
di Mauro Romanenghi
Oltre dieci anni fa hanno inventato le Olimpiadi Giovanili. Queste Olimpiadi hanno un limite di età, per impedire che ci sia una spinta ad avere campioni in giovane età, campioni che poi potrebbero avere problemi se la loro crescita non fosse adeguatamente seguita e alimentata con i dovuti passi.
Per fare un esempio del nuoto, da quelle Olimpiadi sono usciti nell’ultima edizione Kolesnikov, Ceccon, Minakov, Milak, la McKeown giusto per dire i protagonisti dell’ultima edizione del 2018.
Il CIO quindi continua nella sua campagna di sensibilizzazione sulla non esasperazione della competizione in età giovanile ma dall’altra parte inserisce delle specialità dove ripeto la metà dei partecipanti sono dei bambini. Ora io mi ripeto ma come è possibile che a 13 anni, e anche meno, la metà dei competitori sia nello skateboard il meglio mondiale? Come è possibile che nella piattaforma femminile dei tuffi le prime due abbiano 14 anni??? E siano alte la metà del loro allenatore??? Ora tralasciando i cinesi che vivono in prigioni dorate, è veramente un gioco per questi ragazzi l’Olimpiade, se alla fine della gara piangono lacrime come fontane?
Ha veramente senso una specialità fatta per vendere un prodotto? Probabilmente sì. Ma quale sia, nei Giochi Olimpici non lo so. Me ne farò una ragione. Ma intanto dissento.
Anno zero per gli sport di squadra italiani. Intendiamoci, si può sempre perdere. Ma perdere così fa male. Due cappotti dalla Serbia, una nazione che se va bene ha un decimo dei nostri abitanti. Battuti nella pallavolo dall’Argentina, che mai, dico mai a memoria mia e sono 40 anni che guardo lo sport ho visto battere l’Italia. Eppure succede.
Più che rifondare, qua bisogna riflettere. Tanto
Gli italiani sono tutti quelli che hanno la cittadinanza italiana. Anche Abdul Fatah Massud, con buona pace di Salvini, è italiano se ha la cittadinanza. I veri italiani sono quelli che hanno la cittadinanza italiana. Anzi, Salvini a volte è meno italiano di altri e se dire bestialità fosse regola per perderla sarebbe apolide da anni.
Quindi abituiamoci a incavolarci per la sconfitta nei 3000 siepi del bresciano El Mouissim e esultare quando il padovano Ngan Pat vincerà il bronzo nel badmington (i nomi non sono veri…non cercateli!!!).
Detto ciò, La Torre difende Jacobs dalla stampa straniera. Che è, guarda caso, solo USA e Gran Bretagna. Saper perdere è una gran cosa, ve lo dice una nazione che perde spesso, e quando vince è l’unica che esce di casa e suona i clacson tutta la notte. Quando si vince sempre, perdere fa malissimo. Se volete, vi diamo ripetizioni.
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