti come questo. Un grazie a Mattia Dall’Aglio non si deve negare. Ciao Mattia.