Tokyo2020 – day1: Ori al pistacchio e tunisini in divisa

di Mauro Romanenghi

day1 – divise: trova le differenze

Vabbé li hanno aspettati e infine sono arrivati. I giapponesi non li vogliono (forse, sarà vero?): ma non sono gli stranieri, i gaijin come dicono loro. Sono i Giochi Olimpici, a porte strettamente chiuse così che nessuno possa entrare. Quindici giorni in cui sono già impazzito. Mentre sono infatti ai campionati di salvamento non posso vedere le batterie del nuoto e le qualificazioni dello street, o i gironi della pallamano femminile.
Le porte chiuse poi mi impediranno di gioire alla vista delle tifose olandesi e magiare, in genere le numero uno tra le fans (anche l’occhio vuole la sua parte). 
Le porte chiuse non ci faranno vedere le folle che comprano tonnellate di prodotti olimpici griffati, le bevande gassate tanto buone che tanto bene fanno e piacciono a Ronaldo.
Noi avevamo provato a comprare una maglietta… manco quella fanno uscire dal Giappone, ci hanno scritto che non è vaccinata e metti caso che porta fuori una nuova variante del Coronavirus…già abbiamo gente che non si vuole vaccinare perchè grida al complotto ci manca solo che facciamo arrivare le magliette contaminate.

Ma le gare quelle sono sempre le stesse, il primo che arriva vince. Un vecchio adagio detto la legge di Linecker dice che il calcio è quello sport che si gioca in undici contro undici per novanta minuti e alla fine vince sempre la Germania. Potremmo fare la parafrasi e adattarlo al nuoto, sport nel quale ci sono otto corsie e otto finalisti per tre posti sul podio due dei quali vanno agli Stati Uniti

Primo giorno di finali, tre finali individuali e cinque podi statunitensi. Sfugge solo la medaglia nei 400 stile, l’ottavo classificato – ultimo della finale – ha già perso la cittadinanza e gareggerà da ora per il Messico.

Inizia subito alla grande Eurosport con Cristina Chiuso che cerca di tirarla al Giappone: “in genere nelle ultime edizioni la squadra di casa non ha brillato, vedi Londra e Rio”. La giapponese Ohashi non conosce però né l’italiano né la sfiga. In compenso conosce benissimo il dorso e la rana, saluta tutti e se ne va. Primo oro Giappone ai Giochi targato nuoto. 

Il fuso orario comincia subito a giocare brutti scherzi ai commentatori con Mireia Belmondo, la mistista spagnola figlia del noto attore francese!!!

Diciamolo subito: vedremo se continua così ma a livello cronometrico i soldi hanno ammazzato il nuoto.
Una finale dei 400 misti dove si vince con il tempo di ingresso delle batterie, fa cagare. Certo la competizione è altissima, puoi arrivare terzo come ottavo. Ma non è così che si gratifica il lavoro di anni. 

Finisce l’era della mia Katinka. Certo restano altre gare, ma la resa è stata con onore. Grazie, Katinka.

Kalisz vince l’oro olimpico trascinandosi fino all’arrivo… ultimi 10 metri una vera sofferenza, ma alla fine chi se ne frega l’importante è vincere, sfoggiando sul podio una mascherina da Jason, il tipico serial killer dei film americani. 

Allora la divisa del tunisino Hafnaoui, diciottenne vincitore dei 400 che ancora adesso non ha capito come ha fatto, è così composta: pantaloncini corti stile mare, calzetti, scarpe da tennis e maglietta Arena grigia che regalava la FIN dieci anni fa ai giovanili di nuoto.
Ma quello che conta è mettere la mani davanti. E lui lo fa benissimo!

Sul podio arriva l’assistente del podio. Vestita con un kimono azzurro tipo colore camice da infermiere e tipici sandali giapponesi quelli dei cartoni animati, invita cortesemente con tanti inchini gli atleti ad andare di qua e di là, a fermarsi, a restare vicini, continuamente ignorata nonostante gli ampi gesti dagli atleti premiati. Ma si sa il giapponese non desiste mai e alla fine ce la fa. Indomita!

E gli italiani. Già ho letto che al mattino non ce la fanno, che insomma siamo in finale ma non si vince niente, eccetera eccetera eccetera. Purtroppo non hanno vinto medaglie. Ma al primo giorno abbiamo già tre finali conquistate, e in due se la sono giocata. Però caro Alberto, se passi in 1’07” a dorso, quasi come il vincitore a rana, la condotta non è stata ottimale secondo me. Soprattutto se si finisce a 9 decimi dal podio e a 1, 9 secondi dall’oro, quando tutti hanno fatto almeno 1’04”, anche il penultimo. Insomma, non si può fare 34” a dorso e 34” a rana. 

Non posso certo criticare neanche una medaglia di bronzo olimpica, che fa un negative split nei 400 e arriva sesto. Se gli altri vanno più forte, sono più forti. Fosse arrivato in medaglia, avremmo decantato la sua condotta oculata e il suo grande sprint finale. Invece sarà arrivato solo sesto, nei notiziari di coloro che, di sport, non capiscono nulla. Però, caro Gabri, in virata ancora qualcosa perdiamo. Vedremo negli 800, la condizione c’è!

Cara Cusi, tre anni fa, facevi 4’34”… qualche sacrificio bisogna farlo, per vincere la medaglia olimpica, secondo me. 

Comunque Martinenghi fa il record italiano, e praticamente è l’unico che si migliora decisamente fra i ranisti. Quindi l’Italia si sveglia anche al mattino.

E insomma alla fine tornano le sorelle al pistacchio. Pure il colore della tuta è quello. Bronte e Cate ci sono sempre, ma soprattutto c’è Emma McKeon, 51”35 lanciata. Siete tutti avvisati.

Si rivedono anche le spaccalegna canadesi. Penny le trascina all’argento, e manda segnali di fumo: di acero canadese, ovvio.