di Mauro Romanenghi

Chiamata alla premiazione…in stile british
…l’Italia dei ventidue é sul tetto del Mondo.
Salire su un tetto é difficile, bisogna stare attenti perché le tegole sono traditrici. Già si possono staccare e venire in testa quando cammini per strada…la classica tegola, chi non la conosce? – oggi vado di metafore, é così.
Comunque dicevo, salire é complesso. Soprattutto quando la crescita é stata così vertiginosa come quella dell’Italia: terza due anni fa in Messico, poi protagonistia lo scorso anno agli Europei e ora vincente.
Ci é arrivata facendo un po’ la spericolata, veloce veloce, da quando qualche anno fa ha chiesto e ottenuto la partenza di questo progetto.
Ci é salita come una squadra di calcio (una volta erano ventidue, come allo storico Mundial di Zoff, Gentile, Cabrini nel 1982).
Ci é salita con venti ori, cinquanta podi, con più della metà degli atleti (sedici) a medaglia individuale.
Ci é salita in un campionato con quaranta record mondiali battuti, gare di livello eccelso, dove spesso si é vinto o perso di pochi centesimi (e non é così usuale in questa categoria).
Dove i protagonisti cominciano a essere tanti, dove si vince dall’Islanda al Cile – vado sempre per metafore, visto che non possiamo dire dal Manzanarre al Reno: così prevengo i soliti che diranno che Islanda e Cile non hanno vinto un bel niente, a parte un paio di bronzetti.
In una squadra ci sono però anche quelli che possiamo citare. Non me ne vogliano chi non lo sarà, ma tutti non ce la faccio. E come Dumas aveva i suoi preferiti, noi abbiamo i nostri tre Moschettieri: Raimondi, Barlaam e Morlacchi. Che poi, se ci aggiungiamo Fantin, il guascone di Bibione, diventano quattro e chiudiamo il bel romanzo della staffetta veloce che più veloce non si può. Ci starebbe pure il cardinale, con Bicelli, ma gli facciamo fare la figura del cattivo: magari a lui facciamo fare il duca di Buckingham.

I quattro moschettieri…un po’ provati!
Stefano Raimondi, quell’incrocio un po’ Vieri un po’ Tomba; ci aspettiamo da un momento all’altro che ci dica: “non son più carabiniere”…ma poi si commuove per il record del mondo della staffetta. Sue otto delle cinquanta medaglie, nessuno ha vinto tanto quanto lui.
La foto simbolo dei Mondiali: quella dei nuovi gemelli diversi. Il nuoto ha Greg e Gabri, il nuoto paralimpico ha Simone Barlaam e Federico Morlacchi. Sdraiati sulla corsia, belli e vincenti nel loro 100 farfalla, come i due fondisti a Rio 2016. Paragone pesante, forse un’iperbole. Diciamo che a vederli fuori dall’acqua, sembrano più Danny Devito e Arnold Schwarzenegger. Ma in acqua, tutta un’altra storia!

I gemelli diversi sul tetto del mondo
Superba, superlativa, ma soprattutto super, Arianna Talamona supera anche la Caporale e riesce a far piangere compagne e avversarie, come neanche la migliore Elisabetta in forma olimpica. La sua amica Giulia Ghiretti sta ancora in lacrime per i complimenti ricevuti. Per lei é tutto super. Superprestazione, supergara, supercontenta, superfelice.
Insomma, un supermondiale.
Arjola Trimi: massima fiducia!
Un essere superiore viene invece definita Arjola Trimi. Promessa sposa fra poco – senza stare lì a sbaraccarlo come la supercampionessa Jessica Long vincitrice di ottomila ori olimpici e che si presenta qui poco in forma perché sta preparando il matrimonio e ci tiene a farlo sapere: a noi ce ne frega poco o zero, sinceramente – Arjola si da da fare in ogni stile e distanza, dai 50 dorso ai 150 misti. Il suo fidanzato aspetterà, il girl power mica può aspettare e quindi prima i Mondiali poi le giuste nozze.
Se la Talamona é super, la terminator vivente della parola é senza dubbio Carlotta Gilli. Con un accento piemontese degno della pubblicità del cioccolato Novi, se le fate una domanda dovrete pazientemente aspettare che finisca la risposta: la progressione terminerà dopo circa 45 secondi, 375 parole con dodici congiuntivi, sette condizionali e nemmeno un errore di pronuncia. Così non si può dire del suo arrivo nei 100 farfalla, ma ci ha promesso che non lo farà più. Ma come non perdonarla.
E come non intenerirsi davanti alla commozione della Scortechini, il cui cognome già é tutto un programma. Una rimonta spaziale la sua nei 100 farfalla, una rimonta come se ne sono viste tante in questo mondiale coronate da successo oppure no. La sua le porta l’argento, l’unica medaglia individuale. Ma rimane quel sorriso timido come il suo cognome.
Xenia Palazzo sembra Rolando del trio di Maidiregoal: lo ricordate? “Non – ci – posso – credeeeeeere!”
Uguale. Come se nuotassi, sprintassi nei 200 farfalla e battessi Phelps. Lei lo ha fatto con Jessica Long nei 400. Che anche se prepara il matrimonio, schifo non fa.
Che poi di questi mondiali ce ne sarebbero di cose da dire. Ma diventerei lungo, e anche le migliori poesie devono finire altrimenti poi diventano noiose. E così anche le squadre: impossibile citare tutti. Ma sappia chi legge che nessuno é stato scordato, anche chi non ha vinto nessuna medaglia come il portabandiera, Vincenzo Boni. Forse la bandiera porta male: Vincé, la prossima volta porta un cornetto e l’asta mollala a qualcun altro (come diceva un grande comico…”si fa per scherzare, Dio…”).
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