
di Mauro Romanenghi
Come sempre quando iniziano i Mondiali mi scrivono: aspettano i miei commenti.
Io oggi pensavo di andare allo Street festival del mio paese a vedere lo spettacolo di danza del ventre, con la ragazza un po’ incapace ma direi giustamente figa che si dimena, bevendo una birretta. Lo ho anche fatto, incontrando nel frattempo tre master, due agonisti, un genitore di un atleta che non ho ben identificato ma che ho salutato per educazione, e facendo cadere una birra a un signore per accarezzare il suo cane labrador (la birra l’ho ripagata). Con me avevo i nipotini (beh, adesso nipotoni, uno è bello grosso) che nel pomeriggio avevano visto con falso entusiasmo qualche gara di nuoto, commentando la vittoria degli americani nella staffetta (“gli americani devono stare sempre in cima al podio”).
Insomma lungi da me dallo scrivere. Invece arrivo a casa ed eccomi sulla tastiera, come neanche Woodward e Bernstein nel caso Watergate (di cui ricorre il cinquantenario in questi giorni, così si fa cultura generale).
I Mondiali li fanno a Budapest, che si sa è il refugium peccatorum delle manifestazioni. Non sai dove andare per fare il campionato assiro? Ti è scaduta la rata dell’impianto e non sai dove fare il criterium del vicinato? Il Bahrein ha rinunciato ai Giochi mondiali del deserto? Vai a Budapest, che lì di sicuro te lo fanno fare e ci viene pure la gente, con le ragazze fighe molto meglio della danzatrice del ventre di stasera.
E dai, come primo giorno non c’è malaccio. Un bel 3’41”22 in apertura nei 400 stile, a un secondino dal mondiale di Biedermann, per l’australiano Winnington, che con un cognome così non può che essere un vincente (come Washington poteva essere un tipo molto pulito, insomma). Il giovane emergente tedesco Martens non emerge abbastanza e si ritrova secondo.
Comincia la solita sequela di scuse italiane, con De Tullio al quinto posto che ha dato il massimo, che si sente indurito eccetera. Come vedremo proseguiremo su questa linea. Io qui ve lo giuro se a Roma questi ragazzi fanno due secondi meno io lancio la fatwa contro la excusatio non petita e manderò i kamikaze contro i nuotatori scusazionisti, che sono peggio dei novax e dei negazionisti del COVID.
Mentre Martinenghi e Ceccon raggiungono agevolmente la finale, non tanto agevolmente ma comunque vincente torna la Ledecky nei 400: anche se la principale avversaria non c’è.
C’è invece la canadese McIntosh, che per la vittoria dell’argento avrà in dono un Minimac dallo zio d’America MacIntosh. Se avesse vinto, un Macbookpro non glielo toglieva nessuno. Ma essendo del 2006 avrà altre occasioni, credo.
Chiudo con gli italiani e l’homo scusozoides grazie alla Di Liddo, che fra le tante cose afferma che lei gareggia meglio nel mese di agosto. Chiedo alla FINA di tenerne conto per la prossima edizione. L’Olimpiade di Parigi, comunque, sarà verso fine luglio. Prepariamoci.
Si rivede la Hosszu, che agguanta la finale. Chissà se un tollino per chiudere una dignitosa carriera, in casa, lo prenderà. Difficile ma possibile, per la lady di ferro (che non è la Tatcher, tornando a fare cultura generale).
Ceccon si presenta con questo baffetto un po’ da poliziotto anni 70. Anzi, diciamo che il baffetto è tipico di un certo americano di Monaco di Baviera 1972. Forse per darsi un tono più adulto, non so.
Ceccon si presenta alla premiazione della 4×100 stile (bronzo acquisito in stile italico con grande sofferenza) con le braghette corte. Insomma, decidiamoci.
Ceccon, ma questa volta non è colpa sua, sfoggia anche la felpa stile pigiamino della squadra azzurra. Deve essere uno stile di moda, perché anche gli statunitensi hanno optato per la tuta pigiamino.
Il numero di giornata lo fa il francese Marchand, Dopo anni in cui i francesi stavano mangiando le suole degli italiani, ecco sbucare l’oro che non ti aspetti (troppo). Con questo tempo, il secondo di sempre e record europeo, Phelps trema: il suo ultimo record individuale forse ha i giorni contati.
Il numero azzurro di giornata è Lorenzo Zazzeri, che da vero artista si inventa la rimonta della staffetta azzurra passando al secondo posto con un ottimo lanciato.
Dei 32 staffettisti ben tre stanno sotto i 47”, quindici sotto i 48”. Poche le note stonate tra cui Bouhs che affossa la staffetta ungherese con 49”0: bouhhh…sss!!!
Le australiane oramai hanno imposto la legge per cui la 4×100 stile femmine deve venire vinta dalle cangurine. Chiunque sia schierato, deve vincere. Diciamo anche che se schieri quattro che fanno 52”8 di media, difficile perdere.
Finiamo con le braciole canadesi. A parte che solo in Canada puoi trovare una staffetta con due alte 160 e due 180 centimetri, la cura a base di nuotate in risalita nei torrenti e di lotte a mani nude con i grizzlies funziona. Ora attendiamo le foglie d’acero nelle gare individuali.
CREDIT photo screenshot RAISPORT
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