Piscine chiuse, governanti di gesso e bambini al plutonio

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Corsie virtuali al Monumentale – Fonte adnkronos

di Mauro Romanenghi

Tempi difficili per tutti. Tempi difficili anche per lo sport. Difficile per noi qui su Acquastampata affrontare con verve una stagione che dovrebbe accompagnarci fino a Tokyo ma che in realtà non sappiamo ancora bene cosa porterà.
Nel frattempo vorremmo fare insieme delle considerazioni che sono scaturite dalle nostre discussioni. 
Sappiamo bene come in questo momento difficile, molte attività sono state sacrificate: ristorazione, tempo libero, cultura e sport hanno subito questa sorte in primis sia in primavera e così pure in questo periodo che ci ostiniamo a definire seconda ondata o rebound ma che in realtà non è che il susseguirsi dell’epidemia in atto che nessuno può e riesce ad arrestare.
Mi astengo dalle previsioni future, non essendo Nostradamus il quale peraltro si è dimostrato fallace pure lui. Ho certo dei pensieri, che tuttavia non sono positivi, e ritengo comunque non essere questo il luogo ove esternarli.
Mi limito quindi alle considerazioni sul presente.

Come detto, dalle discussioni interne sono emerse alcune perplessità. Noi non crediamo che il governo si diverta a chiudere le attività, e a danneggiare i cittadini e le loro imprese o la loro possibilità di svolgere ciò che in tempi normali è non solo concesso, ma un diritto inalienabile.
Crediamo quindi che alcune problematiche sollevate non siano state  poste sotto un’ottica corretta, né da una parte né dall’altra. 
La recente chiusura degli impianti sportivi, infatti, ha creato malumori in quanto solo una settimana prima si erano sollevate questioni sulla regolarità degli impianti stessi poi fugate dai controlli effettuati.
Ora ripetiamo società, siti Internet specializzati, atleti e vari interessati del settore hanno fatto levata di scudi sulla chiusura. Ma non possiamo discutere sul fatto che se un Governo vuole limitare la circolazione allora ha la responsabilità di agire e bloccare ciò che ritiene giusto bloccare, e non è che mettersi in regola con la normativa vigente esclude dalla chiusura: le persone continuano a circolare anche se l’impianto, il ristorante, il negozio si è messo in regola. Quindi queste proteste sono giustificate sì ma per il merito, non per le ragioni.
Do atto anche che il Governo ha errato nella sua comunicazione, creando perciò questa aspettativa di “punizione” che si è avverata, dopo una settimana di controlli, creando false speranze: mentre il tutto era condizionato non dalla regolarità degli piscine ma dal progresso del contagio.
Io non ho soluzioni, perché ritengo che soluzioni non ve ne siano se non la scomparsa dell’epidemia. 

Però invito tutti a diverse riflessioni.
I gestori sono invitati a pensare a cosa hanno voluto fosse lo sport, in particolare il nuoto in Italia. Leggevo proprio qualche giorno fa un post di Arcobelli che qui linko, dove si parla di imprese sportive, però la maggior parte degli operatori sportivi sono trattati come dilettanti e come tali pagati. C’è quindi da stupirsi se il Governo colpisce prima un’attività come lo sport, che da noi stessi è definita dilettantistica quindi non un lavoro, quindi non essenziale?
Se chiude le scuole, che in Francia invece restano aperte, perchè dovrebbe tenere aperti cinema, teatri, discoteche, piscine, palestre?
Io sono solidale con lo sport, è parte della mia vita e del mio tessuto sociale. Ma non posso giustificare un mondo che si ricorda di sé stesso e dei suoi operatori solo nelle difficoltà.
ll nostro Governo, invece pensi alle sue carenze manca nell’ambito della comunicazione e della pianificazione del futuro. Io stesso, leggendo varie riviste scientifiche, avevo trovato i vari scenari che comprendevano la possibilità di mini chiusure. Ma che ci fosse un bisogno di terapie intensive lo si sapeva da marzo: è un fatto che sono aumentate pochissimo. Così come i trasporti pubblici, nonostante le grandi promesse fatte, sono rimasti quelli che erano: scarsi e mal organizzati.
E tutto ciò soprattutto in Lombardia, epicentro dell’epidemia in Italia, all’inizio e adesso.
Ma anche le infelici uscite dei nostri governanti e politici non aiutano. Inutile incitare all’unione e alla collaborazione, facendo poi le simpatiche dichiarazioni sui bambini al plutonio come il nostro amico De Luca (scelto comunque dai campani a larga maggioranza, ricordiamo) sa fare con grande maestria dimostrandosi un gran punitore ma dotato di assai scarsa empatia. 
E di certo non meglio sa fare Conte, quando dice che al posto di piscine e palestre possiamo sempre fare una corsetta nel parco: lo dica pure ai nostri campioni, di allenarsi con una corsetta nel parco, quando ai Giochi di Tokyo (se ci saranno) le medaglie scarseggeranno.

Essere a capo della nazione non significa essere di gesso: bisogna saper cogliere il cuore della gente. Sono sicuro che Sandro Pertini, in questo momento, sarebbe tra la gente a parlare e rischiare sé stesso, incitando a resistere insieme a lui. Purtroppo, non sempre, i grandi personaggi nascono quando ce n’è bisogno. Facciamocene una ragione, come del fatto che il virus è qui per restare, e non è chiudendo una piscina che se ne andrà.
Ma neanche un ristorante o una discoteca: oggi come oggi il  mal comune mezzo gaudio non piace più a nessuno.